Il Codex Purpureus Rossanensis nell’ultimo romanzo di Elena Loewenthal, racconto di Martino A. Rizzo

“Il Codex Purpureus Rossanensis, il codice più bello del mondo, con le miniature più belle del mondo ma soprattutto vergato nella grafia onciale greca imperiale più bella del mondo […]. Purpureo di nome e di fatto, con la pergamena intinta nel rosso riservato ai codici imperiali e quei tratti di inchiostro così nitidi, senza la minima sbavatura, frutto di una sapienza e una devozione da amanuense cui nessuna macchina mai arriverà”.

Il Codex Purpureus Rossanensis e Rossano sono linfa vitale della poesia presente nella storia d’amore tra Lea Levi, ricercatrice, paleografa, sposata con figli e Pietro Pontani, docente universitario, filologo, anche lui sposato, anche lui a Rossano come Lea per un convegno sul Codex. Tra i due studiosi che s’incontrano per la prima volta in occasione del convegno scatta un magico magnetismo che nell’Hotel San Nilo si trasforma in passione. È l’inizio di una relazione nella quale tutto risulta naturale e nello stesso tempo lontano dalle convenzioni, che s’infiamma a intermittenza nei pochi incontri e che, grazie alla maestria dell’Autrice, seduce e avvince. Dopo vent’anni si trovano ancora, ma nel frattempo, pur senza rincontrarsi, non si erano mai persi e alla fine si lasciano con una carezza.

Tutto ciò accade nel romanzo “La carezza. Una storia perfetta” di Elena Loewenthal, edito da La nave di Teseo e uscito a ottobre 2020.

Ed è ancora il Codex che nel romanzo conquista la scena: “La pergamena è rigida e inodore, eppure c’è qualcosa che viene su di lì. È un canto muto, una melodia remota, un fumo colorato, ma via via prende forma in una sequenza di immagini che nulla hanno a che vedere con le quindici splendide miniature dei manoscritto: le cinque vergini in bianco accanto ai quattro fiumi del paradiso che assomigliano a una mano celeste, l’ultima cena con Gesù aureolato d’oro in un angolo del tavolo, Lazzaro tutto fasciato sulla bocca del suo sepolcro, in piedi. No, è ben altro quello che risale a Lea dalla pergamena millenaria, da quella strabiliante limpidezza: la mano del copista che disegna lettera per lettera, conosce a memoria le distanze fra un tratto e l’altro d’inchiostro, soppesa gli spazi bianchi, anzi rossi. E i viaggi che il codice ha fatto, in fuga forse da Bisanzio forse da Antiochia forse da più a oriente, dalla Cappadocia. E i lembi del fuoco iconoclasta che lo hanno marchiato di nero, qua e là.”

Mai si sarebbe potuto immaginare che intorno al Codice si intrecciasse una storia d’amore. Se ciò è avvenuto è grazie a Elena Loewenthal. Nata a Torino, la Loewenthal è una studiosa che lavora sui testi della tradizione e letteratura ebraica. Collaboratrice de “La Stampa”, tiene un corso sulla cultura ebraica presso l’Istituto universitario di Studi superiori (IUSS) di Pavia e ha all’attivo tante traduzioni dall’ebraico e pubblicazioni con molti riconoscimenti. Dal gennaio 2020 è anche direttore del centro culturale la Fondazione Circolo dei Lettori di Torino.
Ma tornando al romanzo, il Codex col suo affascinante peso artistico e storico entra nella vita della protagonista, che “rivede nella memoria la pergamena tinta di un rosso vorace, eppure i tratti della pennellata dell’onciale sono perfettamente nitidi, malgrado quel fondo sanguigno. Le pagine spesse, rigide, ancora impregnate di un sentore animale. L’impercettibile volume dei tratti di inchiostro. L’incanto della sua storia millenaria. Lea guarda il codice, […]. e la miniatura dove è raffigurato Marco che, su ispirazione divina dettata da una muta, affusolata Madonna, scrive le prime parole greche del suo Vangelo”.

Mai si sarebbe potuto immaginare che intorno al Codice si intrecciasse una storia d’amore. Se ciò è avvenuto è grazie a Elena Loewenthal. Nata a Torino, la Loewenthal è una studiosa che lavora sui testi della tradizione e letteratura ebraica. Collaboratrice de “La Stampa”, tiene un corso sulla cultura ebraica presso l’Istituto universitario di Studi superiori (IUSS) di Pavia e ha all’attivo tante traduzioni dall’ebraico e pubblicazioni con molti riconoscimenti. Dal gennaio 2020 è anche direttore del centro culturale la Fondazione Circolo dei Lettori di Torino.
Ma tornando al romanzo, il Codex col suo affascinante peso artistico e storico entra nella vita della protagonista, che “rivede nella memoria la pergamena tinta di un rosso vorace, eppure i tratti della pennellata dell’onciale sono perfettamente nitidi, malgrado quel fondo sanguigno. Le pagine spesse, rigide, ancora impregnate di un sentore animale. L’impercettibile volume dei tratti di inchiostro. L’incanto della sua storia millenaria. Lea guarda il codice, […]. e la miniatura dove è raffigurato Marco che, su ispirazione divina dettata da una muta, affusolata Madonna, scrive le prime parole greche del suo Vangelo”.

E poi Torre Sant’Angelo, il Bar Tagliaferri e il Patire, al quale l’Autrice non risparmia elogi. “L’abbazia è da mozzare il fiato. Un bosco fitto fitto e i colori, che colori, tutt’intorno. Dentro ci sono solo i mosaici con la celebrazione dell’abate Blasio, che narcisista farsi scrivere cosi grande ii nome, Per il resto tutto assai spoglio e assai ricco, solenne. Il posto è magnifico, ed è come se lo si trovasse ancora abitato, fra i ruderi di pietra. C’è una specie di animazione, di vita, malgrado la quiete. Ti ricordi che bella giornata che era? Sapessi che panorama, di lassù. Ho pensato ai copisti dello scriptorium, che lavoravano in quel posto, con quell’aria e quel panorama. Me li sono visti davanti, sai. Era facile vederseli davanti, in carne e ossa, chini sulla pergamena. Ogni tanto di sicuro alzavano lo sguardo, incantati dal magnifico paesaggio. E allora, tornando al lavoro dopo un po’, magari distratti dal cielo, dall’aria, dal bosco, chissà quanti salti ‘du méme au méme’, per colpa della bellezza che li circondava… Comunque Santa Maria del Patire è bellissima. Valeva proprio il viaggio.”

Insomma un romanzo che ha come protagonisti Lea, Pietro, il Codex e Rossano, con Elena Loewenthal che racconta la storia di un amore delicato, come le pagine dell’antico manoscritto, ma irregolare, che accompagna la vita dei due protagonisti con discrezione, senza mai spegnersi. Due anime che si sono incontrate per caso a Rossano e continuano a farlo, anche se a distanza, negli anni successivi.

Chi mai avrebbe potuto immaginare che una storia d’amore che ha Rossano e il Codex come coprotagonisti fosse scritta da una torinese, pubblicata da una famosa casa editrice nazionale e formasse argomento per articoli sui maggiori quotidiani nazionali?

Che promozione per Rossano e per il Codex! Grazie Elena Loewenthal. C’è da sperare che il Sindaco di Corigliano-Rossano, gli Assessori alla Cultura e al Turismo, i Consiglieri Comunali, abbiano il tempo di leggere questo romanzo e valorizzarlo, ringraziando l’Autrice per questo grande palcoscenico che con generosità e altruismo ha allestito per la Città del Codex.

Martino A. Rizzo

 

I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a

Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica

sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato

il romanzo Le tentazioni della

politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri

del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito

anticabibliotecacoriglianorossano.it. Nel 2019 ha curato la pubblicazione

dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,

Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,

Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.

Da fotografo dilettante cerca di cogliere

con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio

e le sue foto sono state pubblicate nel volume di poesie

su Rossano Se chiudo gli occhi.

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