Editoriale. Social e commenti, custodiamo il diritto di critica …

Notizia, elaborazione di un pensiero, commento. Sono le tre fasi immediate che tempestano i social sugli eventi che si susseguono di volta in volta. Spesso manca l’ulteriore passaggio di ricerca e di riscontro. Che in tempi di fake news è quasi un obbligo. Poi c’è chi dell’improvvisazione mista ad arroganza muscolare ne fa una vetrina autoreferenziale, a volte spinta dall’impulso/istinto, talaltra per mere manie di protagonismo, narcisismo, megalomania. La migliore reazione, in tutti i casi, è il commento che si sofferma sul merito, senza necessariamente travalicare in espressioni colorite che offendono persone o la professionalità delle stesse. Peggio quando si usa un linguaggio volgare, tanto inutile quanto dannoso se si pensa che sui social trovano ospitalità minori. Faccio questa premessa, nella qualità di direttore di una testata giornalistica online, perché sono uno strenuo difensore dei principi costituzionali che ci riconducono alla libertà di espressione e di pensiero nonché al diritto di critica. Che non significa linciaggio mediatico, ma semplicemente la possibilità di esprimere opinioni civili sui vari temi che si pongono sul tappeto. Sia chiaro, è facile ricorrere all’offesa (una determinata letteratura parla di frustrazioni) tanto più se chi offende ha scheletri nell’armadio! Chi non vi ricorre è semplicemente per educazione e per rispetto per l’individuo in quanto tale. E, soprattutto, per non trascendere né involgarire il dibattito. Se proprio si ha voglia di ferire, quale migliore strumento può esservi se non attraverso i contenuti? Tra l’altro, dall’esperienza maturata negli anni, mi è capitato di assistere in più occasioni a “eroi da testiera” che, querelati, hanno elemosinato in sede di giudizio il ritiro della denuncia chiedendo scusa.

Ho avuto già modo di chiarire che il codice penale è particolarmente rigoroso in materia di legge sulla stampa, non a caso il direttore responsabile concorre in solido unitamente all’editore e al giornalista (nel caso di un articolo) sia penalmente sia civilmente. E questo vale anche per i comunicati stampa.  Se un commento nella pagina fb o sul sito di informazione I&C (testata giornalistica) contiene espressioni offensive rivolte a chicchessia, a rispondere sarà non solo l’autore ma anche l’editore e il direttore responsabile in concorso.

Diventa una giungla, quasi ingestibile, quando il soggetto preso di mira è un politico del passato. Qui inizia un vero e proprio tiro al bersaglio. Premetto, anch’io esprimo dissenso rispetto alla gestione della vecchia partitocrazia, ma non mi sono mai permesso di diffamare la persona o la reputazione della stessa in quanto tale. Chi lo fa è spesso ancorato o a personalismi, o per appartenenza politica opposta, o peggio perché qualche richiesta personale non è stata soddisfatta. Altrimenti non si spiega il motivo per cui tanto livore nei confronti della persona e non già del ruolo svolto. D’altronde, dovremmo pensare che chi sputa veleno contro il politico del passato sia talmente legato al territorio che dovremmo vederlo nelle piazze a protestare contro la chiusura del tribunale, per la sanità, per le infrastrutture, etc etc. E invece neanche l’ombra! E allora, prima che intervenga il legislatore con norme decisamente restrittive sui social, facciamo uso del buon senso, atteniamoci al merito delle vicende e sulle condotte dei politici, mai giudizi sulle persone. Gli effetti: non si involgarisce il dibattito, non si ingolfano le aule di giustizia, il legislatore non interverrà con filtri sui social. L’invito è all’equilibrio, custodiamo questo straordinario strumento dei “social”, evitiamo che intervengano censure sotto la veste dell’opportuno filtro. Pensiamoci ora, prima che sia troppo tardi…

Matteo Lauria – Direttore responsabile I&C

Una risposta

  1. Sono molto d’accordo su quanto da lei scritto nell’editoriale che ho appena letto con molta attenzione. La possibilità di esprimere quello che si pensa,sui social , in televisione, ecc… dà a tutti la libertà di pensiero e di opinione. Ma non dà a nessuno il permesso di offendere ,di mettere in piazza la vita delle persone , di usare un frasario colorito . Concludo con le sue parole che ho apprezzato molto:” Facciamo uso del buon senso, atteniamoci al merito delle vicende e del comportamento dei politici e mai sulle persone. Buona serata.

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