Fusione: Rossano adesso guardi al Basso Jonio

Rossano

Una volta i matrimoni si combinavano sulla “carta”. Erano, spesso, le famiglie a decidere il destino dei propri figli in termini di famiglia. Soprattutto le donne dovevano accettare ciò che veniva deciso dai genitori. E sposare, controvoglia, uno sconosciuto. Oggi le cose sono cambiate. In certi ambienti arcaici vi sono ancora alcune sacche di resistenza. Ma, grosso modo, possiamo affermare che c’è più libertà. E meno male. Lo sposo o la sposa devono essere scelti nella massima autonomia e libertà. Sono finiti i tempi mediavali. Forse. In questi ultimi anni e soprattutto negli ultimi mesi si parla tanto di questa grande fusione di Comuni tra Corigliano e Rossano. Una fusione di portata storica. Si creerebbe una città di circa 80mila abitanti. La terza più grande della Calabria, se Cosenza, Rende e Montalto non decidono di creare la loro. Due anni fa il consiglio comunale di Rossano ha approvato l’atto di impulso per la fusione con Corigliano. Quest’ultima lo fatto con un anno di ritardo. Non senza polemiche e, soprattutto, non senza fortissime resistenze interne. Tanto a livello politico e amministrativo, tanto a livello di popolazione. A Rossano il popolo sembra essere più propenso. Sembra. E si, perché il centro storico, in via generale, non sembra molto orientato a perdere il famoso “pennacchio”. Lo scorso gennaio la Regione Calabria ha dato il via libera al Presidente Oliverio per indire la data del referendum consultivo. Fissata poi per domenica 22 ottobre. Ma siamo in attesa dell’esito della decisione del tar Calabria circa il ricorso proposto da alcuni consiglieri comunali e cittadini di Corigliano, per chiedere lo spostamento di tale data. Insomma, senza girarci troppo intorno, a Corigliano, nella maggior parte dei cittadini, questa fusione non è vista affatto bene. A molti sembra un sopruso, l’ennesimo, compiuto dalla più “forte” Rossano nei confronti della propria città. Addirittura molti coriglianesi credono che a Rossano si voglia la fusione per far ritornare il Tribunale dov’era prima. E molti avvocati del posto hanno pure gioito quando il Tribunale è stato chiuso. Preferndo andare a Castrovillari (un’ora di auto), pur di non dare il “piacere” ai rossanesi. Cose dell’altro mondo. Il coriglianese medio non vuole la fusione con Corigliano non perché, come dice l’amministrazione Geraci, i conti di Rossano non sono a posto (cosa non vera, d’altra parte. O comunque si veda la situazione finanziaria anche a Corigliano. Che non è bella) o per altre cialtronerie dette in questi giorni. No: non si vuole la fusione per paura di perdere terreno nei confronti di Rossano. Ecco la richiesta di annettere anche Cassano e Villapiana. Senza pensare che l’iter è già avviato e che in un domani si può fare anche questo. Senza pensare che se salta tutto adesso, le consegenze saranno pesantissime per entrambe le città e soprattutto per i giovani di questa terra. Senza pensare, insomma, che ci potrebbero essere conseuguenze pesanti. Ma non vogliamo propendere né per l’una né per l’altra parte. Il fronte del “no” ha le sue idee. Condivisibili io meno, ma sempre da rispettare. Ma se i cittadini di Corigliano la pensano così, se il Comune è ostico a questo progetto, allora a questo punto Rossano guardi ad altri territori. Non si muore mica, se Corigliano non vuole. Magari si vada al voto. Con regole più chiare, coem chiede Geraci. Se a Corigliano dovesse prevalere il “no” (sempre che a Rossano prevalga il “si”, cosa non affatto scontata), allora si guardi a Crosia, a Longobucco, a Paludi, a Calopezzati, a Caloveto, a Cropalati. Sicuramente sarebbe un territorio più omogeneo e simile. Corigliano e Rossano sono troppo diverse. Sotto ogni aspetto. I matrimoni si fanno con la volontà di tutti e due gli sposi. Se uno non vuole, inutile insistere. Prima o poi ti farà le corna.

(fonte: La Provincia di Cosenza)

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