L’antica pescheria di Rossano, racconto di Martino A. Rizzo

Essì, era bella la nostra pescheria, era viva, animata, piena di pescatori che vendevano il risultato della loro nottata di duro lavoro e piena di rossanesi che andavano a comprare.

Era vicina alla Cattedrale e a Piazza del Popolo, due centri cittadini molto attrattivi. A dire il vero, il vescovo dell’epoca, Domenico Marsiglia, non gradì tanto l’opera che era iniziata a novembre del 1931 con i lavori affidati all’impresa dell’ing. Gaetano Morello. O, forse, più che il vescovo era il clero rossanese che non gradiva che gli schiamazzi dei pescivendoli potessero disturbare le funzioni religiose. Infatti i pescivendoli erano soliti elogiare e promuovere a squarciagola la vendita della loro merce e siccome erano tanti la confusione nella zona si creava. Così al podestà Ignazio Pisani toccò il 25 gennaio del 1932 recarsi in Curia per convincere tutti sulla bontà dell’opera i cui lavori potettero proseguire realizzando quell’affascinante edificio in stile liberty che si può ammirare ancora oggi.

E i rossanesi, con la graffiante ironia che li contraddistingueva, coniarono la filastrocca che descriveva la storia della costruzione della pescheria e che all’epoca era sulla bocca di tutti: «Bonsignuri nu bolia ca si facia a pischeria. Ma per amuri e Pignataro a pischeria sa de fare». Pignataro era un farmacista la cui farmacia aveva prima per vicini dei pescivendoli.
E poi la pescheria aveva tutt’intorno una serie di negozi che rappresentavano un grande polo attrattivo per i rossanesi che dovevano fare la spesa.
Dietro la pescheria venne anche ricavato un gabinetto pubblico, mentre proprio di fronte all’edificio c’era il fornitissimo negozio di generi alimentari dello “Zurro”. Ma tutta la strada era un coacervo di negozi di ogni tipo, casalinghi, tessuti, tabacchi, fino ad arrivare in Piazza del Popolo, piena anch’essa di negozi e con il grande frutta-e-verdura di VicenzƏ e TirannƏ.

Parlando di pescheria, non si può infine non ricordare ‘Ntoni e Guardaboschi, un personaggio molto particolare che “jettava u bannƏ”, faceva il banditore, e andava in giro nei quartieri cittadini annunciando l’arrivo del pesce fresco alla pescheria. Insomma, i giovani che oggi passano per quelle strade e vedono porte e portoni chiusi devono sapere che fino a qualche decennio fa lì c’era un pulsare di attività e tanta, tanta vita.

Martino A. Rizzo

 

I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a

Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica

sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato

il romanzo Le tentazioni della

politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri

del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito

anticabibliotecacoriglianorossano.it. Nel 2019 ha curato la pubblicazione

dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,

Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,

Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.

Da fotografo dilettante cerca di cogliere

con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio

e le sue foto sono state pubblicate nel volume di poesie

su Rossano Se chiudo gli occhi.

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