Editoriale. Stiamo dicendo no all’opportunità di elevarci a capoluogo. Via libera alla mediocrità

Stiamo dicendo no alla elevazione a capoluogo della città di Corigliano Rossano, un traguardo mai raggiunto a causa sia delle ostilità del cosenzacentrismo sia della eccessiva litigiosità presente nello jonio, due elementi tuttora presenti, anzi per alcuni versi rafforzati e peggiorati.

I silenzi della classe dirigente attorno alla proposta dell’istituzione della Provincia della Magna Graecia con due capoluoghi (a Nord Corigliano Rossano, a Sud Crotone) denotano una condotta assurda e allo stesso tempo paradossale. Tale progetto costituisce, tra l’altro, un passaggio naturale in continuità al processo di fusione che poteva e può collocare quest’area nel contesto che merita. Una provincia a saldo zero per lo Stato che nasce sulle ceneri dell’attuale provincia di Crotone, alla quale ci lega un processo naturale e culturale a noi tutti noto. I metodi di contrasto non mancano, altrimenti non saremmo dei sibariti: il primo è il silenzio, strategia tipica di chi non ha idee o una visione di territorio. Poi c’è chi dice che bisogna guardare alla Basilicata ma senza spiegare con quale strumento, che non sia la modifica della Costituzione e procedure sicuramente più elaborate;  chi ripropone la vecchia provincia Sibaritide-Pollino, ma in agenda in Parlamento di tutto si parla tranne che della istituzione di nuove province (Magna Graecia non è una nuova provincia ma nasce dalle ceneri di Crotone), piuttosto c’è chi va nella direzione opposta; infine, dulcis in fundo rimanere ancorati allo stato di sottomissione politica cosentina.  E tutto questo mentre la discussione anziché progredire e sfociare in un processo di modernizzazione sembra ruotare attorno a polemiche rissose su dove allocare gli uffici tra Corigliano e Rossano, oppure se non sia il caso di tornare indietro ritornando agli ex comuni di Rossano e di Corigliano. E’ ovvio che in assenza di argomentazioni di ampio respiro o della prospettazione di una straordinaria visione di territorio inizia a prendere corpo la politica del campanile. Ed ecco che prende forma la mediocrità.

Si ha poca memoria e per riscoprire un sentimento di indignazione, ove vi sia un pizzico di sensibilità al concetto del bene comune, bisognerebbe ripartire  dagli  anni Sessanta al tempo della realizzazione della Salerno Reggio Calabria quando ebbe origine il primo scippo ai danni dello jonio là dove avrebbe dovuto sorgere l’arteria. Operazione strategica che diede un primo colpo determinante all’intera area rivierasca. Non contenti però, si continuò in un’azione perversa di rafforzare i collegamenti solo dall’adriatica fino a Sibari e da lì convogliare il traffico sulla Salerno Reggio Calabria, determinando la morte definitiva dell’arco jonico.  

In questi giorni abbiamo assistito all’ennesimo svilente teatrino nel settore delle infrastrutture:  tratti a 4 corsie sulla 106 Roseto- Sibari e Crotone-Catanzaro, mentre sulla Sibari-Crotone solo rotatorie, e tutti zitti! Si investe dopo 40anni nell’elettrificazione Sibari-Crotone e il Mibact (ministero dei beni culturali) non perde occasione per qualche palo a bloccare i lavori, e tutti zitti! Si cantierizza  il nuovo ospedale della Sibaritide e di nuovo spunta il mibact, e tutti zitti! Ci scippano un tribunale con fare illegale, e tutti zitti (la classe dirigente)! Ti mandano gli infetti, quasi siamo contenti, e tutti zitti! E via discorrendo….

Per  non parlare delle non mutate condizioni di subalternità politica e di tutte le associazioni di categoria nonché delle organizzazioni sindacali ai poteri centralisti. Ci è stato sottratto di tutto e di più: persino la decisione di aggiustare un’ambulanza è in capo a Cosenza, la stessa città che è in default e che gestisce le casse dell’Asp ad effetto grondaia, milioni e milioni di debiti e, addirittura, un fuggi fuggi generale perché nessuno vuole firmare quei bilanci. E si è avuto anche l’ardire di accorpare le ex ASL, un tempo funzionanti. Al potere cosentino va bene quando si accentra su Cosenza, ma quando il governo Oliverio proponeva  una unica macro ASP regionale su Catanzaro, tale orientamento spariva dall’agenda della programmazione.  

E cosa dire delle convocazioni volute dal sindaco di Corigliano Rossano Flavio Stasi e puntualmente snobbate dal sindaco di Cosenza e dai suoi seguaci, quasi a voler delegittimare la sola idea che a convocare e presiedere tale organismo sia una figura espressione jonica, cos’è lesa maestà? E allora se questo territorio non assume tali consapevolezze e non interiorizza quel che è accaduto e continua ad accadere nei rapporti di forza con il resto del Paese sarà destinato a una misera politica da discussione condominiale. E a nulla sarà valsa la fusione né la formuletta della terza città della Calabria o la prima della provincia di Cosenza… Ed ora via libera al balletto delle  polemiche sulla localizzazione degli uffici e ai ragionamenti di pancia… Qualità e spessore politico in soffitta!

Matteo Lauria – Direttore I&C

 

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