Incendi devastano l’Alto Jonio e Ranù chiede lumi sull’acqua

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Incendi e carenza idrica: questi, insieme alle criticità endemiche della sanità, i problemi che tengono sulla graticola l’Alto Jonio. Per fortuna le due problematiche non sono interdipendenti perché a spegnere gli incendi che stanno devastando tutto il patrimonio ambientale si provvede con acqua di mare, altrimenti tutto il comprensorio andrebbe a fuoco. Dopo la devastazione dei boschi di Albidona e Trebisacce verificatasi negli ultimi giorni, ieri il testimone, sotto forma di torcia accesa, è passato in mattinata nei territori di Amendolara e di Roseto Capo Spulico e nel pomeriggio di nuovo a Trebisacce e più tardi a Rocca Imperiale. Nei quattro incendi concomitanti il fuoco, con la complicità del forte vento, ha imperversato a lungo seminando distruzione e panico tra le popolazioni locali. A Roseto ha distrutto una vasta area di verde, tra cui gran parte dei secolari pini che fiancheggiano la S.S. 106 nel tratto non ancora ammodernato che transita sul fiume Ferro divenuto un vero e proprio cerchio di fuoco, con fiamme altissime e dense cortine di fumo. Qui infatti, a causa dell’interruzione del traffico per questioni di sicurezza, si è formata una coda chilometrica che, anche a causa delle alte temperature, ha creato disagio e panico tra gli automobilisti e i camionisti intrappolati nel traffico e impossibilitati ad andare né avanti, né indietro. Altrettanto gravi i danni ambientali degli altri incendi anche per l’insufficienza di uomini e mezzi, tanto che il primo Canadair si è visto solo nel tardo pomeriggio.

incendiNon meno grave la situazione della carenza idrica dovuta alla prolungata e anomala siccità che ha colpito tutta l’Italia ma che ha trasformato il territorio dell’Alto Jonio, notoriamente arido a siccitoso, in un’appendice dell’Africa sub-sahariana. La drastica riduzione della dotazione proveniente dalla Condotta del Sinni gestita dal Consorzio di Bonifica dei Bacini dello Jonio, che parte dalla Basilicata e arriva fino a Trebisacce, ha creato un grave malessere in particolare tra gli agricoltori della Piana Rocchese caratterizzata oltre che dalla produzione del rinomato limone IGP di Rocca, dalla presenza di una estesa agricoltura intensiva che ha bisogno di essere irrigata a dovere e in modo sistematico e che, invece, in questo periodo soffre la sete. Ecco allora che il sindaco Giuseppe Ranù facendosi interprete delle lagnanze degli operatori agricoli, si è adoperato per fare luce sulle eventuali anomalie nell’assegnazione delle quote di acqua spettanti ai singoli comuni facendo presente che a Rocca Imperiale che dispone di oltre 400 sui complessivi 700 ettari di terreno irriguo, spetta una proporzionata quantità di acqua e, siccome nel recente incontro svoltosi a Rocca con la dirigenza del Consorzio non tutto è stato chiarito, il sindaco Ranù, al fine di valutare eventuali altre iniziative, ha scritto al presidente del Consorzio prof. Marzio Blaiotta ed al presidente Oliverio per sapere: -quanti sono il litri al secondo concessi dalla società “Bradano-Metaponto” che gestisce l’acqua del Sinni al Consorzio di Bonifica nei mesi che vanno da aprile a luglio; -quali sono i criteri e gli atti di ripartizione adottati dal Consorzio di Bonifica; -quanti sono gli ettari “a domanda” ricadenti nel territorio di Rocca e quelli ricadenti nel restante territorio e, infine, -copia del regolamentato che disciplina la ripartizione dell’acqua a scopo irriguo.

(fonte: La Provincia di Cosenza)

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