Il ritratto di San Cristoforo sulla facciata del campanile della Cattedrale, racconto di Martino A. Rizzo

Che c’entra San Cristoforo con Rossano? I rossanesi sono così abituati a quello sbiadito dipinto murale di San Cristoforo sulla facciata del campanile della Cattedrale che ormai ci passano davanti senza farci caso e senza porsi la domanda. Eppure, se ci si sofferma un attimo a riflettere, l’interrogativo sorge spontaneo sul perché proprio questo Santo sia stato immortalato sul lato principale della più importante chiesa della città.

Innanzitutto si può dire che il dipinto originario era del XVIII secolo e il de Rosis sul suo “Cenno storico della città di Rossano” del 1838, a proposito della Cattedrale, racconta che «A sinistra della facciata principale innalzasi il campanile, nel primo piano del quale, dalla parte che guarda ponente vedeasi non ha guari un’immagine di S. Cristoforo…».

Ci fu un tempo in cui le immagini di San Cristoforo erano molto diffuse e soprattutto sulle facciate di chiese e cappelle. Ciò in quanto si credeva che osservandole si sarebbe evitato – per quel giorno – il pericolo di una morte improvvisa e quindi di finire la propria esistenza senza poter avere i conforti religiosi. Questa era un’evenienza particolarmente temuta, perché si riteneva che il non potersi confessare in punto di morte avrebbe allungato la permanenza in Purgatorio o perfino essere condotti all’Inferno in caso di peccato capitale non espiato. Pertanto nelle città l’immagine di San Cristoforo andava posizionata bene in vista, con grandi dimensioni, in modo da consentire a più gente possibile di poterla facilmente vedere. San Cristoforo era anche uno dei quattordici “Santi ausiliatori” invocati per la protezione dalle disgrazie e a lui competeva la protezione dalla peste e dagli uragani Era inoltre il protettore dei viandanti, dei pellegrini e dei mestieri che presupponevano spostamenti frequenti, come carrettiere o venditore ambulante.

Luigi Maini, nel suo libro “Leggenda di San Cristoforo”, pubblicato a Modena nel 1854, racconta che «l’immagine di San Cristoforo dipigneasi solitamente circa l’ingresso delle chiese e sulle facciate di esse, … Credettesi già un tempo che quegli che avesse veduto la imagine di san Cristoforo, fosse salvo per quel giorno di mala morte. Di qui, secondo alcuni, l’uso di porre la statua colossale di lui all’ingresso delle chiese affinché per ragione sì della grandezza sua come del luogo assegnatole, potesse più facilmente cadere sotto gli occhi di ognuno». E il dipinto di Rossano, stante la sua collocazione, si faceva ben vedere sia dai fedeli che entravano nel Duomo, sia da tutti quelli che transitavano nelle adiacenti zone commerciali.

Dipinti di San Cristoforo sulle pareti esterne delle chiese ci sono a Cividale del Friuli, a San Vito al Tagliamento, ad Altamura, a Pisa e a tante altre località, accomunandole per questa peculiarità a Rossano, che forse è l’unico centro calabrese che invece ha questo particolare dipinto murale.

A Rossano esiste inoltre un’altra rappresentazione di San Cristoforo che si trova nella chiesa di San Bernardino e riproduce il Santo ai piedi dell’Immacolata insieme a San Francesco. Il quadro è attribuito a Genesio Galtieri ed è del XVIII secolo, proprio come il dipinto murale della Cattedrale.

L’affresco del campanile della Chiesa Madre nel passato ha subito molti restauri. Di sicuro ce ne fu bisogno dopo il terremoto che colpì la città nel 1836 e che sul Duomo lasciò vistose ferite. Agli inizi del ’900 e fino al 1914 lavorarono agli affreschi della Cattedrale Michele Capobianco e il figlio Pietro ed è molto probabile che intervennero anche su San Cristoforo. Don Ciro Santoro, in un suo testo sulla Cattedrale, racconta che il 14 settembre 1979 ebbe inizio «un nuovo intervento della Soprintendenza ai Monumenti della Calabria per una ripulitura della facciata principale e degli esterni del campanile. Si tratta di un maquillage richiesto dai danni che l’usura del tempo e degli elementi atmosferici arrecano inevitabilmente ad ogni costruzione». Questi interventi terminarono nel giugno del 1980. A distanza di oltre quarant’anni, però, San Cristoforo non gode di buona salute e sembrerebbe necessitare di un nuovo intervento. Sarebbe un peccato se i rossanesi dovessero privarsi di questo gigante che per secoli ha ricevuto gli sguardi ammirati dei cittadini ricambiando con la sua protezione.

 Martino A. Rizzo

I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a

Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica

sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato

il romanzo Le tentazioni della

politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri

del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito

anticabibliotecacoriglianorossano.it. Nel 2019 ha curato la pubblicazione

dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,

Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,

Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.

Da fotografo dilettante cerca di cogliere

con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio

e le sue foto sono state pubblicate nel volume di poesie

su Rossano Se chiudo gli occhi.

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