Editoriale. Sindaco Stasi vittima del centralismo

A meno di un anno dalla elezione di Flavio Stasi a sindaco della città di Corigliano Rossano, al di là di valutazioni soggettive circa la gestione amministrativa ordinaria, si rinvengono dei segnali evidenti di come anch’egli, al pari dei suoi predecessori, sia vittima del centralismo cosentino. E mentre i suoi ex colleghi avevano l’attenuante di amministrare città divise, oggi Stasi ha un potenziale diverso e maggiore, nella veste di sindaco di una città di 80mila abitanti, la prima della provincia di Cosenza per numero di abitanti e prima per estensione in Calabria. A lui il merito di aver riattivato, dopo anni di stagnazione, lo strumento della conferenza dei sindaci per ben due volte, dando vita a incontri pre e post con i primi cittadini del territorio, nella qualità di sindaco della città più grande della provincia di Cosenza, al fine di affrontare le varie emergenze in materia sanitaria. In entrambe le occasioni, il grande assente è stato il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto con tanto di colleghi al suo seguito. E per una manciata di punti percentuali si mantiene quella maggioranza che può garantire comunque la continuità delle sedute. Eppure non si parla di temi astratti, ma di questioni estremamente importanti e preminenti per il cittadino.

Al sindaco di Cosenza bisognerebbe chiedere il perché per lungo tempo la conferenza dei sindaci e il comitato di rappresentanza siano stati tenuti in stand-by, in passato persino l’atto aziendale pare sia stato varato senza tenere in alcun conto le indicazioni dei sindaci. Ma si qui nulla di nuovo, è la solita pratica di quella classe dirigente cosentina che ha ridotto lo Jonio sul lastrico. Basti solo pensare, in materia di pubblico impiego, che la città di Cosenza detiene un potenziale di dipendenti pubblici pari a 15mila unità che si traduce in un gettito dello Stato sulla sola città di Cosenza pari a circa 30 milioni di euro mensili. Corigliano Rossano (3.500 dipendenti nel pubblico impiego) è superata persino da Castrovillari (5.000 dipendenti nel pubblico impiego). È meglio chiudere questo versante, perché l’elenco è lungo. Mi vorrei soffermare, in questo editoriale, sull’atteggiamento che Cosenza continua a mantenere nei rapporti di forza con lo Jonio da quando i cittadini di questo lembo di terra hanno voluto la fusione mediante un referendum. La classe politica bruzia, nascondendosi dietro una finta indifferenza, continua a porsi con ostilità, aumentata dopo il concepimento della città unica. Perché il sindaco di Cosenza non si presenta alle conferenze dei sindaci? Un tentativo di delegittimazione o cos’altro? Nel momento in cui Cosenza doveva dimostrare autorevolezza nell’ospitare i poli Covid nell’ospedale Hub (come da circolare ministeriale e come da volontà della presidente Santelli) ecco che si accorge dell’esistenza dello Jonio posizionandovi una divisione per infetti. Non risponde alle legittime rivendicazioni degli ultimi anni, né giustifica il perché un laboratorio come l’emodinamica sia a Castrovillari, Belvedere e Cosenza… invece piazza gli infetti! E mentre il sindaco Stasi chiede un laboratorio di microbiologia per processare i temponi, di tutta risposta arriva il blocco degli stessi! E si spera sia solo un provvedimento provvisorio… Credo che il sindaco Stasi possa e debba rendersi protagonista di una vera e propria rivoluzione di ordine culturale e iniziare a guardare all’intero arco jonico magnogreco. Solo così ci si potrà affrancare dalla subalternità politica di quel cosenzacentrismo che continua a proferire atteggiamenti stucchevoli e oramai superati dal tempo e dalla storia.

Matteo Lauria – Direttore I&C

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