Merce contraffatta a Milano, l’inchiesta parla calabrese: arresti e sequestri

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Molti degli indagati sono originari della provincia di Cosenza. L’indagine risale al luglio scorso quando sono stati sequestrati circa 23mila capi d’abbigliamento e accessori per un valore stimato di 4 mln di euro.

La nuova inchiesta sulla contraffazione dei marchi di “alta moda”, con base operativa a Milano, ma con i tentacoli che si estendevano sia in Turchia sia in Grecia, parla quasi totalmente calabrese. La maggior parte degli indagati, infatti, sono originari della provincia di Cosenza. Alcuni di essi – come nel caso di Francesco Enrico Costabile e Stefano Carolei – erano finiti nel 2014 nella maxi-operazione antimafia della Dda di Catanzaro, contro la cosca “Rango-zingari” di Cosenza. Ma Costabile, qualche anno dopo, finì coinvolto anche in un’indagine della Squadra Mobile di Cosenza sulle presunte talpe dei clan nelle forze dell’ordine. Insomma, due nomi noti alle cronache, anche se Carolei all’epoca, scegliendo il rito ordinario, fu assolto dall’accusa di associazione a delinquere dedita al narcotraffico. Sentenza divenuta definitiva dopo qualche mese.

Indaga la procura di Milano

La Guardia di Finanza di Milano, specificatamente il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, che lavora a stretto contatto con il gruppo coordinato dal procuratore aggiunto della procura di Milano, Eugenio Fusco, che in questo procedimento penale ha condiviso le fasi investigative con la pm Paola Pirotta, ha scoperto una presunta associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione, sequestrando nel luglio scorso – qualche giorno dopo la notifica dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Milano, Domenico Santoro – circa 23mila capi d’abbigliamento e accessori delle più note case di moda, per un valore stimato di 4 milioni di euro.

Secondo i finanzieri, i dieci indagati – a vario titolo – avrebbero importato e venduto in Italia prodotti falsi di famosi marchi del fashion di lusso di elevatissima fattura, le cosiddette copie perfette o “super-perfette”, provenienti da Turchia e Grecia, per poi commercializzarli attraverso un portale di e-commerce dedicato. Questi prodotti, inoltre, sarebbero stati anche pubblicizzati attraverso campagne sui principali social network, per ampliare la base dei potenziali clienti. I cosentini – promotori e organizzatori della presunta associazione a delinquere finalizzata alla produzione, importazione e distribuzione di prodotti contraffatti e ulteriori reati contro il patrimonio come la ricettazione e la truffa – avevano anche un ufficio nell’hinterland milanese, servendosi anche di diverse società e di magazzini per lo stoccaggio della merce a Milano, in zona Certosa.

Dal sito web alla “zona grigia”

Le Fiamme Gialle, inoltre, avrebbero individuato il modus operandi di Costabile e company, che si sarebbero recati pure in Turchia gestendo direttamente, importazione, stoccaggio e distribuzione dei capi di abbigliamento e degli accessori fashion contraffatti. A ciò si deve aggiungere la realizzazione di un sito web, dove gli indagati vendevano la merce a un prezzo non totalmente basso affinché nessuno dubitasse della falsità delle etichette di alta moda. Infine, la “zona grigia”. L’idea degli indagati, ma scoperta dalla Finanza, era quella di investire anche sui cosiddetti rappresentanti che operavano nel settore della moda per accreditarsi quali rivenditori ufficiali di alcuni marchi.

fonte LaCnews24

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