E quanti sospetti covid vengono trattati nel pronto soccorso di Rossano seguendo percorsi definiti dedicati ma promiscui ( tensostruttura-pronto soccorso- tac)? Ora qualcuno ha ingegnato le figure USCA (unità speciali di continuità aziendali), 11 delle quali opereranno nella provincia di Cosenza, la più colpita dalla pandemia nel contesto calabrese. Tali professionalità si occuperanno dei sospetti Covid e dei Covid che non necessitano di ricovero. Ovviamente – da quel che si legge sulla stampa – la prima città della provincia di Cosenza ossia Corigliano Rossano ne è stata esonerata. In base a quale criterio? E’ una città sicura? Chissà! Ma poi l’asintomatico per la società è meno pericoloso?L’asintomatico, per alcuni versi è più pericoloso in termini di contagio di chi invece è costretto a stare in intensiva. Ed è per questo che bisognava creare negli HUB un unico polo Covid che trattasse sintomatici e asintomatici fino a negativizzarli. Ma gli HUB non si possono svuotare, determinati poteri non lo consentono! Viene da chiedersi: il personale USCA cosa farà? Provvederà a negativizzare gli affetti da coronavirus? Quanto costa all’erario quest’altra genialata?
Nel frattempo a Cetraro il polo Covid è stato chiuso e sono stati riattivati i reparti ordinari. La cambiale in bianco che andrà onorata è che forse rimarrà qualche posto letto di pneumologia. E con ogni probabilità il contentino verrà dato anche a Rossano. Questo è il modo di gestire la sanità pubblica? Non una visione di sanità nel suo complesso ma la prevalente mentalità di chi baratta? In ultimo verrebbe da chiedersi: tutte le spese sostenute per i lavori di realizzazione di poli covid negli spoke, contravvenendo alle disposizioni ministeriali e alle direttive della stessa Regione Calabria, chi le paga? Se fossimo in uno stato di diritto giusto dovrebbero sostenerle a titolo personale tutti colori che hanno concorso nella esecuzione di tali scellerate scelte. Ma così non sarà, altrimenti non saremmo italiani…
Matteo Lauria – Direttore I&C