L’INTERVENTO. Le istituzioni si rappresentano con le azioni non con gli abiti (spesso maschere)

Il senso delle istituzioni, l’appartenenza, il rispetto che meritano non viene dato né dall’abito che si indossa, né dalle “parate” a cui si partecipa/non si partecipa.
Possiede molto più il senso delle istituzioni, nel suo significato più profondo di “strumento al servizio del cittadino”, un Sindaco, in jeans e maglietta che a Genova ha il coraggio di dire chiaramente che la Diaz è stata una vergogna voluta dallo Stato, che un sindaco in giacca e cravatta che definisce Stefano Cucchi un drogato che se l’è cercata. Le istituzioni si rappresentano e si difendono con le azioni e non con gli abiti, che spesso diventano quasi delle “maschere”, si rispettano più con il proprio lavoro quotidiano che con le sfilate in fascia tricolore. Ed il rispetto per le istituzioni, da cittadino, da politico, da amministratore con qualunque ruolo si abbia, lo si costruisce e lo si dimostra attraverso una lotta costante contro il malaffare, contro la corruzione, contro le angherie che troppo spesso, soprattutto al Sud, il cittadino subisce. Io questo mi aspetto da un sindaco. Che poi lo faccia in jeans e camicia, in giacca e cravatta, in gonna o in talleur poco cambia la sostanza.
E non mi si racconti che “la forma e sostanza”… in questo caso per nulla. In politica per nulla. Abbiamo, in questo martoriato Paese che è l’Italia, visto troppo spesso elegantissimi signori distruggerlo e mangiarselo mentre raffazzonati poeti cercare di raccontarne le bellezze, ricucirne e rimarginarne le ferite. Penso all’elegante Poggiolini che in raffinatissimi abiti passava alla storia per essersi arricchito con le tangenti sul sangue infetto e poi penso, con tanta nostalgia, a Gino Strada che, con il suo jeans consumato e la sua camicia, sempre fuori dai pantaloni, ha salvato migliaia di vite in giro per il mondo. Francamente la forma può anche essere sostanza ma sicuramente non di nobile materia.

Alberto Laise

Poi, nel caso specifico, attraverso una polemica strumentale si rischia di far passare in secondo piano la magnifica scelta di dedicare un pezzo di questa città, l’atrio del Palazzo Comunale, ad una figura magnifica come David Sassoli. Il nostro augurio, al contrario, dovrebbe essere quello che si possa al più presto avere la possibilità di dedicare altri pezzi della nostra “città nascente” a grandi donne e grandi uomini di pace del nostro tempo che hanno dato lustro al nostro Belpaese. Una grande piazza dedicata a don Andrea Gallo, una biblioteca a Gino Strada. Immaginare una città che, con ambizione, si indirizzi verso l’Europa, verso il mondo. E credo che, in fondo, questo fosse uno degli obiettivi più ambiziosi della fusione: portare la nostra città, la nostra comunità in una dimensione più articolata e “importante”.
Naturalmente questo accanto a tutte quelle storie, importanti e significative, che hanno percorso la storia delle due ex città e che devono trovare il giusto spazio senza per forza porsi in una continua contrapposizione. Del resto, potremmo traslare questo bisogno di “apertura alle grandi storie del nostro mondo” anche al bisogno che ha, questa città, di reperire forze, intelligenze, competenze anche al di fuori delle “mura amiche”…Si pensi che il più grande sindaco di Firenza, Giorgio La Pira, era siciliano…Ecco… l’arricchimento della nostra comunità deve passare anche e soprattutto attraverso la ricerca del meglio ovunque si trovi.

Alberto Laise

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