Il Sentimento religioso al Tempo del Coronavirus di Domenico Mazzullo

Il Sentimento religioso al Tempo del Coronavirus – Più volte ho affermato, in questa sede e anche in altre, che non sono credente, non ho avuto il “dono della fede”, forse perché non l’ho meritato, o forse perché la mia psiche è limitatamente troppo razionale per concepire la dimensione della fede, ragion per cui, chi mi conosce si stupirà certamente per questa pagina del Diario al Tempo del Coronavirus, dedicata al sentimento religioso.
Questa pagina nasce e trova le sue ragioni dalle riflessioni, in me evocate e provocate, dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, riguardo alla ormai famosa “Fase II”, che avrebbe dovuto rappresentare una prima apertura verso un allentamento delle misure restrittive fin qui resesi necessarie dalla pandemia da Coronavirus.
Ora, proprio in una situazione di estrema emergenza, quale quella che stiamo vivendo, ancora più drammatica e disorientante perché è la prima volta che ci troviamo ad affrontare una emergenza come questa, le direttive, o le istruzioni, le disposizioni, da parte di chi è in grado di darle, ovvero è deputato a darle, dovrebbero essere chiare, comprensibili, inoppugnabili, assolute e non dovrebbero lasciare zone d’ombra, ove potrebbero, o possono, insinuarsi varie interpretazioni soggettive, ma soprattutto devono essere logiche ed ispirarsi ad un principio informatore che sia chiaro, comprensibile, esplicito e legittimo.
Per non rimanere nel vago, ma scendere ad un discorso concreto, come in questi momenti è indispensabile, due cose nel Decreto emanato domenica scorsa mi hanno lasciato perplesso e credo che abbiamo alimentato polemiche e insoddisfazioni da più parti.
La prima è la esplicita chiusura delle Chiese e degli altri luoghi di culto, a fronte e in contraddizione con altre aperture e liberalizzazioni.
Lo ripeto ancora, non sono religioso, per cui la cosa non mi riguarda personalmente, e frequento le Chiese solo per ammirare le Opere d’Arte in Esse contenute, ma non mi sembra giusto, che a fronte di altre aperture, dettate da motivi di salvaguardia economica, si debba impedire ai fedeli di recarsi nei luoghi del proprio culto, pur nel rispetto di tutte le precauzioni del caso.
Non vedo sinceramente che differenza ci possa essere tra la pericolosità di un Supermercato e la pericolosità di una Chiesa, o un altro luogo di culto.
Mi si obietterà facilmente, che nel Supermercato ci si approvvigiona di beni alimentari e quindi di prima necessità. E per chi prova profondamente la fede entro di sé, non è egualmente una prima necessità la possibilità di vivere il proprio culto nel luogo adibito a questo?
Inoltre non ho mai visto fedeli accalcarsi in Chiesa gli uni sugli altri, incuranti delle più elementari norme di prudenza, irrispettosi delle disposizioni, come invece avviene ahimè in altri luoghi.
Si è detto che queste decisioni sono state prese dietro suggerimento e raccomandazione della comunità scientifica. Benissimo, se così è. Ma allora come si spiega il mezzo passo indietro del Presidente del Consiglio, Che afferma, il giorno seguente, dopo la levata di scudi della CEI, che probabilmente le Messe si potranno di nuovo celebrare a partire dal 10 Maggio, anzi no, forse dall’11 Maggio.
Queste disposizioni, che poi vengono mitigate, modulate, ridotte, articolate, in seguito a proteste e opposizioni, lungi dall’essere rassicuranti, in quanto provenienti da una determinazione, giusta o errata che sia, lo si giudicherà dopo, ma conseguente ad un ragionamento e una convinzione precisa, appaiono come dettate piuttosto dal desiderio di accontentare tutti, senza scontentare nessuno e danno l’impressione a chi a tali imposizioni deve sottostare, di rispondere piuttosto ad un arbitrio e non a una determinazione dettata, lo ripeto, da una logica e da una ragionata convinzione.
Io sono medico, e quando ho di fronte a me un paziente, che aspetta da me un responso, una diagnosi e conseguentemente una terapia, io devo dare a Lui la sensazione di sicurezza nella mia decisione, anche se entro di me quella decisione è stata il frutto di tormentosi ragionamenti, struggenti riflessioni, angoscianti dubbi e incertezze.
 Tutto questo deve avvenire prima, nel chiuso della mia coscienza, ma in seguito la mia risposta deve essere univoca e certa.
E anche il linguaggio deve essere coerente ed esprimere questa certezza.
Cosa vuol dire, nella prima comunicazione del Decreto, il termine “congiunti”, per incontrare i quali sono permessi gli spostamenti? Familiari? E fino a che grado di parentela? Amici da tempo? E da quanto tempo? Fidanzati? Amanti? E anche qui da quando?
Più tardi, a fronte di critiche e dubbi una precisazione: per congiunti si intende “parenti e affini”, ma chi sono gli affini? E successivamente una nuova definitiva lettura: ci si potrà incontrare tra persone cui si è legati da una “relazione affettiva stabile”. Come si stabilisce quando una relazione affettiva è “stabile”?
Mi viene da pensare allora che anche le due persone che sono costrette ad incontrarsi clandestinamente al banco dei surgelati al Supermercato e di cui ho raccontato nella pagina del Diario di ieri, possono a tutto diritto considerarsi “una relazione affettiva stabile” e dal 4 di Maggio incontrarsi finalmente alla luce del sole e non più in mezzo ai surgelati.

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