La Riflessione. Anche Gesù era un profugo: se (ri)nascesse oggi, sarebbe un ‘’carico residuale’’ proprio come i migranti per Matteo Piantedosi, Ministro dell’Interno attuale

‘’Dio, patria e famiglia’’. Crocifisso in classe, rosario al collo, carico residuale morto ammazzato in mare. Il motto dell’estrema destra – oggi al potere – si è concretizzato pienamente giorno 5 novembre, durante una conferenza stampa convocata in prefettura a Milano.  «La nave dovrebbe lasciare le acque nazionali, con tutto il resto del carico che ne dovesse residuare». Così si esprime il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, riferendosi allo sbarco parziale dei migranti salvati dalla nave Sos Humanity 1, attualmente ancora ferma al porto di Catania con 35 persone a bordo – persone che il titolare del Viminale considera “carico” – accompagnata dall’attributo ‘’residuo’’ che personalmente ho visto e mi sentirei di associare sempre a cose e mai a persone. Si canta: «Se c’è ancora davvero un confine tra il bene ed il male». Brunori, so che sei deluso, siamo sul fronte opposto, siamo oltre il confine del male. Vediamo le immagini strazianti derivanti dalla scelta delle genti, vicinissime a quelle di deportazione. «Così dovremmo salvare tutti», gridano a gran voce i residuali di umanità ed empatia, tornati dalla messa la domenica, convinti che sia un male farlo, convinti che non sia un nostro dovere. Il problema dei migranti non si può risolvere certamente riversando gli abitanti di un territorio in un altro, anche solo per una questione di spazio oltre che meramente economica e di sussistenza. Ma siamo sicuri che si possa soltanto lasciarli morire in mare? È questo tutto ciò che possiamo fare? Quando non hai niente da perdere e conosci la disperazione, fai di un battello un’isola felice e stabile, ti dai l’opportunità di (sopra)vivere. «Abramo e Sara in tarda età lasciarono la loro patria in risposta alle promesse di Dio» (Genesi 12,1-3).

Intanto soprattutto quest’anno non mancherà il bel presepio nelle nostre case, col bambinello fuggito con i suoi genitori dalla Palestina in Egitto, terra d’esilio perfetta per i perseguitati. «Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo. Egli si alzò nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: dall’Egitto ho chiamato mio figlio» recita il Vangelo di Matteo (2,13-15). Povertà, fuga, sofferenza: nessuna traccia di carico residuale, all’epoca e per le Scritture. Anzi no, c’è, eccolo qui: «Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò a un albergo e si prese cura di lui» (Vangelo di Luca 10,33-34). D’altronde, il Presidente Meloni, nel 2018, dichiarava una soluzione concreta al problema ‘’migranti’’, che oggi, fresca della sua nuova carica, viene ascoltata: «Ci servono immigrati? Prendiamoli in Venezuela. Sono cristiani e di origine italiana» – e infatti, il Vangelo di Matteo ci insegna: «In ciascuno di loro è presente Gesù, costretto, come ai tempi di Erode, a fuggire per salvarsi. Nei loro volti siamo chiamati a riconoscere il volto del Cristo affamato, assetato, nudo, malato, forestiero e carcerato che ci interpella» (25,31-46). E d’altronde, il Vangelo di Luca ci insegna: «Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò a un albergo e si prese cura di lui» (10,33-34). E d’altronde, Gesù stesso ci insegna, sempre nell’episodio dei discepoli di Emmaus: «Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo» (Vangelo di Luca 24,15-16). Pensavo che la drammatica scelta tra le vite si fermasse a quella in pandemia, quando i posti in ospedale erano ridotti e i bisognosi troppi, ma disgraziatamente: «Le emicranie sono come i buoni propositi. Ce ne si dimentica appena il male è passato». Il nostro male è passato, andate e dimenticate in pace. Nessuno dica al nostro Presidente del Consiglio che Gesù non fosse italiano: la nostra economia ha bisogno del commercio di Natale e Gesù, se (ri)nascesse oggi, rischierebbe di essere un ‘’carico residuale’’, esattamente come i migranti. Oggi, 2022, Gesù è morto di nuovo e sotto un nuovo Ponzio Pilato, congiuntamente alla nostra patria, alla nostra famiglia, alla nostra umanità.

Virginia Diaco

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