I racconti dell’anima di Maria Curatolo, «l’atto magico di un cambiamento sociale»

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la recensione di Rinaldo Longo sul libro I racconti dell’anima della nostra autrice Maria Curatolo.

 

I RACCONTI DELL’ANIMA

di Maria Curatolo

Ed. Informazione e comunicazione,

Corigliano-Rossano 2019

 

La struttura de I racconti dell’anima, libro che tratta di momenti di esperienze di vita dell’autrice Maria Curatolo, è composta di undici poesie, ognuna accompagnata da un testo in prosa e il tutto poggia su una “colonna portante” rappresentata da un poetico “Omaggio alla Calabria” offerto attraverso un “Messaggio d’amore” all’Europa e ai Popoli del mondo.

Il testo, che presenta interessanti illustrazioni interne e di copertina dovute a Nikolina Marijanovic Scalise, è prefato da Giovanni Torchiaro, che con appassionata attenzione indaga sulle motivazioni che hanno spinto l’autrice ad un “prorompente desiderio di dare al mondo se stessa”, ed è presentato magistralmente da Giuseppe De Rosis, che vi individua un “quadro composito e variegato della nostra avventura terrena trasmesso con parole che non sono un vaniloquio di febbricitanti ma che hanno invece il dono del candore”.

Si tratta certamente di un libro che merita attenzione perché in esso traspare il desiderio di amore che anima la fede vera, di un libro che filosoficamente parlando non trova le sue radici nel “pensiero debole” di Gianni Vattimo, ma nell’”pensiero forte” di Emanuele Severino.

In verità confesso che più che al pensiero di filosofi moderni o postmoderni quest’opera mi richiama antichi pensatori, che andrebbero rivisitati alla luce del pensiero cristiano e dell’apertura all’altro. Mi riferisco ad Eraclito di Efeso (535-475 a.C.) e a Parmenide di Elea (V s. a.C.) che ci parlano di eternità del mondo, ma soprattutto a Empedocle (V° s. a.C) di Agrigento che ci parla di radici fondamentali (acqua, aria, terra, fuoco) animate da due forze opposte, l’odio che le separa e l’amore che tende ad unirle, egli è il filosofo che può essere considerato un vero simbolo per chi cerca Dio, infatti il suo pensiero e la sua vita ci aiutano a riflettere sull’urgenza di guide spirituali e sull’urgenza dell’amore che anima la fede vera.

Prima di leggere questo libro di Maria Curatolo, mi era capitato di soffermarmi su alcune sue composizioni poetiche per le quali il mio commento era stato positivo: trovavo in esse sensibilità riguardo alle vicende umane e abilità di sperimentare il suo linguaggio in forma poetica, insomma ero attratto dalla incisiva valenza nel campo umano e sociale degli atti estetici di Maria Curatolo e dal fatto che ella riportava la parola dallo stato di superstitio dei primordi (poi affogata nella superstizione) allo stato di religio, cioè nel paradiso dell’amore e della carità che è alito vitale, voglia di legame con il prossimo.

Non mi ero sbagliato, con I racconti dell’anima la nostra poetessa ci conferma il carattere della sua poesia che è contemporaneamente atto estetico, atto magico e fatto sociale.

Maria Curatolo in armonia con la fisica dei nostri tempi riscrive le regole del testo letterario attraverso la misura dei collegamenti tra poesia e prosa, un vero bit discreto che Umberto Eco avrebbe chiamato “movimento pendolare tra il rifiuto del sistema linguistico tradizionale e la conservazione di esso” (U. Eco, Opera aperta, tascabili Bompiani 1962, p. 162).

Ci troviamo di fronte ad un riverbero tra segno linguistico convenzionale e segno linguistico non convenzionale, tra funzione informativa-descrittiva e funzione emozionale-poetica. Nella parte in prosa l’autrice è testimone, arbiter, judex, mentre nelle poesie ella è vate e trasmette attraverso un segno linguistico legato al significato delle parole latine monstrum, ostentum, portentum, prodigium. Infatti le poesie contenute in questo libro possono essere intese tutte come atti magici che non provocano nell’immediato un cambiamento materiale, ma un cambiamento della funzione sociale di un oggetto.

Dunque si tratta di poesie di struttura moderna ricche di connotatività e polisemia ricche di contenuti significativi ed efficaci dal punto di vista culturale e sociale, quindi capaci di esercitare un importante ruolo educativo a livello cognitivo, psicologico, affettivo e sociale.

Con l’offerta dei doni della sua creatività la Curatolo è alla ricerca di legami affettivi con gli altri e col mondo. I suoi sono atti di amore e di partecipazione che la terranno lontano dalla sofferenza dell’isolamento e dello smarrimento.

S. Marco Argentano, maggio 2023

Rinaldo Longo

 

 

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