Fase 2. La grande incognita al Tempo del Coronavirus di Domenico Mazzullo

Oggi, quattro Maggio 2020, è una data che verrà segnata in rosso sui Libri di Storia, su cui studieranno gli studenti tra venti anni, e anche io la voglio celebrare adeguatamente sulla pagina di oggi di questo Diario.
Ma perché è tanto importante come data? E’ presto detto. E’ la data in cui si gioca il tutto per tutto, la data che verrà ricordata come l’inizio della Fase II , la Fase della Fiducia, e della Speranza aggiungerei io.
Della Fiducia, perché abbiamo fiducia, noi e chi per noi è demandato a decidere, che il peggio sia passato, almeno in senso sanitario; il drammatico numero dei malati è diminuito e diminuisce progressivamente, il numero dei guariti aumenta, il numero delle morti rallenta, e soprattutto gli ospedali deputati al ricovero dei pazienti da Coronavirus non sono più vicini al collasso, ma possono tirare, metaforicamente, un respiro di sollievo, anche se il numero dei Caduti sul campo di battaglia, tra medici e infermieri è altissimo, a riprova della perfidia del virus e della abnegazione di Chi lo ha combattuto.
Ma non sono morti invano e la Loro memoria rimarrà per sempre.
Ma la Fiducia riguarda anche noi, noi cittadini che siamo chiamati ad una prova ancora più ardua e difficile di quella fino ad ora sostenuta, la prova della disciplina, o meglio della autodisciplina, la declinazione più difficile e ardua del termine, ossia la disciplina che non deriva da una imposizione esterna e autoritaria, che si esercita con disposizioni, decreti, prescrizioni e anche sanzioni, ove le prime non venissero rispettate, ma una disciplina ben più difficile e impegnativa, una disciplina che viene dall’interno di ciascuno di noi, dalla nostra coscienza, unica guida interiore, capace ed autorizzata a fornire le direttive, a premiare, con la ineffabile sensazione di aver compiuto il proprio dovere, ma anche a punire, con la condanna angosciosa dei sensi di colpa, che nessuna confessione può lenire.
Una disciplina, una autodisciplina, che non si ha in dotazione dalla nascita, ma che si costruisce, si acquisisce con un duro lavoro entro di noi, interiore e assolutamente in solitudine.
E’ e sarà quella autodisciplina che ci obbligherà a rispettare le regole, che prima il buon senso e poi le direttive della Sanità pubblica dettano per il nostro bene, per tutelare la nostra salute e quella degli Altri, altrettanto preziosa e da difendere come la nostra.
Solo osservando alla lettera quelle regole, quelle disposizioni possiamo avere il Sentimento appagante di aver compiuto il nostro dovere di cittadini, di aver meritato la fiducia che ci viene accordata, e di poter nutrire la speranza che “andrà tutto bene”, motto che è diventato un po’ il motivo conduttore di questa pandemia.
Ma perché, oltre alla Fiducia, aggiungo io, la Speranza?
Perché la Fiducia che riponiamo, che si ripone in noi stessi, non ci permette di avere la certezza che le cose andranno come noi desideriamo.
Accanto alla Fiducia, anche un altro sentimento, altrettanto importante si associa e si affianca: La Speranza, una parola semplice e magica, che ci indica, ci concede, ci dona una particolare, diversa Fiducia , che non proviene da una nostra azione, ma da una attitudine congenita, unica , speciale a confidare nel futuro.
Non a caso, simbolo universale della Speranza, è l’Ancora, che i marinai da secoli gettano in mare, affidando ad essa la loro vita.
Oltre alla Fiducia, in questo momento particolarmente difficile e complesso abbiamo bisogno quindi anche della Speranza, Speranza che unisce noi cittadini a chi ha preso la decisione, confida che i tempi sono maturi per tentare una prima, necessaria, esitante, inquietante ripresa della vita normale, non certo in toto, ma proporzionale al regredire, si spera appunto, della malattia.
Questa speranza ci aiuta a vivere e a compiere il nostro dovere.

Domenico Mazzullo

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