Frankie Yale, il gangster di Longobucco. Racconto di Martino A. Rizzo

 

 

Per circa dieci anni a dettare legge nella malavita di Brooklyn fu Francesco Ioele, alias Frank Yale, nato a Longobucco il 22 gennaio 1893.

A undici anni, insieme alla madre Isabella De Simone e ai fratelli Maria Carmela, Maria Cristina, Giovanni Francesco, Assunta e Angelo raggiunse a New York il padre Domenico, che vi era emigrato qualche anno prima. Qui ben presto iniziò la carriera malavitosa tra le bande giovanili della città. A farlo crescere nel mondo del crimine ci pensò Donato Torrio, meglio conosciuto come Johnny Torrio, più vecchio di lui di undici anni e arrivato a New York nel 1884 da Montepeloso (oggi Isina, in provincia di Matera). Torrio fin da ragazzo era diventato capo di una banda di strada di New York, la James Street Gang e aveva accumulato denaro sufficiente per aprire una sala da biliardo che divenne il centro delle sue attività illegali, gioco d’azzardo e strozzinaggio. Poiché Torrio “ci sapeva fare” entrò nelle grazie di Paul Kelly, all’anagrafe Paolo Antonio Vaccarelli, che sul finire del XIX secolo aveva fondato la Five Points Gang, all’epoca una delle bande criminali più potenti della città.

Così nel 1905 la James Street Gang, la banda di Torrio, venne trasformata nella “squadra allievi” della Five Points, dove gli affiliati facevano il loro apprendistato prima di accedere in “prima squadra” e Torrio divenne luogotenente di Kelly.

In questa palestra mosse i primi passi delinquenziali Frankie Yale facendosi subito notare per le sue capacità. Nonostante la sua statura media e la corporatura paffuta, Yale era un formidabile pugile. Nel 1910, all’età di 17 anni, insieme a un suo amico lottatore di nome Bobby Nelson, “fece a cazzotti” in una sala da biliardo di Coney Island picchiando duramente diversi uomini. Nell’ottobre del 1912, a diciannove anni, Frankie subì uno dei suoi primi arresti perché sospettato di omicidio, ma ne uscì senza strascichi.

A Brooklyn, rilevò i camion che consegnavano il ghiaccio e con i guadagni aprì il locale Harvard Inn, a Coney Island, che serviva come copertura di un bordello. Poiché il bar si chiamava Harvard lui prese il nome di Yale. All’Harvard Inn Yale assunse come barista e buttafuori Al Capone che proprio dentro questo locale fu sfregiato da Frank Galluccio con un rasoio per aver mancato di rispetto alla sorella. È da allora che Capone prese il nomignolo di “scarface”, “lo sfregiato”. Sempre nel medesimo ambiente criminale iniziarono la loro carriera malavitosa il siciliano Lucky Luciano, Frank Costello nato a Cassano allo Ionio nel 1891 e Albert Anastasia nato a Parghelia (VV) nel 1902. Insomma, anche la Calabria fornì i suoi bravi rappresentanti alla mafia americana! Capone lavorò all’Harvard Inn per circa due anni prima di andare a Chicago al servizio di Johnny Torrio, che vi si era trasferito lasciando il comando delle sue attività di New York a Yale.

Yale faceva soldi soprattutto con l’estorsione e la gestione dei bordelli, ma pur di arricchirsi, si prestava a esercitare ogni attività, legale o illegale che fosse. Nella sua banda accoglieva tutti purché si rispettasse la regola di riuscire a concludere buoni affari. Aveva anche una fabbrica di sigari, la “Frank Yale Cigar” con la sua foto impressa nel marchio.

Gestiva altresì un’agenzia di pompe funebri al 6604 14th Avenue, strada dove viveva con la sua famiglia, le due figlie Rosa e Isabella e la moglie Maria Delapia dalla quale però nel 1927 si separò per accasarsi con una certa Lucita, Lucy, che gli diede una figlia, Angelina.

Yale era generoso con le persone meno fortunate del suo quartiere che si rivolgevano a lui per favori. Al contempo sapeva essere molto violento, capace di picchiare duro per “fare male”, con chi lo contrastava. Ne ebbe la riprova il fratello minore Angelo che finì in ospedale come conseguenza della punizione per il suo comportamento indisciplinato.

Molte furono le guerre di mafia che Frank combatté a New York con le tante bande che operavano in città per il predominio sul malaffare e tanti furono gli attentati ai quali sfuggì. A Chicago invece si recava per eseguire lavori di killeraggio, su incarico dei suoi amici Torrio e Capone, per i quali però la polizia non riuscì mai a incastrarlo. Verso la metà degli anni ’20 Yale era considerato uno dei gangster più potenti di Brooklyn.

All’inizio del proibizionismo, Yale divenne uno dei maggiori contrabbandieri di whisky di Brooklyn e riforniva, a Chicago, il suo amico Al Capone col liquore che faceva arrivare dal Canada. Nella primavera del 1927 però la lunga amicizia tra Yale e Capone iniziò a logorarsi in quanto Capone sospettava che Yale facesse strani giri con i camion che avrebbero dovuto consegnargli la merce. E così domenica pomeriggio 1° luglio 1928, mentre Yale era nel suo Sunrise Club, ricevette una telefonata che gli comunicava che la sua compagna Lucy, che era a casa con la figlia di un anno, aveva dei problemi. Pertanto partì per New Utrecht Avenue con la sua nuova, fiammante, Lincoln coupé, mentre una berlina Buick con quattro persone armate iniziò a seguirlo. La Lincoln di Yale era blindata nelle fiancate, ma i finestrini non erano altrettanto protetti. Notata la Buick, e intuito il pericolo che correva, Yale sfrecciò a razzo per le strade della città, ma venne comunque superato dagli inseguitori che fecero partire una scarica di colpi verso di lui. Una fucilata centrò Yale alla testa mentre un proiettile di mitra gli perforò il cervello, uccidendolo all’istante. La Lincoln, ormai fuori controllo, sbandò, saltò sul marciapiede e si schiantò contro un palazzo. Questo fu il primo episodio di mafia in cui a New York venne utilizzato un mitra.

Per la sua morte Yale ebbe uno dei funerali malavitosi più imponenti della storia americana. Migliaia di abitanti di Brooklyn uscirono in strada e rimasero allineati, immobili, per assistere al passaggio del corteo funebre.

Frankie fu sepolto con indosso abiti da sera, guanti di camoscio grigio e un rosario d’oro. La bara d’argento di Yale da 15.000 dollari venne deposta su un carro funebre aperto seguito da 250 limousine. Mentre trentotto vetture portarono all’Holy Cross Cemetery di Brooklyn le composizioni floreali.

Durante la tumulazione, mentre la bara veniva calata nella fossa, 112 persone si avvicinarono per lanciare contemporaneamente delle rose nella tomba. Sulla sua lapide è riportato correttamente il cognome Ioele ed è anche ricordato Domenico, il padre di Frankie morto nel 1926.

Il funerale di Yale stabilì un record di grandiosità per i gangster americani che difficilmente verrà eguagliato successivamente. Al cimitero comunque si assistette a un ulteriore dramma in quanto le due donne del gangster, Maria e Lucita, si contesero pubblicamente il titolo di moglie di Yale.

Yale è stato negli anni ’20 uno dei principali gangster di New York ed è ben presente nei siti internet americani, nei film e nelle serie televisive dedicati al crimine organizzato della Grande Mela in quegli anni. Di lui si parla anche nel libro “Iceman of Brooklyn: The Mafia Life of Frankie Yale” di Michael Newton.

Martino A. Rizzo

 

I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a

Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica

sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato

il romanzo Le tentazioni della

politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri

del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito

anticabibliotecacoriglianorossano.it. Nel 2019 ha curato la pubblicazione

dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,

Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,

Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.

Da fotografo dilettante cerca di cogliere

con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio

e le sue foto sono state pubblicate nel volume di poesie

su Rossano Se chiudo gli occhi.

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