Illuminazione, sospetti sull’appalto. Istanza sul tavolo della commissione

corigliano

Qualcosa di torbido si muove attorno all’appalto sulla pubblica illimunazione a Corigliano. A rendere complessa la ricostruzione di ciò che ruota attorno a questa vicenda, l’intervento del consigliere comunale, Francesco Madeo, del gruppo consiliare Aria Nuova-Riferimento Popolare a cui sarebbe stato impedito di svolgere le sue funzioni di consigliere a tal punto da doversi rivolgere ai componenti la commissione d’accesso e al sindaco Giuseppe Geraci. Madeo parla di carta bollata. Ritiene si essere stato denunciato, secondo quanto egli stesso scrive, dal titolare della ditta vincitrice dell’appalto. “Può anche darsi che ciò sia accaduto ma fino ad oggi non mi è stato notificato nulla. Ma se ciò fosse vero, certamente non mi lascerò condizionare da nulla, perché come ho avuto modo di dire in diverse circostanze- afferma Madeo- in questa vicenda è necessaria chiarezza”.
Madeo nei giorni scorsi ha protocollato una richiesta indirizzata ai commissario e al primo cittadino: “Come si ricorderà – afferma il consigliere Madeo – lo scorso mese di ottobre avevo protocollato una richiesta di accesso ad atti pubblici, con specifico riferimento al Servizio di Pubblica illuminazione. Ebbene detta richiesta a distanza di mesi non veniva evasa. Così – prosegue Madeo – il 22 febbraio scorso l’ho reiterata.
Da allora sono trascorsi ulteriori due mesi e la richiesta non è stata evasa.
Ai commissari Romano, Scozzese e Tavanzo, nonché al sindaco Geraci ho sottolineato che il persistere dell’inattività da parte dell’organo preposto alla consegna della summenzionata documentazione non permette al sottoscritto, nella qualità di consigliere comunale, di esercitare il mandato consigliere democraticamente affidatogli dai cittadini, con pregiudizio e danno per la propria attività politica.
Inoltre sottolineano – prosegue Madeo – che siffatta documentazione veniva richiesta anche al fine di una preventiva verifica circa l’avvenuta esecuzione del disposto della sentenza del Tar Calabria n. 467 del 3.5.2006. Concludevo la mia istanza inviando i destinatari della mia missiva di voler adempiere al controllo suindicato data l’impossibilità oggettiva da parte dei consiglieri.
Mi rendo conto – aggiunge il consigliere – che una iniziativa del genere non depone certamente bene per l’amministrazione comunale, però non è giusto che un consigliere debba aspettare inutilmente sei mesi per ricevere la documentazione richiesta. E si badi bene tutto ciò viene richiesto per un dovere di rappresentanza istituzionale”.

(fonte: La Provincia di Cosenza)

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