Graziano spiato, contro di lui i “colletti bianchi”?

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Giuseppe Graziano a briglie sciolte. Il parlamentare regionale di Forza Italia e fondatore del movimento il Coraggio di Cambiare va giù fino in fondo in una intervista rilasciata in queste ore dove parla di “paura”, non personale, ma per il territorio. Denuncia in Calabria la mafia dei colletti bianchi, quella che riesce a far male, spesso invisibile, al di sopra di ogni sospetto. Qualcosa di molto sottile, che non si vede perché si mimetizza. Ed è proprio per questo che fa “paura”.
Graziano ricorda l’ultimo inquietante episodio da lui descritto in ogni sua forma: pedinato, seguito, persino tenuto sotto osservazione nelle email di posta elettronica con vari tentativi di farvi accesso. E infine il rinvenimento di una cimice, non certo professionale, trovata grazie al suo “fuito” di uomo di stato per aver svolto funzioni di polizia giudiziaria. Fatti che sono contenuti in due distinte denunce depositate all’arma dei carabinieri da oltre tre mesi e di cui al momento non si ha traccia.
Poca la solidarietà istituzionale ricevuta, tanta quella giunta dai cittadini. A parte le telefonate degli onorevoli Gentile e Scalzo, per il resto solo silenzi.
Probabilmente il grave atto sarà stato sottovalutato dai colleghi consiglieri, oppure, per i parlamentari regionali calabresi è forse normale essere pedinati o spiati. “Non ho paura- afferma Graziano- sono solo preoccupato per la nostra terra, per la Sibaritide, per la Calabria. E sono preoccupato per i metodi mafiosi adottati. La criminalità organizzata si sa come combatterla, mentre questa è subdola”. E’ qui che il parlamentare fa riferimento ai famosi “colletti bianchi”. Parole forti espresse da una figura delle istituzioni. Che paga il prezzo- a suo dire- di battersi per un territorio da sempre mal rappresentato, carente nella sua rappresentanza, e nullo in termini di potere contrattuale.
Per Graziano ad ogni modo l’ipotesi più accreditata è lo spionaggio politico. “Chi mi spia vuol conoscere i movimenti politici. Tutto è legato all’attività che svolgo”. Parla delle attività istituzionali, le interrogazioni presentate sulla mobilità pubblica, la fusione, il tribunale, del lavoro di segreteria relativamente a trattative politiche in vista delle amministrative di giugno.
Graziano fu bersaglio di una serie di accuse propinate da un sito cosentino e attribuite a tal Antonio Ferrante.“Non esiste alcuna denuncia a mio carico- chiarisce l’azzurro- C’è stata solo una denuncia per fatti privati con Ferrante che nulla ha a che vedere con quanto è stato scritto in passato. Denuncia, peraltro, archiviata nelle ultime ore. Tutto falso, dunque. Graziano sottolinea un clima di veleni in atto ed ipotizza contiguità tra l’azione di alcuni siti di informazione e l’ultima scoperta relativamente ai pedinamenti riscontrati.
Il compito di fare chiarezza è e resta in “mano alla magistratura”. Un passaggio è rivolto al procedimento pendente presso la Corte d’Appello di Catanzaro dove il 15 maggio si celebrerà l’udienza decisiva circa la sua permanenza in Consiglio regionale. “C’è chi festeggia prima della pronunzia, ciò mi preoccupa e non poco. Le sentenze non si possono conoscere prima che ci siano. Confido nella serietà dei giudici. Tuttavia non so come si faccia a stappare bottiglie di champagne ancor prima che venga emesso un verdetto. Ciò desta allarme”. Graziano non si ferma, andrà avanti con o senza il seggio in Consiglio regionale. Né teme ripercussioni. Nessun colpo o battuta d’arresto, ma solo voglia di andare avanti in ciò che lui stesso chiama “cambiamento”.

(fonte: La Provincia di Cosenza)

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