Minacce a Papasso, non si esclude l’ipotesi della scorta

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Per Gianni Papasso l’esperienza di sindaco si sta trasformando in un vero e proprio tormento senza fine. Il sindaco di Cassano è nel mirino di ignoti balordi che usano tutte le strategie pur di instaurare un clima di terrore. E in parte ci stanno riuscendo. Nelle ultime ore l’amministratore è vittima dell’ennesimo atto intimitario da parte di soggetti non ancora identificati. Il primo cittadino dichiara all’Agi: “Ormai è un anno che ricevo minacce telefoniche, e le ho tutte puntualmente denunciate”. Questa volta però, l’ennesimo “sms” è giunto sul telefono cellulare del segeratio comunale a cui è stato scritto: “Il tuo capo, la sete di potere non lo fa ragionare, ma quando scenderà da li’ è un uomo normale, allora i figli pagheranno i suoi peccati”. “Queste le testuali parole – dice Papasso – e trovo che sia vergognoso. Sono stato dai carabinieri, ma la denuncia la deve fare il segretario comunale. E’ una cosa che mi sta stancando: continue minacce, il danneggiamento della lapide di mio padre al cimitero, io sono davvero stanco – dice il sindaco di Cassano – e vorrei davvero che si facesse qualcosa perché cosi’ non posso andare avanti”.
Al Comune di Cassano, tra l’altro, il prefetto di Cosenza Tomao ha inviato al commissione d’accesso al fine di verificare se vi siano elementi di contiguità tra la pubblica amministrazione e la criminalità organizzata. Papasso dunque, si trova stretto in una morsa: da un lato è destinatario di minacce, dall’altro è alla guida di un esecutivo che amministra una città in odor di mafia. E’ una condizione sociale e culturale che l’amministratore né tollera né accetta.
Di sicuro Papasso è in una fase di profonda riflessione. Un tempo sosteneva la tesi ferma e decisa di non mollare per rispetto nei confronti dell’elettorato. Ora, nelle ultime esternazione, si colgono elementi tali da pensare che il sindaco voglia mollare. Chiede aiuto allo Stato, sostanzialmente. Probabilmente, inizia a prendere corpo la paura, umana, legittima. La città delle terme non è per niente considerata un’isola felice, tutt’altro. I fascicoli dell’antimafia parlano chiaro. Nella Sibaritide risulta il centro capolinea che risponde gerarchicamente alla ‘ndrina di Cirò. E qui alle cosche del reggino. E’ gente che non scherza. E fare il sindaco da quelle parti non è certamente cosa facile. Papasso d’altronde non è un uomo da primo pelo, è una figura che conosce la sua realtà. Ora è come se stesse per gettare la spugna. Qualcosa di grave sta accadendo. Lo Stato di fronte a questo ennesimo grido d’allarme non può far finta di non sentire. E a rischio la vita di un uomo e dei suoi familiari. La profanazione di una tomba è il segnale chiaro ed evidente di gente che fa sul serio. Non è da escludere la necessità di dotare Papasso di una scorta a sua tutela. Qualcosa in questa direzione si sta muovendo. Poco o nulla emerge a tal riguardo. Il ministro di competenza d’altronde è un calabrese, Marco Minniti, che conosce la Calabria e i calabresi come le sue tasche. Ha guidato l’intelligence italiana nel Governo Renzi, e ora è agli Interni con il Governo Gentiloni.
Secondo quanto emerge, sotto l’abitazione di Papasso spesso fanno da ronda auto “civetta” delle forza dell’ordine, ma anche carabinieri e guardia di finanza. Tutto questo per dire che, seppure l’amministratore non sia dotato di una scorta, comunque è tenuto sotto tutela. E’ indubbio che il clima di odio oggi presente a Cassano non aiuta a rasserenare gli animi. E tutto ciò potrebbe avere serie ripercussione circa l’andamento delle attività politico- amministrative. Se non altro perché si perde la serenità necessaria.

(fonte: La Provincia di Cosenza)

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