L’INTERVENTO. Il ruolo della Massoneria deviata nel malaffare

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Sta ormai emergendo chiaramente dalle indagini che Matteo Messina Denaro è rimasto latitante per 30 anni non solo perché la gente che frequentava ha fatto finta di non conoscerlo, ma grazie ad una rete di protezione sociale (in Italia e all’estero) che gli ha messo in piedi la massoneria trapanese. Ho molte difficoltà a chiamarla “massoneria deviata” perché si tratta invece di logge massoniche ufficialmente riconosciute. La massoneria gestisce molti posti chiave di comando anche nella provincia di Cosenza, nel capoluogo e pure nella città di Corigliano Rossano, penso che i sinceri democratici debbano porsi una riflessione seria. Professionisti, avvocati, imprenditori, politici e anche mafiosi più d’una volta sono stati segnalati dalle forze dell’ordine e da inchieste giudiziarie, anche in Calabria e in provincia di Cosenza tra gli appartenenti alla massoneria. Non sono un esperto di massoneria, vi sono pure delle logge segrete i cui elenchi non sono noti alla magistratura (ma possono da questa essere richiesti se le indagini lo richiedono), cui appartengono a volte personaggi pubblici importanti che preferiscono restare nell’anonimato per quanto riguarda il rapporto con le logge massoniche. L’unità d’Italia è stata realizzata con i denari della massoneria inglese e francese prestati alla monarchia dei Savoia quindi non si può parlare di questa associazione solo riferendosi al periodo storico attuale. Cioè l’idea massonica quando è nata ha certamente avuto dei valori utili al progresso sociale, mentre oggi la situazione è completamente cambiata. Appare abbastanza chiaro che iscriversi alla massoneria e farne parte significa accettare un compromesso (o il rischio di un compromesso) con forze che non sono fedeli né alla costituzione né alle leggi della repubblica italiana, cioè alla delinquenza mafiosa o ndranghetista. Capisco che questa affermazione sia piuttosto indigeribile dai numerosi professionisti iscritti a logge massoniche anche nella nostra provincia di Cosenza che certamente non condividono questi rapporti confidenziali con la delinquenza organizzata. Epperò si sta concretamente verificando che l’economia legale calabrese e cosentina si sta sempre più intorbidendo dalla presenza di attività che hanno molti punti di contatto con le attività criminali della ndrangheta (in Sicilia la mafia di Messina denaro e Totò Riina). Penso che i democratici sinceri, al di là del fatto che essere iscritto alla massoneria comporta vantaggi sociali, debbono avere chiaro che essi stanno con la loro presenza massonica sostanzialmente aiutando una commistione tra la legalità e l’illegalità.

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Aggiungo pure una riflessione più larga: c’è qualcuno che può con avvedutezza pensare che la situazione degradata in cui versa tutta la nostra Calabria, specialmente le sue istituzioni incapaci di affrontare i problemi che attanagliano la regione da molto tempo, sia legata anche alla mancanza di classi dirigenti moderne e all’opera con risvolti deleteri sul piano sociale proprio della massoneria che accoglie la classe dirigente calabrese? La massoneria calabrese che conta moltissimi iscritti cosa ha fatto per modernizzare le classi dirigenti calabresi facendole uscire dai retaggi di una mentalità post feudale? Nulla o quasi nulla, perché l’appartenenza massonica è servita e serve solo a cristallizzare l’esistente garantendo successo sociale a singoli personaggi che vengono aiutati ad entrature varie nelle istituzioni politiche o economiche grazie alle quali i singoli possono lavorare. Ma poniamoci una domanda semplice: quale interesse può avere un imprenditore piccolo o grande che sia ad entrare in affari direttamente o indirettamente con la mafia, per tramite della massoneria? La risposta è semplicissima: aiutare le proprie attività con l’ingresso di denaro fresco liquido che i mafiosi riciclano dal traffico della droga, anche se il ricorso a situazioni del genere comporta sempre un certo tipo di sudditanza ai voleri della mafia. Penso che quando la vicenda politica lo consentirà, queste commistioni tra traffico della droga e grande imprenditoria italiana (o perlomeno una parte di questa) emergeranno più chiaramente con la complicità che nello Stato ci sono state. Può darsi che queste mie siano solo fantasie di un complottista, ma va anche precisato che questi tipo di commistioni porta ad una forzatura nel mercato dei capitali, che diventa un mercato drogato contro cui chi non ha questa possibilità difficilmente può competere.  Le soluzioni a questa deriva mafioso-massonico possono essere innanzi tutto due. Lo stato deve accertare fino in fondo se e come la massoneria si è prestata a questo tipo di accordi con la delinquenza organizzata e in questo caso la massoneria va sciolta senza neppure l’ausilio di una legge, perché la costituzione italiana già vieta le associazioni segrete che violano le leggi. Poi i sinceri democratici che tra i professionisti e gli imprenditori certamente sono la maggiorana debbono avviare una propria riflessione seria e rescindere le loro attività da qualunque contatto con questa massoneria che è diventata nei fatti un’associazione che fiancheggia l’illegalità come sta chiaramente emergendo dalle vicende siciliane. Nella nostra provincia di Cosenza, purtroppo, abbiamo avuto una recente prova delle intenzioni della dirigenza massona, quando l’avv. Amerigo Minnicelli è stato espulso tempo addietro dalla massoneria perché aveva scritto un articolo di stampa in cui denunciava legami tra mafia e massoneria.  Questi sono fatti e non opinioni personali sui quali ognuno può riflettere e trarre le proprie conclusioni.

FABIO MENIN

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