Il mistero della bandiera rossa al Monumento dei Caduti, racconto di Martino A. Rizzo

Corigliano Rossano – Chi aveva osato esporre la bandiera rossa che la mattina del 4 novembre 1937 sventolava trionfante sul Monumento ai Caduti di Rossano? Chi ardì sfidare in modo così sfrontato il regime? È questo un quesito che ha sempre appassionato i Rossanesi e al quale oggi si vuole dare una risposta.

Marco De Simone, noto militante antifascista e comunista rossanese, al quale venne subito addebitato il gesto, in un’intervista rilasciata a Isolo Sangineto il 26 febbraio 1991, negò di essere stato lui l’autore dell’impresa in quanto in quei giorni era in viaggio da Firenze – dove studiava – a Rossano. Ma allora chi fu questo temerario?

Nella retata compiuta dai Carabinieri qualche giorno dopo il 4 novembre, oltre a Marco De Simone, venne fermato suo cugino, lo studente Espedito Antonio (per gli amici Totonno) De Simone, che poi nel ’45 sarà il primo assessore comunista nella prima giunta democratica rossanese. Stessa sorte toccò al barbiere che aveva la bottega vicino al Traforo, Vittorino Federico – che poi aprì una merceria – e due confinati politici che stavano scontando la pena a Rossano. Tra l’altro i due De Simone avevano una parente che aveva un negozio di stoffe e quindi contro di loro giocava l’indizio della facilità con la quale avrebbero potuto procurarsi il drappo rosso. Un mese dopo furono arrestati anche Arnaldo Masaniello Pettinato e il calzolaio Gregorio Minnicelli.

Comunque chi prima, chi dopo, chi dopo aver scontato un periodo di confino come Marco De Simone e Arnaldo Masaniello Pettinato, vennero tutti scagionati e rilasciati. E allora chi era stato a issare il 4 novembre 1937 quella provocatoria bandiera rossa sul Monumento dei Caduti di Rossano?

Per tanti anni il mistero non ha avuto soluzione. Adesso, leggendo il libro Idee per la Sinistra di Tommaso Giudiceandrea, dirigente della Federazione Comunista di Cosenza che iniziò a muovere i primi passi nel Partito proprio a Rossano, a pagina 139 si può leggere il nome del responsabile: Arnaldo Masaniello Pettinato.

Arnaldo, come lo chiamavano tutti, era nato a Rossano il 6 novembre 1890 da Onofrio e Filomena Miceli e il suo secondo nome, Masaniello, era già tutto un programma e stava a indicare una strada di ribellione che era stata bell’e tracciata. I fratelli Pettinato di Rossano fin dagli anni ’40 del XIX secolo erano stati rivoluzionari, mazziniani, garibaldini, che sotto i Borbone avevano subito processi e anni di carcere.

Poi quando Arnaldo aveva 11 anni la sua famiglia emigrò in Brasile stabilendosi a San Paolo. In seguito, nel 1913, il giovane rientrò in Italia per assolvere agli obblighi di leva. Congedato, fece ritorno in Brasile dove l’8 ottobre si sposò con Ernesta Guerra dalla quale ebbe sei figli. Ben presto però si legò ai gruppi di estrema sinistra brasiliana e, avendo partecipato nel 1936 a una manifestazione antifascista e antimilitarista, venne arrestato e consegnato alle autorità italiane come persona indesiderata. Perciò il 5 settembre 1936 fece rientro a Rossano e qui iniziò a frequentare il gruppetto di irriducibili antifascisti che lottavano contro il regime.

Marco De Simone racconta che, pur collegato alla cellula cittadina, Arnaldo svolgeva una sua personale e capillare attività di proselitismo che lo portava ad andare in giro, paese per paese della Calabria, sempre insieme al suo inseparabile compagno Gregorio Minnicelli, calzolaio quasi analfabeta ma fervente antifascista.

Successivamente, il 24 ottobre 1939, Arnaldo venne arrestato dai Carabinieri perché si accompagnava spesso con confinati politici e persone politicamente sospette, nonché perché faceva leggere in giro un quaderno con suoi scritti dal contenuto antifascista e antireligioso.

Con ordinanza del 15 gennaio 1940, la Commissione Provinciale per il Confino Politico lo condannò così a cinque anni di confino politico presso Pisticci e poi Castel di Guido. Per lo stesso motivo vennero ammoniti Vittorino Federico, che spesso mentre tagliava i capelli nella sua bottega parlava di sfruttamento, di ingiustizie, di capitalisti e di proletari, e Francesco Rizzo, patrocinatore legale.

La caduta del fascismo vide Arnaldo Masaniello tra i protagonisti della vita politica cittadina ricoprendo nel 1945 anche l’incarico di segretario della neonata sezione rossanese del PCI.

Un uomo come lui però non poteva restare più di tanto in linea con le rigide direttive del Partito e così ebbe scontri con gli altri compagni della sezione fino a quando il primo settembre 1947 decise di abbandonare l’Italia per far rientro a San Paolo del Brasile. Qui riprese la sua lotta clandestina all’interno del Partito Comunista Brasiliano, per poi emigrare in Argentina dove morì.

Marco De Simone lo ricorda come antifascista, comunista, libertario, ma principalmente come una figura romantica. E in effetti a leggere le peripezie della sua vita non si può che convenire su questa descrizione che ben si coniuga con il gesto dimostrativo della bandiera rossa al Monumento. Nel diario di Arnaldo, rinvenuto dalla polizia, lui stesso si descrive, in un italiano stentato, come “un umile e semi analfabbeto operaio dalle mani calleggiati e temprato a tutte le sofferenze della vita incominciando dal lavoro estenuante del patibbolo delle cille (celle) oscure e freddi e animandosi nella tortura della fame. E perciò – per aver calpestato tutte le spine dolorose della vita – è di questa putrefatta società – o finito di comprendere e convincermi che la giustizia per i poveri non è mai esistita”.

Nota: il diario completo di Arnaldo Masaniello Pettinato è consultabile e scaricabile dal sito   http://anticabibliotecacoriglianorossano.it/wp-content/uploads/2020/07/Pettinato-Masaniello-Arnaldo.-Diario.-Rossano-15-ott.-1939.pdf

Martino A. Rizzo

 

I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a

Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica

sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato

il romanzo Le tentazioni della

politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri

del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito

anticabibliotecacoriglianorossano.it. Nel 2019 ha curato la pubblicazione

dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,

Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,

Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.

Da fotografo dilettante cerca di cogliere

con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio

e le sue foto sono state pubblicate nel volume di poesie

su Rossano Se chiudo gli occhi.

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