Fusione. Montera: C100A non curante di se stesso?

editoriale
Cosimo Montera

C100A, NONCURANTE DI SE STESSO?
Nessun mezzobusto, nessuna sciocchezza sul concetto d’identità, la mia è solo una riflessione ad alta voce.
Il C100A è nato dalla lettura del territorio, stando e pensando su questo quadrante geografico e su questo necessita che resti con piedi e mente, guardando lontano, ai prossimi cinquanta anni. Altrimenti innanzi a noi il depauperamento di ulteriori beni e servizi, passando nel 2065 dalla attuale densità urbana di 225.24 a quella prevista di 160.45. La politica si è convita della necessità della costruzione della Città sullo Jonio con un ritardo di 17 anni, dopo i Cittadini, come il referendum ha dimostrato.
Non deve “inseguire” chi del C100A intende servirsene a mo’ di distributore di vitamine per meglio carburare se sfugge alla costruzione della Cittadella. Perciò nostro dovere è pensare alla formazione materiale della Città e a chi qui, da generazioni, vive con tutte le sofferenze.
Inaccettabile, per la Città che abbiamo indicato qualsiasi suddivisione di Uffici e Competenze. Inaccettabile sarebbe ignorare ogni spoliazione dei diversi diritti sociali e umani; la discriminazione verso i gruppi sociali aggreganti e capaci di indicare ai professionisti della politica quanto debbono fare; la perpetuazione del voto di scambio e quindi ogni irrazionale incremento dei costi “occupazionali” per il funzionamento della nuova Città.
Questo, dando il loro SI alla fusione dei due Comuni, hanno inteso scegliere i cittadini! Noi abbiamo indicato loro la costruzione di un Polo Urbano compatto e moderno in cui riconoscersi e andare fieri e sul quale fare perno, tessendo come tela di ragno, dal baricentro comune della Cittadella, ogni collegamento e visione progressiva delle dinamiche che fondono la nascita e costruzione di ogni città. L’ultimo tentativo per opporci alla perdita di valore dei nostri beni e non diventare come il Marocco degli anni ’60, o la Pampas degli anno ’80, preda degli affamatori della finanza. Di questo siamo responsabili. Non dobbiamo dimenticarlo.
Il policentrismo ovvero il frazionamento territoriale sin qui ereditato, attuato nell’ultimo sessantennio non è stato dato da alcun disegno ma dall’incapacità urbana dei loro autori, nemmeno dalle ruberie perpetrate da altri Territori sui nostri ma dall’irresponsabile assenza di visione di quella “politica” che ha ritardato e messo in atto Piani Urbani devastanti che hanno avuto a base esclusivamente la crescita intenzionale e irrazionale del “volume costruito e commerciale” non la qualità di vita di chi vi risiede. E’ nostro compito immediato ricucire al meglio tutto ciò e indicare la corretta direzione di ogni irradiazione urbana che deve compiersi, diversamente da chi l’ha disegnato utilizzandola a bancomat.
Questo il C100A ha inteso, con la sua azione, indicare ai cittadini, la crescita corale oltre i nostri confini, per riappropriarci di quanto nel tempo ci hanno espropriato: l’evoluzione del pensiero collettivo. Non si diviene paesi notevoli di un dato quadrante geografico, così come già si era prima di essere spogliati, se al territorio i nostri antenati non avessero pensato sul piano della dotazione degli strumenti necessari dati dalla loro cultura del lavoro finalizzata all’Istruzione superiore, formazione e apprendimento critico.
“Sapevano” perché la conoscenza accumulata si accettava, si ereditava e lo facevano indipendentemente dalla scolarizzazione. Il sapere tramandato li ha portati nella direzione del mercato del lavoro dentro la loro dimensione, interrotta da quel percorso storico attuato e non ancor, con distanza, indagato. In queste due cose sta la costruzione della nuova città: urbanità e pensiero del lavoro, nelle varie evolute attuali manifestazioni.
A questo, con il primo 1° Workshop urbanistico delineato e tuttora non sorretto adeguatamente dal C100A, abbiamo pensato e lavorato ed è questo che necessita con serietà attuare al più presto. Non farlo significa delegare ancora a quelle “Istituzioni” che purtroppo di solito sono occupate, come dimostrato dai fatti reali, da chi pensa la propria soggettiva rappresentazione d’interessi come oggettiva e si muove attuando con altri termini quel concetto di “lotta di classe” velata, in grado di imporre, come da qualche tempo avviene, scelte auto suicide a tutta la Calabria.
Non per nulla i dati sul piano dell’efficienza delle istituzioni, macroeconomica, dotazione delle infrastrutture, piani diffusi per la salute, ricerca e istruzione sono, come Regione Calabria, negli ultimi posti nella classifica europea; dopo di noi solo qualche paese periferico dell’ex Unione Sovietica.
Il secondo problema su cui il C100A deve pensare e fare proprio, su cui ancora la 3°C100A già lavora, è il diritto/dovere concreto della partecipazione dei Cittadini alla cosa pubblica, da risolvere e far veicolare per imporne la visione normata nello Statuto del nuovo Comune e ciò si chiama Deliberato/Bilancio Partecipato. Tema questo da attivare e ridondare anche attraverso i previsti Municipi, necessariamente privi, per ragioni di densità abitativa, di “personalità giuridica” ma da pensarne l’organizzazione e il ruolo per renderli praticabili ed efficaci.
Da questa pagina voglio lanciare una provocazione a tutto il C100A, a me stesso. Se di tutto ciò esposto, non si prende coscienza o non è adeguatamente sorretto e, come Didi ed Estragone, aspettiamo Godot, serve ancora il C100A? Meglio sciogliersi!
Cosimo Montera

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