Fusione, Torchiaro su quorum e interpretazione autentica

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Daniele Torchiaro

Nell’iter di fusione che interessa i Comuni di Corigliano e Rossano molte cose sono state dette e molte altre cose sono state fatte, e molte di queste cose possono essere ritenute deprecabili ed altre, invece, molto lodevoli, è, ad esempio, corretto volere una progettualità più solida con uno studio di fattibilità per guardare con più tranquillità al futuro premettendo, in ogni caso, che lo studio di fattibilità potrà essere fatto immediatamente dopo il referendum senza correre il rischio di effettuare una spesa inutile.

In primo luogo preme sottolineare il tentativo, tramite una petizione popolare, di seppellire il processo amministrativo in corso mediante una raccolta firme ed invocando l’art. 30 St comunale, con cui, nello specifico, si proponeva di revocare la delibera consiliare nr. 3 del 2016 la quale dava il via al processo di fusione. Non si contesta in questa sede il ricorso allo statuto cittadino ma il fatto che 500 persone possano impedire ad altri 39,500 cittadini potenziali di poter esprimere il proprio voto.

Soprattutto non si dimentichi il ricorso al TAR con annessa istanza di sospensione cautelare dell’iter, richiesta clamorosamente bocciata dall’organo giudiziario con tanto di commento stizzito del Presidente del collegio sulla costituzione (strumentale e grossolana) dei cittadini rumeni, i quali eccepivano la loro restrizione nel suffragio, ebbene, il commento del Presidente fu “…ma c’era bisogno di una opposizione! Bastava chiedere al Sindaco l’aggiornamento delle liste elettorali, va beh…”, il preludio era prevedibile, l’istanza di sospensiva veniva rigettata e via verso il voto del 22 ottobre c.a. fatta salva l’udienza di merito. A testimoniare quanto scritto vi erano innumerevoli presenti.

Nonostante i molti  mal di pancia causati dalla statuizione giuridica, qualche dotto personaggio ebbe a dire che la sentenza era del tutto sbagliata, certo, i soliti noti continuano a detenere la solita verità assoluta e continuano a parlare pro veritate, l’unico problema è la necessità di saper accettare le sentenze seppure parziali ed evitare di far prendere il sopravvento alla “pancia” poiché si corre il rischio di mandare tutto in “caciara”.

Ripetiamo, per puro zelo, che il Comune di Corigliano Calabro (in ordine sparso) prese queste decisioni palesemente schizofreniche: non si costituì nella vertenza innanzi al TAR circa una delibera approvata a maggioranza dallo stesso ente, la stessa maggioranza non difese neanche per un secondo la delibera della fusione (nr 3 del 2016), al voto consiliare del 12 agosto 2017, pur di non cadere, il Sindaco chiese un rinvio della votazione al 15 settembre 2017 poiché la stessa maggioranza lo aveva scaricato. I romanzi di Philip Dick sono più realistici di quanto appena fedelmente descritto. Il problema di fondo è anche rappresentato dal fatto che alcune persone non hanno ancora fatto capire da che lato stanno ed il girone dantesco degli ignavi è pronto ad accoglierli ancora una volta.

La questione del quorum referendario è sempre apparsa allo scrivente anacronistica ed antidemocratica, e tutti coloro che sostengono tale linea hanno interessi malcelati acchè lo status quo amministrativo non venga intaccato. Quando si fa notare a qualcuno che se esistesse il quorum alle elezioni amministrative noi non avremmo né Consiglio regionale né Consiglio comunale le risposte sono 2, nello specifico: 1) “ma il Consiglio comunale dura 4 anni per cui il numero dei votanti non conta” e 2) “se votassero 100 persone queste non potrebbero decidere le sorti di 40.000 abitanti”, premesso che la “scadenza” non legittima la validità di un corpo politico esecutivo, purtroppo, sono consapevole che la verità è un’altra, il fronte del “No” vorrebbe il quorum per poter godere di 2 risultati utili su 3 (maggioranza o scarsa affluenza alle urne)  e che buona parte dei politicanti coriglianesi saprebbe di scomparire dalla vita politica se si dovesse confrontare con un bacino elettorale di 80.000 abitanti, poco male, l’importante è andare avanti e non farsi abbindolare da ragioni eccessivamente labili.

In questa sede sono emersi atteggiamenti realmente antidemocratici, alcuni reali ed altri ipotetici, annoveriamo pertanto: il tentativo di revoca del referendum del 22 ottobre a mezzo TAR (quasi come se qualcuno avesse il potere assoluto di decidere per tutti) ed una eventuale campagna referendaria con gli appartenenti al “No” pronti a dire “restate a casa e non andate a votare” nel caso in cui vi fosse stato un quorum. Il fine non sempre giustifica i mezzi ed ormai in molti hanno calato gli assi dalle maniche, ma anche questo non importa.

Lo scandalo politico rappresentato dal quorum nei processi di fusione è stato un argomento dibattuto in tutta Italia, infatti, per la procedura di fusione di Nocera (città da 80.000 abitanti circa) non sarà previsto limite referendario. Sostiene Giancarlo di Serio, leader del movimento “#Cambiamenti”, che l’eliminazione del quorum favorirà un clima più sereno ed in tal senso mi sento di condividere.

Qualcuno potrebbe pensare che quello di Nocera sia un caso sporadico ma non è così, il Consiglio regionale del Veneto ha abolito nel 2013 DEFINITIVAMENTE i quorum nei Comuni interessati alla fusione dato che tale imposizione avrebbe rappresentato un limite antidemocratico ed uno stimolo a non recarsi al voto, infatti, il Comune unico Quero Vas venne istituito senza il medioevale sistema del “limite” al referendum. Pertanto i Comuni di : Alpago, Val di Zoldo, Longarone ed i rimanenti 32 comuni veneti, con richiesta di fusione pendente, non si costituiranno con il sistema del quorum referendario.

Ed allora qualcuno potrebbe pensare che la regola dell’ abolizione del quorum sia un sistema adottato solo da Campania e Veneto ed invece non è così. La Regione Emilia Romagna con la LR nr 24 del 1996, all’art. 12 comma 9 sancisce che gli eventuali quorum non hanno limiti per la loro validità, pertanto i 9 comuni fusi ed i prossimi 25 comuni in procinto di fondersi non avranno nessuna “spada di Damocle” a pendere sulle loro teste. Con buona pace di tutti i dissidenti.

Spendo due righe sull’annosa questione dei bacini di utenza che si sarebbe potuta superare con una semplicissima e banale richiesta di interpretazione autentica alla Regione Calabria, che nel solo 2017 ne forniva 2. Sarebbe bastato che anche il solo Comune coriglianese presentasse apposita istanza ed avrebbe evitato dubbi e tensioni inutili, purtroppo, così non è stato, per fortuna il tempo non è scaduto e tale richiesta potrà essere presentata in via ufficiale dato che le comunicazioni ufficiose non servirebbero a nulla. Restiamo in attesa.

In parole povere mentre tutta la Nazione volge all’eliminazione di tale istituto, in Calabria, gli affossatori del nostro referendum (Orlandino Greco, Franco Sergio & co.) vogliono  a tutti i costi fermare questo passaggio epocale con lo spauracchio del quorum.

Concludo segnalando come Sergio e Greco non si siano mai interessati alle problematiche delle nostre zone, neanche per sbaglio, ed ora che si parla: della città più importante dello Ionio, più popolosa di Cosenza e la più estesa di Calabria, gli stessi sentano un nuovo turgido fulgore politico.

Ed è per questo che concludo con una dedica a tutti coloro che si inseriscono in una trattativa politica che non gli appartiene e che dovrebbe interessare gli Ionici e non i cosentini di parte. Vi invito ad ascoltare una famosa canzone di Daniele Pace, il titolo lo troverete di sicuro senza difficoltà andando ad intuito, la dedico a tutti Voi.

Daniele Torchiaro, libero e senza padroni.

(comunicato stampa)

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