Editoriale. Rossano, turismo e quattro lidi… Prende corpo ludopatia e droga

Vecchia storia, trita e ritrita. E, nonostante tutto, nulla si muove. Non siamo a Miami beach dove il turismo e l’occupazione esplodono, ma a Rossano periferia nella periferia, luogo dalle mille contraddizioni, città di Papi e di Codex, dalle grandi tradizioni storico/culturali, ma è anche luogo di una sottile mafia bianca, in cui nulla cambia a beneficio di uno squallido equilibrio consolidato negli anni che oggi si è trasformato in un boomerang per chi lo ha messo in atto e un terribile male per le masse.  Una città in mano a un manipolo di famiglie prive di autorevolezza,  talvolta  svendendosi al migliore offerente. Un tempo si giocava sul filo della strategia e della lungimiranza, oggi né l’uno né l’altro. E il conto da pagare è davvero amaro: da un lato la gente va via, emigra, lascia queste terre; dall’altro tanta droga presente in tutte le fasce sociali, nessuna esclusa; ma anche la preoccupante, crescente e strisciante affermazione della ludopatia, fenomeno che trae origine dalla grave crisi economica che attraversano le nostre realtà. Ovviamente, in pieno stile rossanese, tutto questo passa in sordina. Si preferisce parlare d’altro! Si sa, Rossano è la città dell’immagine e dell’apparire, in cui i problemi non devono essere sollevati altrimenti o non si è amanti della propria città oppure si passa per distruttivi o per soggetti dediti alla polemica. Purtroppo, tutti i nodi vengono al pettine, nulla e nessuno può sfuggire. E il conto è oggi salato.

Una classe dirigente non solo incapace di creare posti di lavoro, ma non in grado neanche di produrre occasioni di lavoro, in una terra che se gestita da altri, possibilmente settentrionali, sarebbe un polmone economico! E invece, abbiamo solo tanti “baroni del sapere”, solo sulla carta, equilibristi di professione, affaristi di basso profilo e praticanti della doppia morale.

La famosa prima repubblica riusciva a coniugare, almeno in parte, gli interessi personali con quelli generali, oggi prevale il dilettantismo che ha finanche azzerato stimoli e voglia di partecipazione. E le masse rispondono con l’indifferenza. Meno male, direi, altrimenti scoppierebbe una incontrollabile rivoluzione sociale.  Da più tempo abbiamo posto al centro la questione del piano spiaggia. E non a caso. Ben 18 chilometri di costa rossanese in cui gli stabilimenti balneari si possono contare sulle dita di una mano. Una oligarchia che impedisce la predisposizione di migliaia e migliaia di posti di lavoro. Si mal comprende, in realtà, che la riduzione dell’offerta abbatte la domanda. Sulla costa in sostanza  si ha paura della concorrenza e della competitività che, al contrario, costituiscono un valore aggiunto al sistema turismo.

Oggi Corigliano Rossano è città unica, ma basta andare in località  Corigliano per rendersi conto di quanta vitalità estiva si riscontra tra il lungomare di Schiavonea, la suggestiva Piazza Portofino e il noto White (discoteca, piano bar, ristorante).  Per non parlare delle folle che si rinvengono sul tirreno, nell’area Diamante/San Nicola Arcella/Scalea/Praia. E a Rossano? Tutto rimane come sempre: si lavora in regime di semi monopolio e qualche serata estemporanea in specifici lidi. Questo è il contesto generale. Abbiamo poi l’Acquapark, struttura vissuta in maniera decontestualizzata al territorio e varie iniziative più o meno allettanti. Questo siamo stati capaci di realizzare, né più né meno!   L’auspicio è che la fusione possa dare uno scossone a questo totale immobilismo, anche se si ha tutta l’impressione che tale progetto sia vissuto come strumento carrieristico che far breccia nello scenario politico.

Matteo Lauria – Direttore responsabile I&C

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