L’aggressività al tempo del Coronavirus di Domenico Mazzullo

L’Aggressività al Tempo del Coronavirus – Il Coronavirus, accanto agli innegabili e gravissimi danni che ha comportato, che comporta e che comporterà alle nostre esistenze, oltre naturalmente alle vite che ci ha rapito, ha qualche modesto, assolutamente involontario merito, per chi ha desiderio e interesse di studiare il comportamento umano, quando si trova esposto a differenti situazioni, come questo comportamento cambia rapidamente e sempre allo stesso modo, quando mutano, anche di poco, le condizioni esterne.
Mi piace osservare le persone, i loro volti, i loro atteggiamenti, gli abbigliamenti che indossano, gli accessori, in primis le scarpe, che rivelano moltissimo, le loro movenze, le espressioni del viso, i loro gesti automatici e inconsapevoli, a volte, se sono fortunato dei frammenti di conversazione.
Un osservatorio privilegiato e ottimale è l’autobus o il tram, entrambi fonti di un campionario umano interessantissimo e estremamente variegato.
L’osservazione migliore si attua quando il mezzo di trasporto è semivuoto, o comunque poco frequentato. Allora si colgono le occasioni più interessanti di osservazione e di studio.
Per prima cosa bisogna scegliere in nostro soggetto di osservazione, tra le persone presenti e non affiderei questa scelta alla pura razionalità, ma mi lascerei guidare dall’istinto che via via si affina con l’uso, lasciando a lui la libertà di fissarsi sul soggetto che spesso del tutto irrazionalmente ci attrae.
Una volta individuato il soggetto di osservazione, bisogna procedere con metodo, dal basso in alto, o viceversa, senza trascurare nessun particolare, anche il più insignificante, a prima vista, ma che potrebbe rivelarsi prezioso nella nostra indagine.
E’ indispensabile porsi in una posizione ove l’osservazione è possibile e delle migliori, ponendo moltissima attenzione a non essere individuati come osservatori, assumendo possibilmente un’aria svagata e distratta.
Mai fissare direttamente il soggetto, men che meno a lungo e con insistenza, procedendo però ad un esame ed una catalogazione metodica di ogni particolare, anche il più apparentemente insignificante.
Particolare attenzione va rivolta all’orologio da polso, soprattutto per gli uomini e ad eventuali braccialetti al polso. L’osservazione deve essere continua e discreta, mai invasiva e irrispettosa.
Con il tempo e l’esercizio si possono ottenere risultati molto pregevoli.
Perché questo lungo preambolo? Perché l’uso dei mezzi pubblici in questi tempi ci fornisce un fulgido esempio di come in un brevissimo lasso temporale i nostri comportamenti e le nostre reazioni istintive, siano mutate radicalmente, come ho premesso.
Ora vige il rigidissimo precetto del distanziamento sociale, piuttosto difficile da realizzarsi in uno spazio piccolo come un mezzo pubblico, ma a prima vista, sembra che tutti siano animati da cortese e rispettosa buona volontà, producendosi in sorrisi, ammiccamenti e gentilezze varie fino a che il messo di trasporto pubblico è semivuoto e il distanziamento sociale può essere pienamente realizzato.
Ma è sufficiente che alla prossima fermata nessuno scenda abbandonando il mezzo e” horribile visu”, invece dei nuovi passeggeri salgano aumentando evidentemente il numero di questi e conseguentemente riducendo lo spazio vitale di ognuno , perché uno stato di palpabile e crescente tensione emotiva, si insinui subdolamente tra gli ospiti del mezzo di trasporto, i quali iniziano a guardare i nuovi saliti, con insofferenza e ostilità, che spesso raggiunge i limiti superiori dell’odio vero e proprio colpevolizzandoli per essere saliti e quindi aver osato ridurre il loro spazio vitale. Tutto questo avveniva già in tempo di pace, ma ora, che la guerra contro il Coronavirus è stata proclamata e vige ancora il coprifuoco, con conseguente divieto di assembramento, la attenzione al rigorosissimo rispetto delle distanze di sicurezza è diventata assillante e angosciante.
Scene di guerriglia urbana sono frequenti tra i passeggeri, che solo poco prima, ad autobus vuoto, si sorridevano, se, riducendosi lo spazio disponibile, uno di essi si avvicina troppo all’altro anche inavvertitamente e distrattamente, manifestandosi e rendendosi evidente una aggressività abnorme, insorta e sviluppatasi in brevissimo tempo e nello spazio tra una fermata e l’altra.
Questa rapidità nel mutamento di atteggiamento, passato da una cortesia di maniera ad una immediata aggressività verbale, se non addirittura fisica, dà la misura di come l’epidemia abbia radicalmente mutato e in brevissimo tempo il nostro sentire e la nostra disponibilità verso gli altri, assottigliatasi talmente da essere superata, in un battito d’ali e senza alcun freno inibitorio, morale, culturale. Non che questa aggressività non fosse già presente in alcuni di noi, ma ora si attiva e si esprime con molta maggiore facilità e immediatezza, come se ogni altro essere umano fosse non più una persona come noi, ma un potenziale pericoloso nemico da tenere lontano. Colpa del Coronavirus tutto questo?
A mio parere no. Il Coronavirus l’ha solo evidenziato

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