L’INTERVENTO. Brand Magna Graecia, appeal turistico e commerciale

 

Francesco Serra

Nella nostra regione persiste una cronica asimmetria tra il versante tirrenico e quello Jonico, riguardante il sistema portuale, della logistica, delle infrastrutture e dei trasporti. Questo atavico divario si ripercuote pesantemente nell’area magnograeca, che esigerebbe una poderosa sterzata nella direzione di una decisa inversione di rotta, provando a percorrere sentieri inesplorati che richiedono una visione lungimirante e politiche mirate, se si intende rilanciare sul piano economico, sociale e culturale questa parte di Calabria.
Le macro-aree della Sibaritide e del Crotonese sono gli attori principali di questo possibile ed auspicabile rinascimento magnograeco, sprigionando le molteplici potenzialità inespresse dopo tante occasioni mancate.
Esse rappresentano un unicum geografico, senza soluzione di continuità, per affinità storiche, sociali e culturali millenarie.

Sono entrambe inserite a pieno titolo nell’ambito della ZES CALABRIA (Zone economiche speciali), con riferimento al porto di Corigliano Rossano (a.u. Corigliano calabro) ed al porto di Crotone, in quanto riconosciute dalla normativa nazionale, infrastrutture di rilevanza economica nazionale, con margini di crescita esponenziali per le rispettive aree retroportuali potendo rappresentare un poderoso volano di sviluppo all’interno di un Sistema strategico integrato.

Le zone economiche speciali sono state istituite nel 2017, con il cosiddetto “Decreto Mezzogiorno”, per facilitare l’attività imprenditoriale attraverso agevolazioni e incentivi nelle otto regione del Sud Italia. Le Zes sono composte da porti, aree retroportuali, piattaforme logistiche e interporti, durano almeno sette anni, possono essere regionali o interregionali e contemplare anche aree non adiacenti ma connesse sul piano economico. Le imprese che operano nell’ambito di una zona economica speciale beneficiano di un pacchetto di agevolazioni fiscali, sotto forma di credito di imposta, incentivi economici e semplificazioni amministrative. Si tratta di un insieme di opportunità a favore di piccole, medie e grandi imprese che decidono investire nelle regioni italiane meno industrializzate del nostro Paese e creare condizioni favorevoli per lo sviluppo del Sud Italia.

Per quanto concerne i porti di Corigliano Rossano e di Crotone ricadenti nell’ambito ZES Nord est Calabria, essi sono inseriti a pieno titolo nel sistema dei porti nazionali, mentre l’aeroporto Sant’Anna di Crotone è inserito nella rete nazionale degli aeroporti. Allo stato attuale le infrastrutture portuali di Corigliano Rossano e Crotone accolgono in via prevalente l’ormeggio di unità da pesca, traffico locale, imbarcazioni da diporto, ed un traffico non considerevole di mercantili di piccolo-medio cabotaggio.

L’Aeroporto di Sant’Anna di Crotone versa, allo stato attuale, in una condizione di notevole sottoutilizzo in termini di numero di rotte aeree nazionali e transnazionali, attraversando alterne vicende che ne condizionano fortemente la continuità dell’attività nel servizio aereo. Il suo rilancio, unitamente ad un incisivo intervento di ammodernamento della rete ferroviaria della dorsale Jonica come metropolitana di superficie, favorirebbe un riequilibrio infrastrutturale colmando questo gap tra il versante occidentale ed orientale della Regione.

D’altronde l’istituzione di un nuovo Ente di Area vasta della Magna Graecia che comprendesse la Sibaritide ed il Crotonese rivestirebbe un ruolo di primaria importanza come interlocutore privilegiato ed autorevole, potendone consentire l’inserimento nello strategico network transeuropeo TEN – T all’interno di uno dei quattro corridoi che attraversano l’Italia, nella fattispecie il “Corridoio Scandinavo-Mediterraneo” che interessa per la Penisola i porti di La Spezia, Livorno, Ancona, Bari, Taranto, Napoli e Palermo e raggiunge Malta.
In quest’ottica, pertanto, l’istituzione di un Ente di Area Vasta con due co-capoluoghi complementari, può sensibilmente favorire una netta inversione di tendenza rispetto alla situazione di marginalizzazione ed isolamento socio-economico ed infrastrutturale, rispetto al resto del Paese, attraverso la realizzazione di un Sistema Territoriale Integrato Retro-portuale che coinvolga in un processo virtuoso gli stakeholder istituzionali (sigle sindacali, associazioni di categoria, confederazioni imprenditoriali etc..).

Il “Brand Magna Graecia” riscuoterebbe un indiscusso appeal turistico e commerciale, realizzato in modo che l’intero territorio vi si possa riconoscere per poi proiettarlo all’esterno come elemento di distinzione e di valore anche attraverso l’utilizzo di strumenti di marketing territoriale non tradizionali e differenziati.
La costruzione del brand quindi dovrà basarsi sugli aspetti identitari legati alla conoscenza, all’imprenditoria, all’ innovazione e all’accoglienza, rinnovandone l’immagine e inquadrandoli in un contesto di coesione sociale, dinamismo culturale e di qualità ambientale e urbana”. Il brand dovendo comunicare differenza, valori, esclusività ma anche fierezza della propria identità, dovrà puntare sul l’innovazione come elemento distintivo. Un nuovo brand, se condiviso, oltre ad essere elemento strategico per lo sviluppo turistico e il marketing territoriale , costituisce un fattore importante per costruire una nuova coesione sociale, diventa un patrimonio dell’intero territorio e costituisce uno strumento essenziale per l’incoming e la promozione turistica, facilitando una programmazione sinergica coerente dell’offerta culturale, turistica ed economica. Si trarrebbe di una nuova visione territoriale che darebbe valore, prestigio ed autorevolezza anche ai comuni rivieraschi e pedemontani dell’asse Jonico ricadenti nella vasta area magnogreca, da sempre tenuti all’ombra delle principali rotte turistiche e commerciali. Le enormi potenzialità che può esprimere un sistema integrato tra la dimensione della programmazione e quella della pianificazione di area vasta nel caso di una nuova provincia della Magna Graecia, ricollocherebbe la stessa, nel suo effettivo ruolo di soggetto coordinatore della pianificazione territoriale di area vasta, nonché di tutela e valorizzazione dell’ambiente, rafforzando la dimensione territoriale in una più vasta gamma di settori di intervento al fine di promuovere attivamente visioni/strategie territoriali.

Una nuova visione di pianificazione strategica, attraverso il dialogo tra soggetti presenti sul territorio, la costruzione di visioni di sviluppo condivise e di prospettive di lungo periodo, ha lo scopo di superare i limiti di efficacia, efficienza e legittimazione che caratterizzavano la pianificazione tradizionale.
In questo senso, la pianificazione strategica si configura come uno strumento di governance strategica, dove con il termine governance si fa riferimento ad un modello capace di rappresentare le forme attraverso le quali vengono sollevati e possibilmente risolti i problemi collettivi di un’area vasta. Alla base delle politiche di governance, e ancor di più nella costruzione di reti di governance tra più territori vi è la capacità delle aree interessate di convogliare e generare flussi di risorse e di persone così da unire centri indipendenti in un progetto comune di area vasta. Parlare di pianificazione d’area vasta significa parlare di piani intercomunali dove i protagonisti non sono più comuni e non solamente una città, ma un’area vasta in un sistema sinergico virtuoso e di governance strategica dei processi produttivi, sociali e culturali che permetta di rafforzare le proprie politiche e di competere all’interno dell’arena nazionale ed internazionale.

Francesco Serra — Comitato per la Provincia della Magna Graecia.

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