L’INTERVENTO. Il Sud cresce sempre meno, il nostro territorio sempre meno. E la politica sta a guardare

Se si concedono gli stessi finanziamenti a tutte le zone del paese, nel migliore dei casi il divario esistente tra il Sud e le altre parti del Paese, resterà lo stesso di quello attuale. In questo contesto, la Calabria doveva avere una attenzione particolare, soprattutto riguardo il PNNR che è l’ultima vera possibilità di sviluppo, quantomeno per realizzare almeno le infrastrutture essenziali mancanti cronicamente, e delle quali il nostro territorio ha estremo bisogno. Quindi si doveva partecipare in prima fila alle scelte strategiche, invece al momento non si intravede niente, né è nato un dibattito su tale questione fondamentale e determinante soprattutto per il futuro delle nuove generazioni; risultato: siamo inerti davanti a notevoli finanziamenti europei (a fondo perduto e come prestiti da restituire), e si prevede zero – al momento – per il nostro circondario.

In tale scenario la più importante associazione per lo studio delle condizioni e lo sviluppo del Mezzogiorno, ha suonato  un ulteriore campanello di allarme, perché il Sud appare meno reattivo alla domanda soprattutto negli investimenti; poichè il PIL del Nord segna una crescita dell’1,8% superiore rispetto al resto del paese, e la tendenza pare di poco inferiore per il 2022. Nel successivo biennio la differenza aumenterebbe ulteriormente e sino al 3%

Piaga ancora più profonda è quella che affligge la sanità, dove  il basso livello di spesa pro capite, rispetto alle altre regioni, spiega – in parte –  il differenziale nelle prestazioni erogate dai diversi servizi sanitari e il fenomeno delle migrazioni sanitarie. Sull’istruzione, il divario si misura fin dalla prima infanzia: ad esempio per quanto riguarda gli asili nido  il Sud è in grado garantire una copertura del 14,9% rispetto al 33,5% complessivo del Centro Nord e una media italiana del 26,9% (dati 2019). Innanzi a tali dati, si stima che gli enti territoriali del Sud dovrebbero gestire circa 20,5 miliardi, per lo più concentrati nel biennio 2024-2025.

Questa sfida diventa particolarmente difficile se non impossibile da gestire, alla luce dell’impoverimento degli organici della pubblica amministrazione, e quelle del Sud tra il 2010 e il 2019 hanno avuto la riduzione dell’occupazione che è stata del 27%. Altro settore in crisi e del quale il nostro territorio è stato toccato,  è quello della giustizia dove il gap Nord-Sud è profondo sia nel civile sia nel penale: nel 2019 per chiudere un procedimento civile occorrevano circa 280 giorni nei tribunali del Nord, 380 al Centro e quasi 500 nel Mezzogiorno; rispettivamente 290, 450 e 475 nel penale. La soppressione del nostro Tribunale non ha certo migliorato le cose, anzi. Questo è lo scenario che fà apparire lontane le risorse straordinarie dell’Europa che dovrebbero essere destinate, se qualcuno ha il tempo e la competenza per rivendicarle  – in quota parte – anche al nostro territorio, che pare sia il più ampio della provincia. La conclusione è che di fronte a una situazione eccezionale, occorrerebbe uno sforzo da una classe dirigente che appare – delle volte – non adeguata; anche perché – in verità –  è molto complesso modificare il corso degli eventi, se non si dimostrano  le capacità necessarie e indispensabili e non si possiede il background necessario, e se non si vuole gestire l’ordinaria amministrazione, con buona pace di molti. Ma tant’è!

Avv. Luigi Fraia

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