Editoriale. Sibariti omogenei al Tirreno e non al Crotoniate? Alibi di chi rema contro

Far parte di un raggruppamento civico che si batte contro l’isolamento dell’arco jonico deve rendere orgogliosi chi crede nei valori della giustizia e dell’equità sociale. 

È una battaglia difficile, dura, complessa, perché hai spesso i nemici in casa con ruoli importanti, a tal punto da compromettere l’esecutività dell’idea stessa. E sono i primi, purtroppo, che ti trovi di fronte durante il percorso. Poi pian piano il livello si alza, e la classe dirigente deteriore espressione dei capoluoghi storici (non certo quella lungimirante) manda avanti gli “scagnozzi” al fine di crearti problemi. Inizia la censura sulle pagine di quelle testate giornalistiche in capo ai capoluoghi storici. Qui, sullo Jonio (area cosentina) – va detto – almeno nell’ultimo trentennio, non abbiamo avuto una imprenditoria capace di creare un solido polo editoriale, a differenza di altre aree che invece detengono mezzi di informazione su scala regionale importanti. Qui né la classe politica né quella imprenditoriale investono su questo, preferiscono mendicare pezzi di attenzione mediatica laddove è concentrato il potere. Insomma, è come se si provasse un certo gusto masochista all’assoggettamento.  

Chi sposa il progetto Magna Graecia, dunque, combatte a tutela e a difesa di un fazzoletto di terra abbandonato dallo Stato, tenuto sempre sotto scopa dai capoluoghi cosiddetti storici. Come è noto, il comitato Magna Greacia si batte per un giusto riequilibrio delle province calabresi e per una più armonica progettazione e programmazione del sistema Calabria.  Le potenzialità di Magna Graecia sono enormi, straordinarie. Basta pensare al patrimonio culturale e all’indotto su scala internazionale di cui l’intera Calabria gioverebbe se il tutto fosse assemblato nei giusti binari e sotto un unico soggetto giuridico.

C’è chi traduce questa proposta di istituzione di una nuova provincia della Magna Gracia, che nascerebbe dalle ceneri dell’attuale provincia di Crotone (a saldo zero per lo Stato), come un “via da Cosenza” o “via da Catanzaro”. Culturalmente e materialmente non è affatto così. Magna Graecia mira a sfruttare al meglio le potenzialità della nostra regione e tradurle in una proposta produttiva per tutta la Calabria. Il Crotoniate e la Sibaritide hanno molti punti in comune, a partire dall’orografia. È un’area che si affaccia sullo Jonio, quindi con problematiche comuni, e per portare avanti e sostenere problematiche comuni occorre una comune classe politica dirigente e organismi istituzionali a essi connessi. Oggi il rapporto per numero di abitanti tra province è eccessivamente sbilanciato. Per dirne una: Cosenza (oltre 700mila abitanti) e Crotone (170mila), uno squilibrio che non ha ragione d’esistere. Magna Graecia propone una più giusta ed equa distribuzione delle popolazioni in base alle esigenze e attitudini naturali del territorio, con due nuove grandi città riversate sullo Jonio ed entrambe capoluogo di provincia. 

C’è chi nella Sibaritide ritiene di non sentirsi omogeneo all’area del Crotoniate, con cui invece ci sarebbe da ragionare per il rilancio della ferrovia, della SS 106, dell’aeroporto, delle vie del mare, degli ospedali, di turismo, di agricoltura, di produzione industriale di Stato, etc. L’elenco è lungo. Come si può far gestire le problematiche costiere a classi dirigenti dell’entroterra che magari conoscono i processi de-relato? Tutta la questione costiera, gli stabilimenti balneari, l’erosione, la pesca, etc. Occorre, dunque, riorganizzare il sistema e adeguarlo alle reali caratteristiche vocazionali.  

Appare paradossale, poi,  che un cittadino di Cariati si senta estraneo all’area del Crotoniate senza però dimostrare la omogeneità politico/territoriale/culturale  tra gli stessi cittadini di Cariati e Scalea o  Belvedere, o tra la stessa Corigliano Rossano e Cosenza. È indubbio che la Sibaritide  abbia più punti in comune con una città di mare come l’area del Crotoniate unitamente a tutte le zone pedemontane che si affacciano sullo Jonio. Solo chi è in malafede ed è costretto a soggiacere a determinate volontà può sostenere tesi contrarie. 

Altro tema portato avanti da chi è scettico sulla proposta di Magna Graecia è la criminalità. Anche su questo sarebbe bene aprire una giusta riflessione politica sull’argomento. Chi è attento e conosce le dinamiche di ’ndrangheta è anche consapevole della mappa presente in Calabria e di certo, purtroppo, non possiamo dire che vi siano isole felici, in tutta la nostra regione, a partire dalla mafia che si ritiene più pericolosa, ossia, quella bianca! E allora evitiamo di andare alla ricerca di alibi privi di contenuto. Gli ostili al progetto hanno una ben individuabile caratteristica: forme di dipendenza alla classe politica espressione dei capoluoghi storici. Una subalternità che si nutre di incarichi, di prebende,  di carrierismo, etc. Un po’ tutti siamo consapevoli di certe dinamiche, ormai consolidate. Ovunque si vada, a partire dal barbiere fino al bar si ha una certa consapevolezza… Cosa vogliamo fare? Vogliamo cambiare pagina? A noi tutti il potere di farlo… Di certo se non dovesse passare questo progetto, non potremo dire un domani che la colpa è dei cosentini o catanzaresi, ma sarà solo ed esclusivamente dei sindaci del territorio e dell’intero tessuto sociale, se è vero come è vero che tutta la pratica dipende da delibere di consiglio comunale.

Matteo Lauria – Direttore I&C

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