Editoriale. Scuola: in bocca a lupo ai ragazzi, osare e rischiare

In bocca a lupo ai tanti ragazzi che oggi si cimentano con gli esami di Stato. Ansie e paure si moltiplicano in queste ore per il timore di non farcela. Sensazione comune che attraversa ognuno di noi quando è sottoposto a giudizio di valutazione circa il proprio livello di conoscenza. Tanto più è alto il grado di preparazione quanto più diminuisce la tensione. L’insicurezza spesso trae origine dall’ignoranza, intesa come scarsa conoscenza nozionistica in specifiche materie. Altra cosa è la saggezza, la percezione cognitiva  acquisita sul campo, derivante dall’esperienza di vita dei singoli, che nessuna scuola o università riesce a fornire non tanto per propri limiti quanto perché si tratta di capacità individuali ed eccessivamente soggettive.

Quella di oggi è dunque una tappa importante per il futuro dei tanti ragazzi chiamati a misurarsi con la realtà della vita. Nell’era del 4.0 le sfide sono davvero stimolanti. Si assottigliano sempre di più gli spazi per le distrazioni, mentre si richiede una maggiore attitudine agli approfondimenti dedicati allo studio. La chiave di svolta è convertire in un qualcosa di piacevole la curiosità nell’indottrinarsi, aggredire quasi ai limiti dell’ossessione tutto ciò che è novità sul piano della conoscenza. Di certo il nostro Paese non investe granché sulla ricerca scientifica e ciò costituisce un deterrente, ma l’Europa e il mondo rappresentano una grande enciclopedia che alimenta e nutre le nostre menti.

L’invito ai ragazzi è quello di rischiare sempre, pur mantenendo un margine di prudenza nelle scelte da attuare, ma non avventurarsi in esperienze in cui non viene riconosciuto un valore a ciò che si è o si rappresenta. La società di oggi è cinica, antepone il denaro a tutto. I veri valori sono calpestati costantemente da chicchessia. Questa mentalità può essere combattuta solo attraverso una elevata cultura, non solo di tipo scolastico, basata sulla dote umanistica. Al contrario, se tutto dovesse rimanere come sempre, si continuerà a volare basso, a sgomitare, ad assumere atteggiamenti volgari, a retrocedere sul piano dei rapporti e delle relazioni, talvolta infime. Alle nuove generazioni il compito di guidare il nostro Paese, con spirito autorevole e libero, senza condizionamenti o prevaricazioni. Le precedenti generazioni hanno in larga parte fallito, poiché è prevalsa la cultura dell’immagine, dell’apparire, mettendo da parte la sostanza. Il mondo scolastico poi merita una approfondita riflessione circa l’approccio formativo condizionato da prevaricazioni esterne che nulla hanno a che vedere con il metodo di studio affidato al corpo docente. Ciascun genitore è naturalmente portato a un’attitudine protettiva nei confronti del proprio figlio, comportamento comprensibile ed umano. Altra cosa è però volere il bene dei figli, che non significa ottenere la “promozione a tutti i costi” ma al contrario adoperarsi, per chi presenta difficoltà, assieme al corpo docente nel miglioramento delle attività didattiche. E invece accade il contrario, si esercitano pressioni talvolta anche illegali purché un figlio possa essere promosso. Non è così che si mettono le basi per costruire un futuro migliore. Il raccomandato di oggi potrebbe essere il medico, l’ingegnere, l’avvocato, il giudice, del domani. E se si sbaglia nello svolgimento di queste funzioni a pagarne un costo, con danni a volte irreparabili, è il cittadino incolpevole e ignaro. Ecco perché è nell’interesse di tutti combattere il sistema delle ingerenze nella scuola, delle raccomandazioni o dei favoritismi in tutti i luoghi di formazione e di istruzione. Il dazio da pagare è alto e gli effetti potrebbero ricadere su tutti, indistintamente.

Matteo Lauria – direttore responsabile I&C

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