NUBIFRAGIO. CROSIA: L’IRA DI RUSSO. ROSSANO: E’ SCONTRO

RUSSO-FILIPPELLI

Clima rovente a Rossano sulla gestione del territorio. A Crosia sbotta il sindaco Antonio Russo per l’esclusione immotivata del proprio comune dai fondi assegnati provvisoriamente. Tutto questo mentre si è in attesa della nomina di un commissario che verifica e riscontra l’ammontare dei danni richiesti a causa dell’alluvione. Il sindaco Russo non ci sta dall’essere stato escluso dallo stato di emergenza. Si tratta, afferma in una nota di agenzia, di un «una decisione ingiusta, inammissibile e inaccettabile in quanto gli interventi effettuati in somma urgenza dagli uffici comunali sono palesi e facilmente riscontrabili. Nella fase post alluvione abbiamo partecipato a tutti gli incontri tecnici e operativi che si sono tenuti presso il Com di Rossano, alla presenza del Prefetto di Cosenza e dei vertici regionali della Protezione civile ed abbiamo messo in atto tutte le indicazioni forniteci dal tavolo tecnico, comprese le opere realizzate in somma urgenza per tamponare le situazioni di maggiore criticità e di pericolo per la popolazione, per circa centomila euro, così come ci è stato indicato. Oggi, non essendoci stato riconosciuto lo stato di emergenza, ci ritroviamo con questa spesa che non è coperta da nessun capitolo e che dovrà essere riconosciuta come debito fuori bilancio. Per un ente già in stato di predissesto, questo comporta il serio e concreto rischio di default delle casse comunali, quindi di mandare il Comune in dissesto finanziario’’. Tra l’altro l’amministratore nelle ultime ore ha partecipato al vertice tenuto in prefettura al quale ha preso parte il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Claudio De Vincenti, il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, il Prefetto Gianfranco Tomao e il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio. Sin qui Crosia. Intanto a Rossano scoppia una querelle tra il sindaco Giuseppe Antoniotti e l’ex primo cittadino, geogologo, Tonino Caracciolo. Antoniotti parla di qualche «voce isolata» che mette sotto accusa l’amministrazione da lui guidata. Si riferisce a un noto professionista, non cita il nome, ma l’unico che è intervenuto in questi giorni sulla vicenda del dissesto, sul conferimento dei detriti di alcuni lavori pubblici è Tonino Caracciolo, il cui nome non viene menzionato, ma è chiaro il riferimento. «Taluni professionisti- incalza Antoniotti- già longevi ex amministratori comunali, che sono stati redattori e firmatari del Piano stralcio dell’assetto idrogeologico regionale (Pai) la cui applicazione è alla base di alcuni grandi criticità emerse nel corso dell’alluvione. Quello stesso Pai, sventolato da qualcuno come se fosse il non plus ultra della diligenza e della scrupolosità tecnica, che al suo interno classifica zone a basso rischio, ma oggi di fatto alluvionate». L’amministratore chiama in causa il torrente Citrea «il cui alveo è stato interamente cementificato alla fine degli anni ’70 ed i cui argini, per quasi tutta la loro interezza, sono catalogati come a basso rischio idrogeologico. O come, ancora, le sponde del torrente Fellino, dove il 12 agosto si sono verificate numerose inondazioni. Le stesse che, dapprima e precisamente nella stesura del 2002 del Pai, erano classificate a rischio R3 ed R4 (aree in cui non è possibile concedere alcun tipo di autorizzazione edilizia se non quella volta alla demolizione di fabbricati) e che dal 2009, non si sa in base a quale criterio, sono state declassate a rischio R2 (aree in cui è possibile costruire con il solo limite a realizzare interrati ad uso abitativo o commerciale)». Il torrente Citrea è la causa di quanto è accaduto a Lido Sant’Angelo, il cui quartiere ha subito una vera e propria inondazione di fango. «Stesso discorso vale anche per il costone di Via Minnicelli, nel Centro storico …(l’articolo continua su La Provincia cosentina).

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