Fusione, da Corigliano parte il ricorso al Tar

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Che il percorso che conduce al referendum del 22 ottobre prossimo sul progetto di fusione tra i comuni di Corigliano e Rossano fosse irto di difficoltà lo si sapeva, ma il dover constatare che all’interno del gruppo di maggioranza che sostiene l’attuale sindaco, Giuseppe Geraci, ci fosse un consigliere comunale che firma un ricorso al Tar (il tribunale amministrativo regionale) per bloccare l’effettuazione del referendum, francamente è una notizia che in un certo senso coglie di sorpresa.
Per carità nulla contro questo consigliere comunale che può e deve esprimere liberamente il suo pensiero, ma intraprendere una iniziativa del genere a meno di quattro mesi dall’appuntamento referendario impone al sindaco e alla maggioranza che lo sostiene una doverosa riflessione, tenuto conto che già non molto tempo fa i consiglieri Ascente, Bruno e Algieri avevano assunto una posizione abbastanza netta sul si al referendum.
Nel mentre all’interno del gruppo di maggioranza, alcuni distinguo, anche se non in maniera chiara e netta sono venuti fuori. Ora il capogruppo di Corigliano Libera, Angelo Caravetta, ha firmato il ricorso al Tar insieme all’ex dirigente del comune, Gilberto Capano, ed altri tre cittadini.
Sono gli stessi promotori di questa iniziativa che in una nota stampa ne danno ufficialmente notizia: “Lo scorso 23 giugno – si legge nel testo del comunicato – queste cinque persone hanno presentato ricorso al Tar contro il decreto del Presidente Oliverio che indice il referendum del 22 ottobre 2017, funzionale a perfezionare la fusione del loro comune con quello di Rossano.
Il patrocinio dei ricorrenti – prosegue la nota – è stato affidato all’avv. Albino Domanico del Foro di Cosenza, lo stesso che assiste il nutrito comitato di cittadini di Spezzano Piccolo e i nove cittadini comunitari che si sono opposti all’intervenuta fusione dei Casali del Manco.
Le eccezioni opposte dai ricorrenti – sottolinea la nota – appaiono fondate perché mettono in rilievo gravi violazioni di legge, nazionali e comunitarie. I cinque cittadini ionici, così come prodotto dalla nutrita compagine presilana, denunciano pesanti lesioni alla Costituzione e ai vincoli Ue, a fronte delle quali sollevano altresì interessanti questioni di legittimità costituzionale.
La parola passa ora ai giudici amministrativi catanzaresi che dovranno decidere. Una decisione non affatto facile ma facilmente intuibile, attese – riportano i ricorrenti citando l’avvocato Domanico – le palesi violazioni emerse e il precedente che riguarda il caso del Comune di Fano, ove il Consiglio di Stato ha rimesso alla Consulta l’esame di una fattispecie simile”.

(fonte: La Provincia di Cosenza)

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