Le abitudini al tempo del Coronavirus di Domenico Mazzullo

Uno dei luoghi comuni più diffusi e universalmente accettati da tutti, quasi acriticamente, è che le abitudini, una volta instauratesi, siano difficilissime da rimuovere, o mitigare e questa è una opinione che per essere condivisa da tutti, si è trasformata in una verità assiomatica che si avvicina ad un dogma.

La mia innata idiosincrasia per i dogmi, mi ha sempre fatto dubitare di questa verità, opinione suffragata sia da esperienze personali, sia professionali, dedotte dai vissuti dei pazienti.

Mi sono perciò convinto, che questa presunta impossibilità, o estrema difficoltà nel dominare le abitudini, sia piuttosto legata ad una mancanza di volontà di farlo, o meglio al rifiuto di compiere uno sforzo per ottenere il risultato sperato e desiderato.

Lo aveva compreso benissimo Seneca, quando, in uno sei Suoi Dialoghi, a proposito di questo argomento così si esprime:

”Nolle in causa est non posse praetenditur” che in italiano suona più o meno così, liberamente da me tradotto: “Quando ci giustifichiamo, dicendo non posso, non riesco, in realtà dovremmo dire non voglio”. E mi sembra che Seneca, così come in tante altre faccende umane, si sia di molto avvicinato alla verità.

Ma come funzionano e si instaurano le abitudini? Cerco di semplificare e di spiegarmi con un esempio:

La maggior parte di noi guida l’automobile e in un passato lontano, o vicino, abbiamo appreso dei movimenti, o meglio una sequenza di questi, che ci permettessero di imprimere all’auto la nostra volontà, quali per esempio, la successione di operazioni da compiere per cambiare la marcia.

Questi movimenti innaturali e non spontanei, all’inizio venivano compiuti con la partecipazione di una buona dose di attenzione e di volontà intenzionale, tanto da richiedere una viva concentrazione.

Dopo un certo tempo, variabile da persona a persona, questi stessi movimenti, o sequenza di essi, divenivano automatici, ossia non necessitavano più di uno sforzo attentivo, tanto da permetterci di compierli, senza essere concentrati su essi e quindi compierli contemporaneamente ad altri atti, invece volontari, quali per esempio parlare al telefono, o con un compagno di viaggio.

Tutto ciò era reso possibile dal fatto che, il nostro cervello, aveva acquisito la sequenza sempre uguale di movimenti ripetuti e ne aveva spostato l’esecuzione ad un centro inferiore, dell’automatismo

Immaginiamo che dopo del tempo abbiamo cambiato auto, e ora ne possediamo una con il cambio automatico.

I primi tempi, in cui adoperiamo questa auto nuova, saremo portati, istintivamente a ripetere la successione dei gesti che abbiamo appreso, atti a cambiare la marcia e per evitare questo, dobbiamo di nuovo esercitare la nostra attenzione, per modificare l’abitudine appresa in precedenza e acquisire un nuovo automatismo.

Per far avvenire ciò, il nostro cervello ha dovuto spostare l’automatismo precedentemente acquisito, dalla zona di esso inferiore, ove sono depositati tutti gli automatismi, ai piani più alti della coscienza; qui, disattivare l’automatismo precedentemente appreso e sostituirlo con la nuova successione di gesti (del cambio automatico), trasferendo poi questa nuova successione ai piani inferiori deputati al controllo degli automatismi, costituendo quindi un nuovo automatismo al posto del precedente.

Operazione, che si evince, complessa e impegnativa e che richiede un certo sforzo cosciente.

Questo meccanismo complesso, entra in funzione ogni qual volta in noi si instaura una abitudine, la cui esecuzione diviene, dopo un certo periodo di tempo automatica e quindi compiuta senza la necessità di una volontà cosciente.

Per rimuovere una abitudine, è necessario che si percorra il cammino inverso, che abbiamo illustrato in precedenza.

Immaginiamo che io da bambino abbia acquisito l’abitudine di mettere le dita nel naso, e ora adulto, lo continui a fare automaticamente, senza pensare.

Poi nella vita qualcuno mi faccia notare che è una pratica maleducata.

Per rimuovere questa pessima abitudine io dovrò, ogni volta che spontaneamente sarò portato a mettere le dita nel naso, esercitare un atto di volontà cosciente, per impedirmi questo gesto, fino a che non lo compirò più.

Detto questo Vi chiederete cosa c’entri tutto questo con le abitudini al Tempo del Coronavirus.

Domanda legittima e naturale.

Lo scoprirete alla prossima puntata, o meglio, pagina del Diario.

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