L’INTERVENTO. In Calabria è tutto emergenza, a Crotone le vasche di laminazione?

inps
Tonino Caracciolo

Allagamento a Crotone, città sommersa da un metro d’acqua. Come previsto, perché nulla cambia sotto questo plumbeo cielo della Calabria. Parliamo di Crotone che ha avuti tanti morti per l’alluvione del 1996, che ha un piano Versace per la messa in sicurezza, che ha avuto un mare di soldi per la messa in sicurezza attraverso un complesso sistema di vasca di laminazione, cioè di bacini di accumulo a rilascio controllato dei flussi idrici. Di quel Piano solo la vasca di laminazione sul fiume Esaro ha visto la luce. E funziona. Ma non era prevista per l’otto novembre di quest’anno la fine dei lavori della grande vasca di laminazione sul torrente Papaniciaro?  Così avevano annunciato i dirigenti della Regione Calabria, della Provincia e del Comune al momento della consegna.

Per non parlare della seconda vasca di laminazione sul Papaniciaro impantanata nelle morte gore della burocrazia comunale che non riesce ad arrivare alla consegna dei lavori dopo un iter burocratico di tre anni.

C’è qualcosa, anzi ci sono tante cose che non funzionano e non basta ormai scrivere e denunciare. Tanto non serve a nulla. Non serve a far capire che aver accentrato in Regione la gestione di oltre 100 milioni di euro per la riduzione del rischio idrogeologico e 50 per l’erosione costiera ha dilatato enormemente i tempi di realizzazione degli interventi. 

Però a qualcosa è servito, certo. A sistemare alcune decine di tecnici amici nominati assistenti al RUP dei Comuni essendo stato inventato uno strano marchingegno per cui i Comuni gestiscono tramite avvalimento del Commissario per l’emergenza idrogeologica. E sì, perché anche per questo siamo commissariati. Forse non la sapevate, ma lo siamo anche per la depurazione. Qualcuno si era illuso che l’emergenza fosse solo sanitaria, ma

 così non è. Anzi, ce n’è  una ancora  più tragica, quella istituzionale. E non prodotta dalla prematura scomparsa della Presidente Santelli. E’ l’emergenza che ha ridotto la regione in un centro di potere clientelare per cui perfino un parere per un pozzo diventa scambio di favori altrimenti necessitano  ben cinque anni per ottenerlo! 

Sarebbe molto semplice semplificare e delegare a Comuni e Province tanti micro procedimenti, dal pozzo al nulla osta idrogeologico, dal nulla osta paesaggistico alla gestione dei piani di lottizzazione. E si potrebbe continuare così per un pezzo. Ma il sistema perverso viaggia in senso contrario perchè serve accentrare, gestire gare di appalto, che esulano dalle competenze regionali ma sono funzionali al sistema di potere. Come serve al sistema non aver attivato i Presidi idraulici istituiti ormai oltre 15 anni addietro ma  serviti solo ad assumere qualche centinaia di sorveglianti idraulici, oggi professionalizzati ma sottoutilizzati e sviliti nella loro funzione fondamentale di prevenzione del rischio idrogeologico.  Perché messi sotto l’ombrello di un altro carrozzone che si tiene in vita artificialmente con denaro pubblico quando dovrebbe essere abolita o radicalmente riformata, Calabria Verde, la cui gestione fu affidata ad un altro Carabiniere. Nula contro Carabinieri ma che ci azzeccano con la difesa del suolo, stento a capirlo.

Viene la tentazione di dire aboliamo la Regione. Ma non si può. Allora occorre solo che i calabresi si sveglino da un torpore che li sta travolgendo tutti negando loro il diritto alla salute e quello alla sicurezza fisica, il diritto all’acqua , altro capitolo scottante,  che occorrerebbe affrontare per da noi l’acqua c’è, ma non arriva ai rubinetti. Mi fermo qui sennò mi viene la tentazione di scrivere dei diritti negati al lavoro ed alla giustizia.

Tonino caracciolo

geologo, già coordinatore tecnico del Piano di assetto idrogeologico della Calabria

 

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