Il poeta statunitense Charles Olson recita: “Qualunque cosa tu abbia da dire lascia le radici attaccate, falle penzolare con il terriccio giusto per chiarire da dove sono venute”. E di sicuro a Nacho le radici con il terriccio sono rimaste attaccatissime. Il bisnonno Agostino, rossanese, figlio di Michele, era nato l’8 febbraio 1873 e di mestiere faceva il muratore.
In cerca di un futuro migliore, a vent’anni emigrò in Argentina per tentare la fortuna. Tornato a Rossano si sposò con Antonia Caruso e il matrimonio fu allietato da otto figli. Terminata la prima guerra mondiale, Agostino e Antonia, per sfuggire alla fame e ai pericoli di un nuovo conflitto, decisero di ripartire per l’Argentina con tutta la famiglia. Così a fine agosto 1922, da Genova, sulla nave Pincio, lasciarono l’Italia per sempre e dopo circa un mese approdarono a Buenos Aires.
È da qui che partono quelle radici con il terriccio che non si è mai staccato ed è da qui che parte la ricerca continua di Nacho sulle sue origini. Uno studio incessante, ricco, alimentato sempre dalla ricerca di documenti, di nuovi elementi, che sia il soprannome della famiglia nel paese degli antenati o gli avi che militarono nell’esercito borbonico.
In Argentina la comunità calabrese è tra le rappresentanze regionali più numerose. Per primi iniziarono a riunirsi i Coriglianesi di Buenos Aires che nel 1927 costituirono l’associazione calabrese, la Cuor Buorum. Successivamente questa si fuse con altre due associazioni, il Círculo Calabrés e il Centro Calabrese, confluendo tutte nell’Associazione Calabrese di Buenos Aires, che quest’anno celebra ben 93 anni di vita.
L’associazionismo regionale in Argentina rappresenta un grande motore per ricercare, immagazzinare e tramandare il patrimonio etnico e culturale dei padri emigrati. I figli di italiani nati in Argentina, e poi i nipoti e pronipoti, sentirono e continuano a sentire il legame ancestrale con l’Italia. Vogliono sapere da dove sono partiti gli antenati, chi erano e tutto quanto serve a tenere vivo quel percorso di vita che li riporta alle proprie origini. In questo contesto Nacho svolge un ruolo da protagonista, così come ha sempre fatto la sua famiglia.
Ignacio ha conseguito la laurea in turismo presso l’Università Nazionale di Avellaneda. Successivamente ha ottenuto la specializzazione in lingua e cultura italiana presso l’Università per Stranieri di Perugia e attualmente studia Storia presso la Pontificia Universidad Católica Argentina. Insegna italiano come docente in diversi istituti e associazioni italiane e, inoltre, fa ricerca in materia di turismo, storia e immigrazione, coordinando a livello universitario progetti legati a queste discipline. Inoltre è incaricato di svolgere il corso di lingua italiana dell’Associazione Mutua e Culturale Calabrese di Buenos Aires.
Quest’anno la Fondazione Italiani.it, la rete degli italiani nel mondo, gli ha assegnato il titolo di “Difensore e Promotore dell’italianità” nell’ambito della XX Settimana della Lingua Italiana nel mondo. Nacho è la prima persona a conquistare questo prestigioso premio istituito nel 2020. E pensare che sia toccato proprio a un discendente di rossanesi, e ambasciatore della rossanesità in una terra lontana, non può che inorgoglire.
Martino A. Rizzo
I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C
Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a
Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica
sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato
il romanzo Le tentazioni della
politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri
del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito
anticabibliotecacoriglianorossano.it. Nel 2019 ha curato la pubblicazione
dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,
Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,
Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.
Da fotografo dilettante cerca di cogliere
con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio
e le sue foto sono state pubblicate nel volume di poesie
su Rossano Se chiudo gli occhi.