I scorzaturi di Rossano, racconto di Martino A. Rizzo

«Un tal Martino, sorvegliante della ferrovia, ritornando di notte per l’accorciatoia di S. Antonio, caduto l’asino ed egli sotto, è morto». Così Ignazio Pisani annotava nei suoi diari nel luglio del 1898. Aggiunge Mario Rizzo nel suo libro “Rossano, itinerario storico per i giovani” che, nel ’900, «costruita la strada rotabile alcuni tratti della vecchia mulattiera restarono, come accorciatoi, utilissimi ad accorciare la distanza fra la Città e lo Scalo per quanti, ed eravamo tanti, facevamo uso del cavallo di San Francesco. Non furono mai privati della necessaria manutenzione». Si dice il “cavallo di San Francesco” in quanto il Poverello di Assisi nel suo peregrinare utilizzava come appoggio un bastone, che considerava il suo cavallo. Per cui l’espressione vuole semplicemente dire che si andava a piedi.

Continua Rizzo: «Su detti accorciatoi “scorzaturi” dai nomi di S. Antonio, Crocifisso, S. Paolo e Camposanto si conservano ancora, perché spesso restaurate e pitturate dalla carità dei fedeli, due icone una con l’effigie di Sant’Antonio e l’altra del Crocifisso».

Pertanto i tratti principali degli “scorzaturi” erano quattro. Partendo da Rossano verso lo Scalo il primo iniziava nel rione di Sant’Antonio e, prendendo la direzione “camposanto vecchio”, tagliando a destra, usciva nella curva dove per tanti anni c’è stato il gommista “Gummi rei”. Era lungo circa 100 metri.

A pochi metri dalla curva di “Gummi rei”, c’è l’edicola votiva da dove s’imboccava l’accorciatoio del Crocifisso lungo circa 260 metri che terminava in un’altra curva sottostante con un’ulteriore edicola votiva. In pratica, faceva evitare i tornanti che passavano nel tratto detto della “Montagna spaccata”.

Quindi si proseguiva con un altro piccolo accorciatoio che tagliava altri due tornanti.

Così si arrivava davanti all’ingresso dello “scorzaturo” di San Paolo al fianco della casa dove ancora si può ammirare l’effigie del Santo immortalato sulla parete esterna. Percorsi 120 metri, si sbucava davanti all’ingresso del cimitero.

Dal cimitero infine si proseguiva fino a Torre Pisani percorrendo il tratto dell’attuale strada provinciale.

Il percorso intero da Rossano allo Scalo era meno di due chilometri e mezzo, un’agevole passeggiata che, andando verso il paese, diventava più dura solo nell’ultimo tratto nei pressi di Sant’Antonio dove la salita era più ripida.

Con l’incremento della motorizzazione di massa, le scorciatoie piano piano esaurirono la loro missione. Ebbero un rifiorire tra il 1973 e il ’74, durante la crisi petrolifera che causò le domeniche di austerity con il fermo delle auto. A quell’epoca, la vita si svolgeva ancora a Rossano paese e, quindi, quelli che abitavano allo Scalo, la domenica affrontavano la camminata fino al paese per passeggiare lungo il corso e Santo Stefano per ritrovarsi con gli amici. Oggi invece sono impraticabili e restano solo alcuni indizi che raccontano la loro lunga storia, testimonianza del faticoso andare di tanta povera gente che procedeva su e giù per guadagnarsi da vivere.

(P.S.: Si ringrazia per la consulenza topografica Paolo De Benedetto)

Martino A. Rizzo

 

I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a

Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica

sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato

il romanzo Le tentazioni della

politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri

del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito

anticabibliotecacoriglianorossano.it. Nel 2019 ha curato la pubblicazione

dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,

Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,

Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.

Da fotografo dilettante cerca di cogliere

con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio

e le sue foto sono state pubblicate nel volume di poesie

su Rossano Se chiudo gli occhi.

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