INTERVISTA. Campolo passa a FDI. Il futuro centrodestra, la fusione, il Governo Stasi


Corigliano Rossano – Gioacchino Campolo, già candidato a Sindaco della ex città di Corigliano e Consigliere comunale e provinciale, con ruoli importanti nel movimentismo civico e successivamente in Forza Italia, ha deciso di aderire al partito della Meloni Fdi. L’ex azzurro, alle ultime elezioni amministrative del nuovo Comune di Corigliano Rossano decideva di sostenere il candidato a sindaco Gino Promenzio.

-Perché la scelta di entrare a far parte di Fdi ? 

Per noi è un ritorno a casa. La nostra famiglia, la nostra storia. Riprendiamo un percorso politico che ci ha regalato moltissime emozioni ed arricchito d’esperienza politica e di vita.

Un percorso lungo, longevo che parte dal mondo giovanile, passando per quelle magnifiche esperienze di rappresentanza universitaria, fino alla presenza sul nostro territorio. Un percorso condiviso con una comunità umana e politica che oggi ritroviamo.

2 – Ci sono le condizioni nella nuova città di aggregare le varie anime interne alla destra jonica e di ricomposizione dell’intero centrodestra? 

E’ la città che ha un’anima di centrodestra. Noi abbiamo il dovere, in tutta questa area, di risvegliare il tessuto culturale e sociale di chi storicamente guarda con attenzione a quel mondo. E’ giusto, dunque, ripartire dalla storia politica di questa comunità, dalla nostra storia politica che per molti aspetti è stata gloriosa, consapevoli però che il nostro popolo ci chiede un approccio diverso e riferimenti nuovi, un cambiamento radicale nei linguaggi e nelle rappresentanze. L’obiettivo, dunque, è ricompattare quella base culturale e sociale; proporre nuovi riferimenti ad un popolo, quello di centrodestra, che a Corigliano Rossano è rimasto orfano.

3 – Oggi, chi ritiene l’avversario elettoralmente più temibile per il centrodestra (qualora si ricompatti) in questa città ? 

L’obbiettivo è la costruzione di una proposta politica che possa definirsi tale. Non possiamo più permetterci improvvisazioni. In tale ottica non si può temere nessuno. Quando il confronto è tra progetti politici, visioni e idealità, seppur contrapposte, chi ne gode è il popolo. Pensiamo, infatti, si debba necessariamente ripartire dalla Politica.

4 – In vista delle elezioni regionali si suppone un frazionamento eccessivo di candidature. Il rischio è che quest’area possa non essere rappresentata nel futuro Consiglio regionale. Come affrontare questo tema? 

Non crediamo che la buona rappresentanza dipenda dalla quantità. Crediamo che la qualità di chi ti rappresenta possa fare la differenza. Sicuramente è importante avere delle presenze in Consiglio Regionale ma il punto è un altro: si vince e si perde insieme. La Calabria è l’ultima Regione d’Europa. Le altre Regioni meridionali hanno conosciuto e stanno conoscendo epoche di emancipazione e di sviluppo. Solo la Calabria è ferma al palo. Il prossimo governatore, a nostro avviso, dovrà fare scelte precise in settori su cui investire seriamente ed, analogamente, puntare in zone ritenute trainanti per tutta la Regione. Dobbiamo perciò rifiutare politiche a macchia di leopardo senza una strategia, cosi come finanziamenti a pioggia che accontentano molti ma che non creano sistema e dunque sviluppo per tutti.

La Calabria ha una chiara vocazione turistica ed agricola, e noi, a questo dovremo puntare. Con la consapevolezza che la Sibaritide, in tale ottica, diverrebbe naturalmente una delle motrici dello sviluppo di tutta la Regione. Dunque, dovremo essere forti delle nostri ragioni, e per quelle batterci. Ragioni che possono partire dalla Sibaritide, come crediamo fortemente, ma che devono riguardare tutti i Calabresi. Con l’orgoglio e la presunzione che la Calabria è una terra unica.

5 – Che idea si è fatto dei primi cento giorni dell’amministrazione Stasi? 

Siamo consapevoli che qualsiasi maggioranza avrebbe avuto innumerevoli difficoltà dettate dalla mancata programmazione di una fusione non del tutto condivisa. Con serietà e senza strumentalità valuteremo le azioni di governo. Il nostro compito, però, è quello di costruire l’alternativa politica a questa maggioranza di sinistra, immaginando un modello di governo diverso di guida della Città.

6 – Quali a suo parere le vere emergenze da affrontare?

Alle nostre latitudini tutto è emergenza. Potremmo parlare di un grande piano per il lavoro, di politiche a favore delle partite IVA e delle professioni ormai al collasso e che nessuno difende, di una necessaria riqualificazione ambientale, di una burocrazia soffocante ma la vera emergenza è lo stato della SANITA’ in Calabria. L’aspettativa di vita media dei Calabresi è di 15 anni inferiore rispetto ai Trentini, causa i livelli di assistenza sanitaria al di sotto della media. Tutto questo non è più tollerabile. La battaglia per una sanità migliore dovrebbe impegnare tutte le classi dirigenti in maniera bipartisan. Siamo ad un livello di precarietà delle strutture e del personale medico che anche i colori politici non hanno più un senso vero.

7 – E’ un’epoca in cui vince quel politico che sa arrivare meglio alla pancia degli elettori, non tanto alle coscienze. Condivide? 

Si, certamente.

Per fortuna la politica sta ritornando e se non hai radici profonde e struttura politica fai magrissime figure, come sta già succedendo al livello nazionale. Peraltro è evidente che la “politica” del vaffa e del selfie abbia esaurito la sua spinta. Purtroppo la sua improvvisazione si tradurrà inevitabilmente in conseguenze negative da un punto di vista amministrativo ed in nefaste conseguenze sociali per causa della disseminazione della cultura dell’odio, strategia usata per recuperare consenso.

C’è da dire pero che il successo di questi movimenti, improvvisati e di rivolta, sono da intendersi come una reazione del popolo ad una classe politica e partitica chiusa in se stessa. Una grande manifestazione di dissenso pacifica e democratica verso un sistema ormai intollerabile, specialmente al Sud. Ecco dunque che la Politica, i Partiti devono cogliere l’occasione per rigenerarsi, proporre modelli chiari e senza ambiguità, distinguersi per temi e battaglie. E soprattutto non ripetere gli errori del passato.

L’approccio di Fratelli d’Italia in tal senso è motivante per la nostra scelta. Ripartire dalla nostra storia ma con modelli e riferimenti nuovi.

8 – La fusione è servita a potenziare i rapporti di forza con le altre grandi città della Calabria? Coglie qualche segnale o non è cambiato nulla? 

I rapporti di forza si tengono con la qualità e con l’autorevolezza. Non è una questione di numeri. La fusione è stata fatta passare come la panacea di tutti i mali da una certa classe politica e non solo. Invece, una così ambiziosa e complessa operazione andava pianificata e programmata. E soprattutto condivisa e partecipata. Oggi paghiamo quella improvvisazione, e probabilmente, prima di scorgerne risultati passerà del tempo. Di certo, toccherà ad una nuova generazione, e a questa consiliatura in particolare, l’onere e l’onore di portare avanti questo progetto, di dare una prospettiva a questa terra, di immaginare il futuro delle prossime generazioni.

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