L’INTERVENTO. Fusione? Meglio scrivere la parola fine

Giuseppe Passavanti

Lo confesso: mi sono sbagliato, la fusione non era per noi, le due popolazioni avrebbero potuto continuare i momenti di collaborazione, dal Psa, ai mille progetti già avviati ma unire le due città è stato un errore.

All’arrivo del commissario si percepì subito che i maggiorenti avevano acquistato il pallottoliere: tre dirigenti di Rossano, almeno altrettanti avrebbero dovuto essere targati Corigliano, con accento francesizzante e sicure origini ausoniche.

Poi la letterina di una manina accorta che sottolineò ai vertici che la sede legale doveva essere quella del comune demograficamente più grande, e ancora le vocine dei tanti che dietro le tende sussurravano ora di fare questo ora di stare attenti a quello.

Tutto sommato nessuno avrebbe accettato la spoliazione di Corigliano a favore di Rossano e viceversa, eppure quel demograficamente più grande sta prevalendo. Ricordo a me stesso che la legge n. 56/2014, all’art. 124 comma c, recita: in assenza di uno statuto provvisorio, fino alla data di entrata in vigore dello statuto e del regolamento di funzionamento del consiglio comunale del nuovo comune si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni dello statuto e del regolamento di funzionamento del consiglio comunale del comune di maggiore dimensione demografica tra quelli estinti. In assenza di uno statuto provvisorio, dunque con lo statuto il disegno gestionale, l’attribuzione di servizi e presidi avrebbe dovuto seguire una logica che partiva dal basso ma così non è stato. Al successivo art. 129, della nominata legge, leggiamo che: nel nuovo comune istituito mediante fusione possono essere conservati distinti codici di avviamento postale dei comuni preesistenti. Invece ci hanno depredato dei magnifici 87067 e 87068, per un neonato 87064.

Ma non farò la conta dei bidelli che ha Rossano o dei messi notificatori del centro ausonico, ho firmato come vice segretario generale il primo bilancio del comune unico e mai avrei pensato di dovermi ricredere sulla Delrio, sulle potenzialità di un comune vicino agli 80.000 abitanti. Sì, fatevi il pistolotto sulle potenzialità e poi? Niente tribunale, i Carabinieri del prendi due e paghi uno, la Finanza che migra a Roseto o nella Calabria Settentrionale, un ospedale che chiude il pronto soccorso e l’altro che assomiglia a quelli dei film Western, con feriti in ogni dove e medici alla disperata ricerca di un turno di riposo.

Non mi interessa dare colpe ma credo che, come ogni buon matrimonio, si possa attivare il divorzio, si debba riparare ad una cazzata che abbiamo commesso, ricercando forme alternative. Pensiamo che per i primi due anni ed ancora oggi “godiamo” della più consistente rappresentanza parlamentare della storia dei due comuni, eppure abbiamo portato a casa un pugno di mosche.

Anche la crisi comunale di questi giorni ha dimostrato l’esistenza di qualcuno abile col pallottoliere e non credo che a parti invertite Rossano avrebbe conservato una figura rappresentativa.

Non entro nel merito della gestione amministrativa. Tutti bravi: maggioranza e opposizione ma tutti poco credenti negli strumenti pro-fusione: Piano strutturale associato, smantellamento Enel, sviluppo ss106, avio superfice di secondo livello, distretto agro alimentare e via elencando come titoli di coda di un film sulla fusione sul quale scrivere la parola Fine.

P.s.: Andate in un bar, supermercato, centro commerciale e dite che siete per la fusione. Non ve lo consiglio se siete gracilini o deboli di cuore.

Giuseppe Passavanti, giornalista

 

 

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