Editoriale. Polo Covid negli HUB, unica soluzione responsabile

Siamo nella fase topica del picco previsto dagli esperti. In Calabria occorre attendere gli effetti della fuga incontrollata dal Nord dei giorni scorsi, in parte contrastato con provvedimenti stringenti varati dal governatore Jole Santelli e, per quanto attiene la Città di Corigliano Rossano, dal Sindaco Flavio Stasi. La parola d’ordine è e resta #iorestoacasa al fine di contenere i contagi. In Calabria i numeri crescono, sono preoccupanti, ma non siamo ai livelli della Lombardia. Tuttavia, poiché del futuro non vi è certezza, occorre strutturare il sistema sanitario con interventi mirati tenendo conto dell’esistente. Da poche ore il presidio ospedaliero “Nicola Giannettasio” è stato dichiarato formalmente  polo Covid – 19, per i casi sospetti. Tale presidio, al momento, non è nelle condizioni di ospitare i casi sospetti considerato che sono ancora in fase di allestimento le aree da destinare ai posti letto di terapia intensiva e sub intensiva. Nel frattempo, questa mattina, la protezione civile con l’ausilio di un elicottero ha dotato il presidio ospedaliero di una nuova tensostruttura da destinare ai casi da tenere in isolamento. Ma manca: il personale, la strumentazione, le protezioni individuali (mascherine e guanti). Il personale sanitario è costretto ad occuparsi dei casi sospetti Covid e dei pazienti con altre patologie. Nel pronto soccorso gli animi sono ai limiti della disperazione. O si fa Covid o si fa attività ordinaria. E’ questo il sentimento serpeggiante. D’altronde sarebbe opportuno evitare ogni forma di promiscuità. Lo spoke Corigliano Rossano ha due pronto soccorso: uno potrebbe essere destinato ai Covid, l’altro per le patologie ordinarie a tutela e a garanzia di tutti.

Nel frattempo, dalle notizie che giungono in queste ore, aumentano i casi positivi riscontrati in città. Ciò non deve allarmare, rientra nei dati preventivabili per una città di 80mila abitanti. Nel manifestare vicinanza umana ai contagiati, colgo l’occasione per ribadire che occorre da un lato un maggiore senso di responsabilità da parte di tutti a non pensare che il virus possa essere cosa d’altri e, soprattutto, che il pericolo è sempre dietro l’angolo. Quindi nessuna leggerezza è ammessa! Allo stesso tempo dovremmo evitare di trattare le persone contagiate come degli appestati. Chi cade nel Covid – 19 entra in un tunnel da cui non sa se ne esce vivo. Immaginiamo la condizione psicologica propria, dei familiari e di quanti magari sono entrati in contatto con il paziente Covid. Mettiamo da parte, seppure comprensibile la reazione di pancia, la caccia all’untore tanto disumana quanto inutile e pensiamo  ad osservare le regole. Chi sbaglia, d’altronde, paga un prezzo alto in prima persona, anche se responsabile di rendersi vettore  di ulteriori eventuali contagi. Quel che è importante è l’approccio culturale. Sia gli esperti sia gli eventi evolutivi della Cina, dicono che l’unico antidoto al momento è quello di arrestare il contagio restando a casa.

Occorre tuttavia, in via preventiva, organizzarsi sul fronte della sanità: i poli Covid vanno centralizzati nei capoluoghi di provincia sedi di HUB, laddove vi è una solida predisposizione di risorse umane (rianimatori-anestesisti, etc etc), strumentali e diagnostiche adeguate a fronteggiare l’emergenza. Gli spoke possono ospitare i pazienti ordinari provenienti dagli HUB. Così facendo, si riducono i costi, si limitano i contagi, si raggiungono livelli di efficienza. 

Matteo Lauria – Direttore I&C

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