Il monito di Flavio Stasi: ma non vi vergognate?

stasi

ROSSANO Quello che in tanti pensano, ma che non hanno il coraggio di dire: “Davvero non vi vergognate?”. Conclude così un duro monito Flavio Stasi, consigliere comunale, in qualità di referente di “Rifiuti Zero Calabria”. Rivolgendosi ai politici da strapazzo che in queste ultime settimane e in questi ultimi giorni sono tornati ad affacciarsi nella Sibaritide. Per ragrannelare quel po’ (o quel tanto) di consenso elettorale a cui sono affezionati. Da sempre. “Eccovi, di nuovo – scrive Stasi – alle porte di una nuova elezione, riaffacciarvi su questo angolo di terra calabra con le mani aperte ed il sorriso stampato in faccia: governatore in primis, ma anche vecchi parlamentari, nuovi parlamentari, sottosegretari, ministri. L’ultima volta che qualcuno di voi si è fatto vivo, è stato per far eleggere il proprio candidato sindaco; altri sono passati, anni prima, solo per tentare di raccattare voti per se stessi. Nel frattempo, il nulla. Parole ogni tanto, qualche titolo di giornale, come se la nobile arte della Politica si limitasse al pagamento della fattura di un comunicatore, senza esigenza di produrre atti concreti”. Oggi a Rossano è atteso il Governatore della Calabria, per partecipare al consiglio comunale monotematico e straordinario sulle questioni sanitarie e il futuro dell’ospedale civile “N. Giannettasio”. Ma nei giorni scorsi a Corigliano abbiamo avuto il senatore Gasparri, a Rossano il ministro Martina, la parlamentare Bruno Bossio. E altri grandi “tenori” della politica nazionale e regionale. In un territorio che ha sete, come dice Stasi, di ben altro. Più che di riforme (seppur rispettabili e condivisibili o meno). “Tutto questo non vi ha impedito – continua Stasi – di presentarvi ancora una volta, di venire a parlarci di “nuovo ospedale”, di “nuova corsia della statale”, di “nuovi treni”, come due anni fa, come cinque fa, come dieci fa, come venti fa. Venite a scrivere e recitare l’ennesimo atto di un tomo colossale, dal titolo “Le prese per i fondelli ai calabresi”, per cui oggi qualsiasi cosa dipenderebbe da questo referendum: l’atto aziendale dell’ASP, i finanziamenti per l’agricoltura, la stabilizzazione degli Lsu-Lpu, i finanziamenti per la SS 106 e così via. Scambiate, – dice rivolgendosi ai traditori di questo territorio – cioè, il vostro ineludibile dovere, i nostri sacrosanti diritti, con l’esito di una consultazione referendaria. Ma come vi viene in mente, poi, di parlare ai rossanesi, ai coriglianesi, ai cariatesi, ai cassanesi ed a tutti gli altri di “costi della democrazia”, se a noi con la scusa dei “costi di qualcosa” avete tolto violentemente la civiltà? Anzi, avete provato a toglierci di più: la speranza. I “costi di qualcosa” hanno fatto chiudere l’ospedale di Cariati perché avete deciso che nella Sibaritide si deve morire tra Campana e Rossano, sulla strada, oppure in attesa al pronto soccorso. I “costi di qualcosa” ci hanno scippato il Tribunale, perché Rossano e questo territorio non abbiano aspirazione di “città”, ma tornino e restino “paesi” e continuino a piegarsi agli squallidi interessi politici di altrove. Per evitare poi ogni possibile autonomia avete chiuso le ferrovie, come in guerra, come nel terzo mondo, come secoli fa, e per l’adeguamento della della SS. 106 a strada decente, che pur farebbe comodo ai ras della gomma vostri amici, c’è sempre una scusa per ritardarlo”. Infine Stasi rivolge una domanda, a questi signori: “Possibile che non siate capaci di avere un minimo di rispetto per la nostra intelligenza? A prescindere dalla vostra opinione di Si o No, legittima e sacrosanta, possibile che non vi venga il minimo dubbio, a sera, che questo modo di creare consenso sia quanto meno poco dignitoso?”. Domani si vota. Ognuno esprimerà più o meno liberamente il proprio diritto di scelta. Ma su queste parole occorre riflettere. Perché questo territorio non deve dimenticare.

(fonte: La Provincia di Cosenza)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati: