Editoriale. Poli Covid: pessimo teatrino, peggio della prima Repubblica

Il Polo Covid a Rossano si sta trasformando in una barzelletta, peraltro, poco divertente se si considera la gravità e la complessità della tematica. In queste ore si legge sulla stampa dell’ipotesi di apertura del Polo Covid a Rossano con taglio del nastro fissato nelle prossime ore. Nottetempo è stata piazzata cartellonistica varia con tanto di indicazione “Polo Covid”, mentre il personale è su di giri per carenza di dispositivi di sicurezza, di dotazione organica, di attrezzature, etc etc etc… Tra l’altro sono previsti tre ingressi Covid: uno per gli esterni provenienti da altri ospedali, uno per quelli che giungono col 118, e poi il percorso di chi in maniera autonoma arriva in tensostruttura e per il tramite del pronto soccorso viene accompagnato e sottoposto  alla Tac ( finora utilizzata quella non dedicata) e per questo percorso pare siano presenti molti limiti. Per come è stata condotta tutta la partita del Polo Covid in città sembra un pessimo teatrino della peggiore prima repubblica verso cui, francamente, c’è da essere nostalgici. Almeno, all’epoca, si aveva a che fare con figure di spessore che, mai e poi mai, si sarebbero avventurati in grossolani errori di contenuto, di metodo, di merito e di forma. E senza alcun rispetto di quelle stesse istituzioni di cui fanno parte.

Circolari ministeriali considerate carta straccia, emesse da ministeri della repubblica i cui rappresentanti dicono che in Calabria è tutto ok, ed è quella stessa regione che non tiene conto dei provvedimenti ministeriali. Il Ministero della Salute dice che i Poli Covid debbano essere concepiti negli ospedali HUB, la Regione a parole si allinea, lo fa il neo presidente Jole Santelli, in linea con il commissario ad acta Saverio Cotticelli ( a cui bisognerebbe chiedere a questo punto se condivide la circolare ministeriale), in Consiglio regionale. La Santelli, come ha dichiarato lo stesso Cotticelli a La 7, ha pieni poteri nella gestione dell’emergenza Coronavirus in Calabria. In Calabria i Poli Covid si continuano a realizzare negli spoke: a Crotone, a Cetraro, a Rossano. La città di Castrovillari si è ben guardata ovviamente. Bisogna dare atto alla classe dirigente del Pollino che quando c’è da prendere uffici (Enel, Poste, Tribunale, etc etc…) è piuttosto capace a sapersi imporre, gli infetti invece è materia che scotta, evidentemente. A Castrovillari è bastata la reazione di un solo medico per far saltare tutto. Qui a Corigliano Rossano la protesta è strisciante, in pochi si espongono, ma è solita prassi!

Nei giorni scorsi l’Asp di Cosenza, mediante delibera, autorizza la realizzazione di un Polo Covid nello spoke di Corigliano Rossano, noncurante delle tesi della Santelli, la stessa  in linea con il commissario ad acta. Tra comitati, movimenti ed associazioni, c’è chi si rivolge al Ministro della Salute affinché investa i NAS ( Carabinieri che operano per la tutela della salute), chi invece preannunzia un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica.  Contestualmente, la Santelli emette una nuova ordinanza nella quale  sancisce il divieto ad aziende sanitarie e ospedaliere ad emettere provvedimenti se non preventivamente concordati e aggiunge che tutti i provvedimenti retroattivi si dovevano ritenere inefficaci. In tanti pensano: ma allora i Poli Covid negli spoke saltano? E invece di tutta risposta alcuni articoli di stampa attribuiscono al commissario dell’ASP di Cosenza  la tesi secondo la quale sembra sia prevalente una sorta di gerarchia delle fonti, quasi come a dire che l’ordinanza della Santelli non possa trovare attuazione. Insomma se il commissario dell’ASP di Cosenza non risponde funzionalmente alla Santelli, risponderà a Cotticelli? Ma Cotticelli non era in linea con le posizioni della Santelli?  Il commissario dell’Asp afferma in sostanza di dover rispondere a Cotticelli, espressione del Governo nazionale a cui fa capo il ministero della salute che emette circolari di cui neanche Cotticelli però sembra tener conto.   Si va avanti,  spediti, dunque. Si consegnano ventilatori da destinare al Giannettasio in tutta tranquillità e Tac dedicate. E tutto questo in attesa di un personale che verrà, della dotazione organica esistente in parte nel panico, con strumentazione in arrivo ma solo preannunziata, con percorsi dedicati in difetto, e lontani dall’indicazione ministeriale secondo cui i Poli Covid dovevano essere collocati in strutture con DEA di II livello (Hub).

Come è noto lo spoke di Corigliano Rossano ha accettato i sospetti Covid, una cui ampia parte si è trasformata poi in Covid, ormai da tempo. Sono stati fatti gironzolare in ospedale in ambienti promiscui, e lasciati in alcuni casi per 30 ore in attesa dell’esito dei tamponi in stanze adattate e denominate di isolamento. Gran parte del personale medico e paramedico, sottovoce,  non nega di aver paura perché vengono meno i dispositivi di sicurezza essenziali. E, nel frattempo, ci sono cittadini che pure in presenza di malori non si recano in ospedale perché lo vivono come un presidio a pericolo contagio. Il sindaco Stasi ritiene che si debba andare nella direzione di costituire un ospedale spoke importante in considerazione del fatto che oggi Corigliano Rossano rappresenti la prima città della provincia di Cosenza e che occorra essere solidali con gli altri territori. Posizione politicamente legittima, almeno non confusionaria come tutto l’asse che ruota attorno al governo nazionale- regionale – ufficio del commissario e Asp di Cosenza, ma che a mio avviso non tiene conto della esposizione dei rischi e pecca di una giusta, più equa e autorevole campagna rivendicazionista. Si dovrebbe spiegare infatti il perché una città di 80mila abitanti (Corigliano Rossano) debba puntare su uno spoke “importante” pagando pegno con gli infetti e non già puntare alla richiesta di un ospedale HUB, se è vero come è vero che Catanzaro ha 2 HUB su una base  provinciale di 360mila abitanti! E Cosenza con 700mila abitanti? Ma questo è solo un dettaglio, di non poco conto,  che prescinde dai rischi di realizzare un Polo Covid in un ospedale ordinario ridotto a lumicino.     

Il mio convincimento, ma spero di essere superato in futuro dai fatti, è che ai livelli più alti sia tutto un gioco delle parti. Si è deciso, seppure in assenza di dati allarmanti in Calabria, di realizzare Poli Covid negli spoke per ragioni poco chiare. D’altronde la nostra è l’Italia degli appalti, delle gare, dei lavori pubblici da assegnare. Il presidente dell’Ordine dei Medici Eugenio Corcione parlava, in una visione più generale, di piccoli interessi e affarucci da tutelare. Chissà! Sul punto la sconfitta è indubbiamente dello Stato, di una politica che Governa le istituzioni ma non le rispetta, ma spero proprio di sbagliarmi…

Matteo Lauria – Direttore I&C

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