Mirto Crosia, Gratteri presenta agli studenti il suo ultimo saggio sulla ‘ndrangheta, “Fuori dai confini”

MIRTO CROSIA. Ieri pomeriggio gli studenti del Liceo Scientifico e dell’Istituto Tecnico Economico di Mirto-Crosia hanno incontrato il procuratore Antimafia Nicola Gratteri, presso il Palateatro “G. Carrisi”, il quale ha ospitato la presentazione del suo ultimo libro “Fuori dai confini. La ‘ndrangheta nel mondo” , scritto insieme al Dottore Antonio Nicaso ed edito da Mondadori.

La scelta del capo della Dda di Catanzaro di partire dalle scuole non è casuale. Lo scorso 28 novembre, infatti, ospite a Muschio Selvaggio – podcast condotto da Fedez – le parole del magistrato furono le seguenti: «Imparate bene la lingua italiana, che è fondamentale, perché noi abbiamo dei laureati che fanno errori di grammatica. Purtroppo l’Italia in particolare non investe in istruzione. Investire in istruzione vuol dire avere un popolo istruito, colto, che non ride davanti alle barzellette, ma si arrabbia. Chi comanda non vuole un popolo che pensa».

Nell’evento al palateatro comunale, Gratteri è ugualmente crudo e categorico, identificando la reale possibilità di una Calabria libera dalla criminalità e dalla ‘ndrangheta con il merito. «Le raccomandazioni – afferma – esistono, ci sono, ma alla fine solo chi è davvero meritevole arriva ad emergere».

Egli riporta infatti il suo caso: «C’è una percentuale di posti riservati alle persone figli di analfabeti, figli di contadini, di muratori, di nessuno. E io? Io ne sono un esempio. Quindi non cercate alibi. Studiate da quando siete piccoli».

Ricorda poi l’assenza di confini della mafia, che, come evidenzia nel su saggio, è ormai giunta in paesi come l’Olanda; urge scegliere tutti la giustizia e fare tutti la cosa giusta, dal bambino all’adulto, poiché: «Il futuro è di tutti i viventi. Non solo dei giovani».

Tuttavia, ciò risulta difficile in un territorio come il nostro che reclama una maggiore presenza dello Stato, e che rimane inascoltato, prova ne è la chiusura del Tribunale di Rossano o il numero limitato delle forze dell’ordine che permettono alla criminalità di circolare in modo più o meno comodo, assieme alla droga.

Capiamo quindi che realtà dove è forte il disagio socio-economico e la disattenzione delle istituzioni sono il terreno fertile per le organizzazioni mafiose, che reclutano ragazzi perlopiù minorenni –  appetibili per la loro condizione di non imputabilità – al fine di svolgere attività illecite.

Spesso la criminalità organizzata ha forti connotazioni familiari; il contesto in cui cresce e matura il ragazzo è intaccato dalla profusione di disvalori sociali. A tal proposito egli prende in esame la terminologia utilizzata nelle famiglie, vertendo sull’importanza delle parole; in una famiglia che si riferisce alle forze dell’ordine come “Sbirri”, è spontaneo e naturale che l’ascoltatore – che in questo caso è il bambino – ne deduca una valenza negativa che difficilmente può essere sradicata in ambienti abbandonati.

Ma, Gratteri ci reindirizza sulla retta via: essere collaboratori di giustizia. La retta via, non la più facile, e di solito, quella che viene scelta poco frequentemente, non per inclinazione d’animo ma per convenienza.

Particolare attenzione è stata rivolta inoltre alla  misura carceraria del 41bis, per lui inutilmente nel mirino: «Era e rimane l’unico strumento per impedire che il capomafia mandi fuori messaggi. Ad oggi, pur essendo all’ergastolo, si può uscire dal carcere, proprio diventando collaboratore di giustizia».

Virginia Diaco

 

 

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