A far scattare l’aggravamento della misura cautelare l’ipotesi accusatoria secondo la quale l’ex magistrato avrebbe ricevuto pressioni al fine di ritrattare alcune dichiarazioni precedentemente rese agli inquirenti. La difesa, che ha proposto appello avverso tale ordinanza, ha evidenziato, tra l’altro, come tali dichiarazioni attengano a vicende del tutto diverse rispetto a quelle riportate nel titolo cautelare.
Tesi, questa, accolta dal Tribunale di Salerno – Sezione Riesame che, tra le motivazioni alla base della decisione, ha ritenuto non possibile l’aggravamento di un titolo cautelare per il supposto inquinamento probatorio rilevatosi in relazione a vicende e fatti diversi. Lo stesso Tribunale ha inoltre riconosciuto come Petrini non abbia modificato le dichiarazioni in merito alle vicende oggetto di titolo cautelare, inquadrando poi le “dichiarazioni non riscontrate o ritrattate” nell’ambito di una normale evoluzione di un rapporto collaborativo, spesso fatto di ricordi non chiari e di dichiarazioni non riscontrabili. Anche il colloquio con la ex moglie viene definito dai giudici del Riesame quale “normale conversazione familiare” nel corso della quale la donna avrebbe esternato le sue preoccupazioni, più che un tentativo di influenzare le dichiarazioni dell’ex coniuge.