La lettera. La tracotanza delle istituzioni frena lo sviluppo

Riceviamo e pubblichiamo una lettera riservata di un cittadino che affronta temi delicati attinenti la giustizia e lo  sviluppo. Di seguito il testo:

Sono un cittadino di Corigliano-Rossano, amareggiato per il declino sempre più marcato che vive il nostro territorio, sia in termini di isolamento istituzionale che in termini di turismo e di sviluppo e quindi di lavoro.

A mio modesto parere, i nostri mali derivano dall’incompetenza e dalla mancanza di volontà di chi ci governa anche a livello locale.

Per quanto attiene la spoliazione degli uffici pubblici dal nostro territorio, vedi “tribunale”, nessuno ci ha mai detto quanti magistrati dell’ex Tribunale di Rossano erano stati querelati, né quanti ne erano stati segnalati disciplinarmente al CSM, ed in particolare nessuno ci ha detto se il CSM aveva preso qualche provvedimento, ovvero il perché non li aveva presi nel superiore interesse del popolo italiano che con gli esposti chiedeva loro,  semplicemente un aiuto ed abbiamo invece ricevuto solo il silenzio del Ministro della Giustizia che, in verità, non è stato nemmeno adeguatamente sollecitato dai nostri politici locali che hanno solo dimostrato spregiudicata indifferenza alle necessità del popolo.

Per quanto riguarda il turismo e lo sviluppo, sono due tematiche che camminano a braccetto. Il turismo, per svilupparsi, necessita di strutture diversificate e spalmate su tutto il territorio, senza avere paura della concorrenza di strutture similari.

Noi invece ci troviamo un protezionismo esponenziale che riduce il turismo all’osso, attraverso il dispotico controllo e l’azzeramento di ogni iniziativa turistica proveniente dai cittadini, difatti, (sul litorale ex Rossano esiste solo un hotel)Si veda per esempio i piani di lottizzazione e la loro gestione a livello comunale, con l’ufficio tecnico che approva sistematicamente ciò che bocciaSembra un gioco di parole ma è proprio così. Secondo la legge nr. 241/90 i procedimenti amministrativi sono regolati e cadenzati, ma nel nostro comune non è così. La legge vorrebbe che una richiesta nel campo edilizio debba soggiacere al principio secondo il quale, la domanda deve giungere al dirigente dell’ufficio tecnico che può trattenerla a sé  per la trattazione, oppure assegnarla ad un responsabile del procedimento.

Poi, la legge prevede che il responsabile del procedimento, entro 30 giorni chieda ai committenti spiegazioni o integrazioni assegnandole un tempo per adempiervi.

La legge impone, quindi,  che se le spiegazioni e le integrazioni non vengono richieste ovvero vengono fornite, il responsabile del procedimento ha l’obbligo di esprimere parere favorevole e firmarlo, quindi spedire il suo parere con tutta la documentazione al responsabile del provvedimento e quanto il responsabile del provvedimento è il consiglio comunale egli deve spedirlo direttamente senza l’intermediazione di nessuno.

Nel nostro comune invece non è così. Il dirigente dell’ufficio tecnico si comporta in modo assolutamente contrario e quindi, in assenza di richieste di integrazioni o di spiegazioni al committente, esprime autonomo parere favorevole obbligando contestualmente il committente a rifare tutto quello che gli viene spacciato per approvato.

Non solo, anche il TAR Calabria supporta l’ufficio tecnico di CoriglianoRossano affermando che l’amministrazione comunale non è soggetta alle leggi dello stato italiano (vedasi per ultimo sentenza n. 01111/2019 Reg.Prov.Coll. Nr. 00071/2019 reg.ric. del 01/06/2019).

Stando così le cose, il cittadino diventa assolutamente impotente di fronte a tutto questo:

  • quando segnala l’anomalo o addirittura delittuoso comportamento dei giudici non succede nulla a chi ha sbagliato, ma viene punita l’intera comunità sopprimendo un presidio di giustizia come l’ex Tribunale di Rossano;
  • quando gli viene approvato qualcosa gli viene anche imposto di rifarla e nessuno prende provvedimenti contro decisioni così assurde, anzi noi cittadini veniamo anche vessati dai giudici del Tar Calabria che si schierano senza riserve contro noi cittadini che veniamo addirittura anche minacciati di non essere stati condannati a pagare le spese di controparte solo perché la controparte non si è costituita.

Questo stato di cose m’impone di pensare, di non aver capito bene, se la città di Corigliano-Rossano è ubicata in Italia oppure in qualche altro posto del mondo, dove i cittadini non hanno alcun diritto e le leggi scritte hanno lo stesso valore giuridico che lo “STATUTO ALBERTINO” aveva per il Re d’Italia.

Egregio Direttore Matteo Lauria, spero che questo scritto susciti il giusto interesse per portare la città di Corigliano –Rossano in Italia. In quell’Italia la cui vita è regolata dalle leggi dello Stato italiano e non come si sta facendo finora. 

Lettera firmata.

 

 

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