FINCALABRA: 189.000 € PER MANDARE IMPRESE AMICHE IN VACANZA IN CINA. SENZA PRODOTTI. SOLO SPRECO DI RISORSE. PRESENTE DELEGAZIONE DI ROSSANO E DINTORNI.

La Cina è vicina. L’Europa è lontana. E allora tutti a Pechino. Obiettivo? Esportare le eccellenze agroalimentari ed enogastronomiche calabresi. La storia inizia con un bel pacchetto di finanziamenti europei che la Regione Calabria deve assolutamente spendere. Undici milioni e 700 mila euro, che vanno a rimpolpare il “Fondo Intrapresa”. Gli obiettivi sono i soliti e tutti condivisibili. “Rilancio della crescita economica… strategia delle azioni di sistema…”. Il tutto nelle mani di Fincalabra, la finanziaria regionale, da alcuni giudicata un “carrozzone mangiasoldi”, qualche anno fa coinvolta in una storia di assunzioni di parenti, amici e compari politici vari.

Obiettivo i cinesi. Miliardi di bocche desiderose di concedersi a nuovi sapori e gusti. ’Nduia e peperoncini, liquirizia e tartufo di Pizzo. Bisogna programmare la conquista di Pechino, ma in riva allo Stretto non c’è un Marco Polo e le cose si fanno di fretta. Ci sono imprese da portare, prodotti da mostrare, show room da allestire, programmi tv che mostrino le bellezze della terra dei Bronzi. Il tempo scarseggia e il bando per organizzare il tutto è un “cottimo in via d’urgenza”.

Come se la missione in Cina fosse un evento non programmabile, improvviso ed imprevisto. I danni di una delle tante frane che si abbattono sulla Calabria, “sfasciume pendulo sul mare”. Ma c’è poco da scherzare, perché le cose andavano fatte di corsa, “considerato il grave danno all’interesse pubblico qualora non si concludano le attività programmate nei tempi stabiliti”.

Due le aziende partecipanti, la calabrese Pubbliemme e una società di Terni. Valore del bando a base d’asta 190 mila euro, la Pubbliemme se lo aggiudica con un leggero ribasso per 189 mila. E così volano in Cina 22 aziende, una troupe di giornalisti e collaboratori vari, che si piazzano al Gran Millenium Beijing, un cinque stelle di Pechino, dal 2 al 6 novembre. I calabresi rimasti in patria potranno ammirare la conquista della Cina negli ottimi reportage trasmessi da LaC, la televisione di Vibo Valentia acquistata da Domenico Maduli, patron della Pubbliemme.

Sarà Pasquale Motta, animatore della trasmissione L’Inviato speciale, a diffondere il verbo. Vicinissimo al Pd, Motta faceva parte dell’associazione “Idea”, della quale si parla ampiamente nell’inchiesta sui rimborsi facili dei consiglieri regionali calabresi e di Nicola Adamo. Per i pm l’associazione era una sorta di slot-machine di Adamo, una volta leader del Pd calabrese, oggi obbligato dai giudici a soggiornare fuori dalla Calabria. Al corteo di giornalisti, l’aggiunta di qualche rappresentante rossanese e dei dintorni.

Scandali a parte, tutto bene? Non proprio. Il viaggio cinese ha scatenato polemiche. Parla Pippo Callipo, imprenditore dell’agroalimentare calabrese tra i più conosciuti al mondo: “Sono allibito. Evidentemente Pippo Callipo, 300 dipendenti e 44 milioni di fatturato, non è stato ritenuto meritevole di partecipare a questa iniziativa. Forse non ho il certificato politico adatto. Occorre capire quali sono i criteri con cui si selezionano le aziende. Se li detta qualche onorevole o si tratta di dati oggettivi, fatturato, presenza e onorabilità.

La verità è che Fincalabra è un carrozzone politico, e io mi chiedo se le aziende che sono andate in Cina sono in grado di inviare un solo container”. Francesco Dodaro, grande produttore di salumi e insaccati: “Non abbiamo ricevuto alcun invito. Invece di sostenere delle opportunità di sviluppo, si sfruttano queste iniziative per gite di piacere”. Eduardo Lamberti Castronuovo, editore di Reggio tv: “Il bando? Mai visto. Non siamo stati invitati. Avremmo certamente partecipato a una gara d’appalto così succulenta se fosse stato un bando regolare. E poi dov’era l’urgenza? Un bando così presenta tantissime anomalie. Quando mai si fa un ribasso di mille euro? È evidente che è una cosa montata. I ribassi sono minimo del 20%. Non ho le prove, ma la logica e il buon senso mi invitano a diffidare. Sembrano bandi cuciti addosso”.

Parole pesanti, situazioni imbarazzanti. Abbiamo chiesto lumi ai politici. Assessore Federica Roccisano (Welfare, Lavoro e Istruzione): “Mi avevano invitato ad andare. Non ci sono andata”. Assessore Carmen Barbalace, si occupa di sviluppo e dovrebbe sapere ma… “Le imprese – dice – non venivano invitate. Bisognava partecipare a una manifestazione di interesse. Non so dire di chi è stata l’idea e chi ha seguito il procedimento di affidamento del progetto alla Pubbliemme. Io non so se sono tornati dalla Cina. Non ho fatto il comitato di accoglienza all’aeroporto”.

Nessuno sa, nessuno dice. Vanno così le cose in Calabria quando si tratta di trasparenza e di uso dei fondi europei. L’unico veramente soddisfatto è l’ormai ex presidente di Fincalabra, Luca Mannarino, già tesoriere di Forza Italia, soggetto non nelle grazie del Pd e del governatore Mario Oliverio che nei giorni scorsi lo ha sostituito con Carmelo Salvino. Sulla missione cinese Mannarino ha certezze granitiche: “Noi abbiamo fatto una manifestazione di interesse per le aziende e quindi chi ha ritenuto di partecipare lo ha fatto. Una cosa molto democratica e molto trasparente. E siamo andati oltre le aspettative”. Per la serie contento lui.

Per capire davvero come è andata in Cina abbiamo sentito l’imprenditore Davide Marano, titolare della Fichi Marano che ha partecipato al viaggio. “Ci sono state delle lacune a livello organizzativo. Una su tutte? Non sono arrivati i prodotti in Cina. Le 22 aziende hanno partecipato alla missione senza prodotti perché tutto ciò che avevano preparato per essere spedito, non è mai arrivato a Pechino. Non avevamo nulla in mano. Abbiamo fatto un allestimento senza prodotti. Io ancora non so dove si trova la merce che avevo spedito per la missione. Il viaggio per noi non ha prodotto nessun contratto, nessuna commessa, nessun lavoro. Al momento nessuna ordinazione dalla Cina. Dicono che hanno avuto pochissimo tempo per organizzare la missione. Si poteva rinviare perché non era una fiera con una data ben precisa”. Insomma, volevano conquistare la Cina ma non avevano neppure i fichi secchi.

Di Enrico Fierro e Lucio Musolino

Fonte: il Fatto Quotidiano di domenica 6 novembre 2015

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