Editoriale. Sanità, Corigliano Rossano e Crotone strutture fatiscenti

Domenico Mazza

“Non è certo la specie più forte o quella più intelligente a sopravvivere, piuttosto quella che meglio s’adatta al cambiamento dei tempi.” Recita così una nota massima di Charles Darwin, sulla capacità d’adattamento ai tempi!
Dovremmo imprimere bene a mente questa frase, se solo provassimo ad analizzarla, concentrandoci sulla verità in essa racchiuse probabilmente saremmo in grado di consapevolizzare che per cambiare lo “status quo” bisognerebbe essere abbastanza “folli” per farlo.
Del resto la storia insegna che non si può tornare indietro e cambiare l’inizio, ma si può iniziare dall’oggi lavorando sul cambiamento del domani.
Ciò che appare più doloroso però non è tanto il cambiamento in sé, che magari nasconde anche la curiosità, la voglia di conoscere la novità, quanto la resistenza che opponiamo in maniera quasi involontaria al cambiamento stesso.

Ebbene, ciò che stiamo vivendo in questi giorni concitati, in queste settimane d’angoscia è la consapevolezza che questo maledetto virus cambierà inevitabilmente le nostre vite, non solo per gli strascichi dolorosi che lascerà durante il suo funesto percorso, quanto per “le rovine” che ci troveremo a dover affrontare una volta che lo stesso sarà diventato un ricordo da restituire ai libri di storia. Questa sottovalutata ecatombe, ha dimostrato sin dal suo primo incedere tutti i limiti di un sistema sanitario, da Noi tutti (relativamente alle aree a nord del Paese) sopravvalutato e che con il passare dei giorni è caduto giù parimenti a come s’accasciano a terra le tessere di un domino.

Il covid-19, ha messo in luce che nel Paese la gestione sanitaria è stato uno dei fallimenti maggiori degli ultimi anni.
Aver tagliato in maniera indiscriminata sulla sanità è stato un errore che stiamo pagando a caro prezzo e che speriamo di mitigare nella nostra regione (anche se i numeri iniziano a diventare impietosi) se il distanziamento sociale avrà agito da deterrente, altrimenti le nostre strutture risulteranno assolutamente insufficienti a contrastare il tornado “corona”.

Quindi non ci resta che incassare la batosta, ed una volta usciti dalla crisi, mettere in pratica ciò che il vecchio Machiavelli diceva nei suoi scritti: predisporre gli argini al fiume durante il periodo estivo, per non farsi trovare impreparati alle piene invernali.

Pertanto restituiamo alla demografia delle aree locali i presidi di tutela e salvaguardia della salute dei cittadini.
Non si può più pensare che L’arco Jonico dell’area  Magna Graecia, possa continuare ad essere sguarnito di un stabilimento ospedaliero Hub, pur sapendo che lo stesso suffraga, parimenti ad altri territori la giusta demografia per pretendere il riconoscimento dei servizi da parte dello Stato.
È scriteriato pensare che due città come Corigliano Rossano e Crotone, abbiano servizi sanitari fatiscenti, che si debba dipendendere dai capoluoghi storici finanche per sostituire uno pneumatico ad un’ambulanza.
Non si potrà più accettare d’aver lasciato come scatole vuote gli ospedali di montagna, o quelli che hanno deciso di chiuderci lungo la costa, laddove sarà impellente la creazione delle famose case della Salute ed il riuso funzionale degli ospedali di area disagiata.

Lo Jonio dovrà riscrivere necessariamente una pagina di sanità rivista e riorganizzata per quelle che sono le reali peculiarità dei luoghi, suffragando le esigenze dei suoi circa 400mila cittadini afferenti, con particolare riferimento a preservare il tessuto sociale delle aree interne, ancor più fragili rispetto alla linea di costa, laddove la popolazione ha un’età media avanzata e pertanto più soggetta ad una precaria condizione di salute.

Quoto, prepariamoci a questa catastrofe senza sottovalutare il fatto che non si può affrontare un carro armato con una fionda, ma semplicemente organizzando al meglio possibile una rete ospedaliera strutturata tra Presidi covid e Presidi non covid, scongiurando quindi ogni rischio legato alla promiscuità delle degenze, preservando il personale medico e paramedico, poi una volta lasciata la stessa alle nostre spalle, iniziamo a ricostruire un sistema sanitario efficace ed efficiente offrendo all’area jonica il modello sanitario che merita e che giochi di potere centralisti e meschini per troppo tempo ci hanno negato.

Domenico Mazza, cofondatore Comitato per la Provincia della Magna Graecia.

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