Giovani Democratici, Quero: Lotta alla mafia prioritaria per una società più giusta

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CORIGLIANO ROSSANO. La data del 21 marzo è una data importante, da qualche anno il 21 marzo non è solo l’inizio della Primavera, ma è la “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”.
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L’iniziativa nasce dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci e non sente pronunciare mai il suo nome. Un dolore che diventa insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere ricordata con il proprio nome.
Dal 1996, ogni anno, un lungo elenco di nomi scandisce la memoria, che si fa impegno quotidiano. Recitare i nomi e i cognomi per farli vivere ancora, per non farli morire mai.
Pier Paolo Pasolini, autore di poesie, romanzi e film, odiato da molti, amatissimo da altri, scrisse un saggio, il più famoso, che è un editoriale del Corriere della sera (14 novembre 1974) intitolato: “Cos’è questo golpe? Io so.” Rileggerlo oggi ci fa capire perché per parlare di lui alcuni usino l’immagine di un “corpo mai sepolto”, per significare la persistente attualità di Pasolini. “Io so” è infatti un vero e proprio inno alla libertà di stampa e al ruolo civile degli intellettuali; nello stesso tempo è un ammonimento a rispettare fino in fondo tale ruolo.
Concetti, dunque, oggi ancora assolutamente “vivi”. Cosa c’entra questo con la giornata di oggi? Pier Paolo Pasolini non fece altro che usare la stampa e i suoi libri per smuovere le coscienze (omologate) di chi viveva senza sapere cosa il sistema stesse realmente facendo. E’ incisivo e determinante l’impegno di ognuno di noi, nel proprio piccolo, per smuovere le coscienze forse assonnate di chi crede che il fenomeno mafioso sia finito circa 20 anni fa: la mafia c’è, con sistemi diversi, modalità diverse, persone diverse, e va combattuta.
I tempi cambiano, ma le mafie sono sempre state, purtroppo, le prime a capirlo e ad adattarsi. C’è chi era fermamente convinto che la bellezza potesse essere usata come “un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà”. Definiva la mafia come “una montagna di merda”. E si rifiutò di prendere in considerazione l’idea di seguire le orme di suo padre. Ancora oggi la memoria di Peppino Impastato rimane indelebile nelle menti di chi non si rassegna a tacere di fronte alle minacce e alle prepotenze e di chi non sceglie la via dell’omertà.
Il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 21 marzo di qualche anno fa disse: “I mafiosi non conoscono pietà né umanità. Non hanno alcun senso dell’onore, non del coraggio. I loro sicari colpiscono, con viltà, persone inermi e disarmate. Tra le vittime delle mafie non ci sono soltanto coloro che le hanno contrastate, consapevoli del pericolo cui si esponevano. La mafia, le mafie, non risparmiano nessuno. Uccidono, certo, chi si oppone ai loro interessi criminali. Ma non esitano a colpire chiunque diventi un ostacolo al raggiungimento dei loro obbiettivi, che sono denaro, potere, impunità”.
Queste parole, molto forti e ricche di significato, ci servono, soprattutto a chi come noi Giovani Democratici si sta avvicinando al mondo della politica, a non girarci dall’altra parte. Dietro questo gesto che sembra innocuo (disinteressarsi non porta benefici o disastri alla persona in questione) vi è la rovina di una intera società: girarsi dall’altro lato, non vedere e non sentire, non fa altro che acconsentire allo schifo a cui assistiamo leggendo i giornali. Chi per paura, chi per inconsapevolezza, chi per “non avere problemi” pensa che subire in silenzio sia l’alternativa migliore, ma questo non fa altro che uccidere, silenziosamente, il nostro territorio, il nostro Paese.
Agire e reagire. Queste devono essere le caratteristiche di chi vuole combattere i fenomeni mafiosi. Bisogna arrabbiarsi, bisogna essere determinati, lucidi, attenti, vigili, onesti intellettualmente per dire NO a quella che può sembrare la strada più facile (quella del disinteresse). Dobbiamo combattere il sistema delle raccomandazioni (ovunque) e dei favoritismi: anche questi sono strumenti usati dalle mafie per portare ai vertici chi non li disturberebbe e li lascerebbe lavorare seminando terrore e ingiustizia.
Da quando sono Segretario dei Giovani Democratici il mio impegno è quello di provare ad aiutare chi è in difficoltà, porto l’esempio della campagna di raccolta di cibo avviata durante il periodo natalizio e, qualche giorno prima, la costituzione della “Rete dei Volontari”, coordinata da noi Giovani Dem., che si occupa di portare avanti questi progetti di sostegno a chi non ce la fa economicamente a sostenere tante spese.
E’ molto importante questo per chi come me sogna un Paese in cui la giustizia sociale venga realizzata appieno e concretamente, ma questo non è forse strettamente collegato alla lotta alla mafia? Se vogliamo una società più giusta in cui tutti abbiano le stesse possibilità di realizzarsi e di svilupparsi dobbiamo, per forza, finanziare, ancora di più, il contrasto alla criminalità organizzata.
Una società civile sviluppata ha come stella polare del suo agire il contrasto alla corruzione, all’evasione, al sistema delle raccomandazioni e del clientelismo. Leonardo Sciascia diceva che “la sicurezza del potere si fonda sull’insicurezza dei cittadini”: la nostra insicurezza conferisce a queste persone il potere di fare ciò che vogliono, le nostre voci e il nostro coraggio tolgono a queste persone tutto il potere che gli è stato concesso. Facciamo prevalere i sentimenti giusti. “Incazziamoci”, quando serve, e non dimentichiamoci mai che “la mafia uccide, il silenzio pure…”.
Il Segretario dei Giovani Democratici
Giulio Quero
Comunicato stampa

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