Emergenza siccità: è a rischio buona parte delle coltivazioni

emergenza

L’Alto Jonio nella morsa della siccità: è emergenza sia negli acquedotti comunali che in agricoltura. Succede così che, mentre la gente boccheggia per il caldo torrido ma se non altro ha la possibilità di dissetarsi con l’acqua minerale, in agricoltura invece la prolungata siccità rischia di provocare seri danni, di compromettere i raccolti stagionali ma anche di pregiudicare la stessa sopravvivenza delle piante. In diversi Comuni, ridotta di circa il 30% la dotazione idrica fornita dalla Sorical, si cerca di arginare la penuria di acqua attingendo a pozzi comunali come fonti alternative, ma si fa fatica a garantire la continuità dell’erogazione e qualche volta si deve ricorrere al razionamento del prezioso liquido proprio in un periodo in cui l’acqua è più indispensabile. Ma in agricoltura con il passare dei giorni e il perdurare della siccità, la situazione diventa sempre più grave. Infatti l’invaso a cui attinge la Condotta del Sinni proveniente dalla Basilicata, che fornisce acqua a scopo irriguo alle regioni Puglia, Basilicata e, attraverso la gestione del Consorzio di Bonifica Integrale dei Bacini dello Jonio, alla parte settentrionale della Calabria che va da Rocca Imperiale fino a Trebisacce, a causa della siccità primaverile che ha fatto seguito ad un inverno avaro di pioggia, è ai minimi storici e attorno all’acqua per uso irriguo in questi giorni si è scatenata una vera e propria lotta fratricida, che rischia di implodere e anche di alterare i rapporti istituzionali tra enti e istituzioni che a vario titolo sono cointeressati alla gestione della Condotta. Il problema più grave si registra nella Piana di Rocca Imperiale notoriamente caratterizzata da agricoltura intensiva votata alla produzione oltre che del rinomato limone IGP di Rocca, alla coltivazione di uva da vino e da tavola oltre che di altri frutti e ortaggi. In prima fila, a difendere gli interessi degli agricoltori rocchesi, il sindaco Giuseppe Ranù che, volendo vederci chiaro nella suddivisione delle quote di acqua spettanti ai singoli comuni, dopo aver raccolto le lamentele e le proteste degli agricoltori rocchesi, ha promosso un incontro con i vertici del Consorzio di Bonifica nel corso del quale, secondo Ranù, alcune questioni sono rimaste sospese. «La carenza idrica irrigua – ha dichiarato l’avv. Ranù dopo l’incontro – rischia nelle prossime settimane di raggiungere picchi ancora più alti, con forte disagio per il comparto agricolo. L’intero comprensorio è dunque chiamato ad assumersi le proprie responsabilità perché abbiamo riscontrato una serie di anomalie che non ci convincono, a partire dalla comunicazione del Consorzio “Bradano-Metaponto” che giunge a sostenere che non v’è stata alcuna flessione nell’erogazione idrica. Circostanza, questa, smentita dal Consorzio di Trebisacce». Secondo Ranù i litri spettanti all’intero Comprensorio, come da Convenzione, dovrebbero essere di 420 l/s da ripartire in modo proporzionato nell’intero Comprensorio. Ma siccome il comune di Rocca vanta una superficie irrigabile di 700 ettari a fronte dei circa 315 del rimanente Comprensorio, secondo Ranù che vuole vederci chiaro e non esclude il ricorso alla Procura, agli agricoltori di Rocca spetta una quota proporzionata di acqua. Lotta all’ultima… goccia di acqua, dunque, mentre le temperature minacciano di innalzarsi ancora di più.

(fonte: La Provincia di Cosenza)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati: