Il Codex Purpureus Rossanensis come la Sindone: le analisi ne cambiano la datazione

di Domenico Canino*

Ricordate quando alcuni anni fa furono compiute le analisi scientifiche sulla Sindone di Torino da ben tre laboratori diversi, e tutti e tre affermarono che era un telo medievaledel 1200 circa? La Chiesa dovette fare buon viso a cattivo gioco, e prendere atto dei responsi. Niente telo del Cristo. Fino a prova contraria. Per il Codex Purpureus Rossanensis è esattamente la stessa cosa. La Chiesa di Rossano ha fatto effettuare restauro ed analisi dal 2012 al 2015 dall’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e librario del Ministero dei Beni Culturali, e c’è stata una grande sorpresa inaspettata: «Le pergamene, contrariamente a quanto si credeva non sono state trattate con il murice, un mollusco gasteropode (conchiglia) da cui si ricavava la porpora reale (diffusa dai fenici), ma utilizzando l’oricello, un colorante di origine vegetale».

Le analisi della dottoressa Bicchieri sono solidissime, nel suo laboratorio ha usato Fors(Fiber Optic Reflectance Spectra) su molte pagine del Codex. Le spettrometrie hanno decretato che le pagine sono state tinte color porpora con l’oricello, colorante vegetale. Una vera sorpresa, ci si aspettava il rosso porpora da mollusco murice da un manufatto orientale di epoca antica. Che significa? L’oricello, non è stato mai usato per tutto il medioevo, e si è cominciato ad usare con continuità solo nel 1300 a Firenze ad opera della famiglia degli Oricellari, poi detti Rucellai, che ne scoprirono la chimica di processo e divennero ricchissimi con il monopolio di questa tintura. Un procedimento complesso che prevedeva la polvere del lichene della Roccella, che in natura è di color grigio, importato per lo più dalle isole Canarie, macerato e messo a bagno con urina umana stantia,( in cui l’ammoniaca contenuta in essa reagiva con la polvere setacciata di Roccella e la rendeva color porpora), e poi per diversi giorni rimesso a bagno in urina, ranno di calce, cenere, soda, un procedimento molto complesso, quasi industriale. Con barili di urina presi dagli ospedali fiorentini! Dunque il Codex Purpureus Rossanensis, essendo stato tinto di porpora con l’oricello, è posteriore al 1300. (fonte cosenzachannel.it)

2 risposte

  1. Fermo restando che il colore porpora ricavato dal murice era molto costoso non si può per questo trascurare che verosimilmente si pensò di adoperare insieme alla stessa porpora l’Oricello per attenuarne il prezzo. Al riguardo si ricorda “come ad essere usati in questo processo sono anche i licheni, fra i i quali il Kosthos o Kistos, organismii sensibili all’inquinamento atmosferico che vivono in simbiosi ossia in stretto rapporto con altre piante delle quali si servono come supporto, dai quali si ricava una sostanza colorante detta Oricello usata un tempo per tingere lana e seta in violetto e che insieme all’aggiunta di aceto si poteva ottenere un colore porpora molto solido. L’Oricello , esso stesso è un lichene , è conosciuto come Roccella Tinctoria ed era adoperato insieme alla stessa porpora per attenuarne il prezzo. Un prodotto molto utilizzato a Taranto per la quale la stessa divenne rinomata, ma già conosciuto a Creta e presso i Fenici. Ed ancora l’Alkanna Tinctoria, detta alcanna, oppure il kermes, una sostanza ricavata dal corpoo esseccato delle cocciniglie, dalla quale si estrae un colorante rosso vivo conosciuto come Coccus Ilicis . che sarebbe il parassita della quercia, da cui si estraeva il colore rosso. In ultimo si vuole ricordare il minio, minerale di ossido di piombo, di colore rosso usato per la fabbricazione di vetri a piombo e per la preparazione di smalti e vernici antiruggine, o il cinabro, minerale, solfuro di mercurio, di colore rosso vermiglio o carminio. Come si può notare sono molti i materiali da cui poter ricavare il colore rosso porpora. Al riguardo di quanto sostiene il Canino, pur concordando con lo stesso circa gli studi sulla base delle analisi spettroscopiche portate a termine dalla prof.ssa Bicchieri sulle quali mi sono occupato in altri miei interventi e la sua opinione, come già ho avuto modo di sottolinerare in altro intervento, dà solidità a quanto dissi in occasione della pubblicazione del mio libro , tuttavia, non sarei così sicuro di datare il Codex al 1300 solo perchè l’Oricello, seconndo il Canino è stato scoperto dagli Oricellari a Firenze e quindi per tale motivo questa sarebbe la sua datazione. Infatti, vorrei ricordare che l’Oricello, in quanto lichene, era già conosciuto al periodo in cui veniva utilizzato il murice e venne adoperato come sopra accennato per calmierare il prezzo della porpora che era molto costosa, quindi l’Oricello era noto e molto usato prima del 1300. Che successivamente gli Oricellari hanno scoperto l’Oricello ricavato attraverso la macerazione con urina è unaltra cosa. Inizialmente questa veniva ottenuta usando l’aceto. Questa è la mia opinione . Al caro amico Domenico un sentito ringraziamento per essere sempre attento ai tesori del nostro patrimonio artistico e monumentale.

  2. Grazie all’amico Franco Emilio Carlino, rispetto la tua opinione perchè è corretta e documentata, frutto di anni di studio sul Codex. Io ho studiato le presunte fonti antiche che parlerebbero dell’oricello, e sono false. Si parla di alghe (phicos) e non di licheni. E questo è un punto. Poi c’è un altro punto chiave, che ho studiato nella chimica del processo. E’ l’utilizzo delle urine. Il lichene della Roccella è grigio in natura, diventa viola solo con l’urina, o meglio con l’ammoniaca che l’urina. Con l’aceto o altri reagenti non funziona. Le fonti non parlano del processo dell’urina in epoca antica e altomedievale. Quello lo hanno inventato per primi i Rucellai ed è complesso ci vogliono tanti componenti. Non era noto e molto improbabile nell’alto medio evo. Altrimenti le fonti avrebbero parlato di questa curiosa pianta grigia che diventa viola solo con la pipì. per non parlare dei mordenti, che servono per fissare il colore sulle pergamente. Bisogna studiare ancora ed approfondire,

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