L’INTERVENTO. Corigliano Rossano: il provincialismo e la necessità di cambiare la mentalità

Spiace assistere da tempo a un dibattito politico molto concentrato su una visione eccessivamente localistica e provincialotta della cosa pubblica, senza un minimo accenno a una proiezione di ampie vedute o a una diversa visione di territorio che possa rilanciare una città di 80mila abitanti in un contesto di autorevolezza regionale e interregionale. In campo tanti temi magari pure interessanti sul piano dei “pruriti”, ma non offrono prospettive di vero sviluppo economico dell’intero territorio. Si ha tutta la sensazione, insomma, che quando si attacca “l’amministrazione Stasi” lo si faccia più per soppiantare un sistema che per la sostanza delle accuse, proprio perché mancano proposte progettuali di grandi vedute. È indubbio che sussistono sacche di malcontento prevalentemente nell’attività ordinaria: non piace la gestione dei concorsi e delle assunzioni, o l’assegnazione degli incarichi; ci si lamenta delle strade, delle buche, dei bagnini, dell’acqua che manca, della città dell’Olio, di tutto quello che si vuole.

Flavio Stasi – nel riquadro Matteo Lauria

Ma chi contesta, a parte il cittadino neutro che legittimamente ha il diritto di manifestare ogni critica, spesso non propone una visione progettuale per l’interesse collettivo: o si attacca per un gioco delle parti o per soppiantare un sistema o il solito fuoco amico rimasto insoddisfatto. Su quest’ultimo punto mi soffermerei sotto il profilo culturale come principio generale. Stasi è stato vissuto dal suo popolo come l’uomo del cambiamento e del rinnovamento. Ora mi chiedo: possibile che chi sostiene un progetto su basi moralistiche poi vada a bussare alla porta per ottenere qualcosa? E se non la ottiene inizia a contestare appellandosi, paradossalmente, al rispetto delle regole? Questo dovrebbe essere il senso etico di chi andava nelle piazze a fare il giustizialista a sostegno dell’attuale sindaco? La storia, insomma, si ripete. L’indole umana rimane la stessa. Ed è qui che un sindaco ha il potere e, direi, il dovere di cambiare una mentalità deleteria per tutti: per il territorio (non vince la meritocrazia) e per le casse comunali. Caro Sindaco Stasi quando qualcuno, soprattutto tra i Suoi sostenitori, viene a bussare alla porta per chiederLe qualcosa, in quel momento, sta offendendo la Sua onorabilità di persona e la dignità di politico. Non so se ciò avvenga o se sia accaduto, ma nel caso dovessero verificarsi situazioni del genere, credo che a fronte di richieste che celano interessi personali debba insorgere a tutela dei principi valoriali che sono e devono rimanere invalicabili. Se ciò è accaduto e Lei è rimasto in silenzio sbaglia, perché non solo è connivente ma avalla e legittima altri a fare altrettanto. Il vero cambiamento impone delle regole rivoluzionarie, altrimenti ci si adagia al sistema e si diventa come gli altri.  Siamo in un meccanismo politico in cui molti si espongono durante le elezioni non tanto perché credono in un progetto o in un ideale, ma per accreditarsi nell’ottenere qualcosa una volta raggiunto l’obiettivo del Palazzo. Tutto questo deve finire! E deve finire per i sindaci, per i partiti e per tutto ciò che si configura come organismo elettivo. Questo è il vero rinnovamento, il resto è solo fuffa.

Matteo Lauria – Direttore I&C

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