L’INTERVENTO. Moneta di Popolo Magnograeco contro l’usurocrazia di Stato

Eravamo quattro amici al bar…bei tempi! Oggi è diventato un sogno lontano gustare un caffè con gli amici e non abbiamo sentore di quando ci sarà ri-consentito ed a questo si associa il timore che il “nostro” bar non riaprirà piu’ dopo questa doppia-quarantena. E si perché in Italia almeno in questo deteniamo un primato: la quarantena piu’ dilatata della storia. Va bene contenere il contagio (lo han detto gli ignoti esperti delle varie task-force governative in barba ai pareri di illustri scienziati) ma il troppo, da che mondo è mondo, stroppia e se non ci ha ucciso il coronavirus ci ucciderà la fame.
Quante delle saracinesche abbassate all’inizio della quarantena si rialzeranno?

Siamo in balia di una classe dirigente che gode nel contravvenire ai più elementari diritti costituzionali riconosciuti nella nostra Carta ed è completamente distaccata dalla realtà, una realtà già abbastanza amara e persistente per il sud ed ancor di piu’ in Calabria, per arrivare a toccare i punti piu’ bassi nella fascia jonica calabrese.

I vecchi fasti della Magna Graecia hanno, oramai da tantissimo tempo, ceduto il passo alla desolazione ed al sottosviluppo di un territorio che non manca certo di eccellenze né di bellezza né di storia ma di uomini.

Son lontani i tempi di Phayllos, il guerriero crotoniate che da solo affrontò l’esercito persiano, e viviamo, ahimè, i tempi di rappresentanti che strumentalizzano i problemi del territorio fino al raggiungimento delle agognate poltrone salvo poi accantonare proposte e progetti in ottemperanza ad ormai lapalissiani compromessi atti a mantenere lo status acquisito.

Veniamo continuamente additati come la patria del lavoro nero senza soffermarsi alla considerazione più logica: cui prodest? E qui la lista dei “beneficiari” rischia di essere alquanto corposa passando dal “negus” illegale fino al “boss” istituzionale invischiati in un “do ut des” inestricabile ma sempre più lesivo per chi in questo territorio ci vive e ci vive in assenza di uno Stato che, oggi piu’ che mai, sta mostrando un volto ancora più grottesco celato dal discutibile sex appeal di un premier che sta soffre di acute crisi di onnipotenza. Cosa potrebbe salvarci in mancanza di provvedimenti seri? Cosa potrebbe risollevare le sorti della nostra già abbastanza martoriata economia?

Premesso che il territorio magno greco (in particolar modo i due centri urbani più rappresentativi Corigliano Rossano e Crotone) non annovera grossi numeri di dipendenti statali, che garantiscono una non sottovalutabile tenuta economica, ma cerca di sopravvivere grazie al coraggio (poco incentivato) di tanti piccoli imprenditori, penalizzati inoltre dalla mancanza quasi totale di infrastrutture, il percorso che potrebbe essere percorribile è semplice ma abbisogna di coraggio.

Le nostre leggi prevedono l’adozione, anche a livello comunale, della cosiddetta “moneta di popolo (o locale o complementare)” ed è a questo escamotage che si potrebbe ricorrere per bypassare i diktat usurocratici di uno Stato (Centrale e centralista) che non solo ci ha costretti a fermare tutte le attività lavorative ma che, paradossale e grottesco, ci costringe a contrarre debiti per adottare provvedimenti di adeguamento all’emergenza se e quando ci “consentirà” di riaprire, mentre i componenti delle varie task-force arrivano a guadagnare in un giorno quanto un lavoratore guadagnerebbe in un mese e, pertanto, viene da chiedersi quanto questa emergenza sia diventata una manna dal cielo per pochi “eletti”.

L’invito agli amministratori è di prendere in seria considerazione l’adozione di una “moneta locale” che, ad oggi, si presenta come l’unica alternativa ad un indebitamento di proporzioni gigantesche che andrà ad ipotecare la vita delle generazioni successive o, nella piu’ auspicabile delle ipotesi, alla totale evasione fiscale che farebbe crollare l’intero apparato istituzionale.

Paola Turtoro – Comitato per la Provincia della Magna Graecia.

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